di ELISIO CROCE
Frequentando da tanti anni le montagne, ho avuto modo di conoscere numerosi luoghi e fatti resistenziali nostrani. Nel mentre ho conosciuto molti partigiani, dai quali, sia in quanto curiosità che per fare interviste da pubblicare sui diversi libri che ho scritto riguardo la montagna e le genti valsusine, mi sono fatto raccontare le loro vicende di guerra in nome della libertà. Ricordo con molto affetto la figura di Guido Carbi, perché assieme a lui, per tanti anni, sono salito sul Colle del Lys per parlare alle scolaresche della Resistenza e degli ideali che spingevano i giovani a salire in montagna rischiando la vita.
Guido, nonostante gli anni e gli acciacchi, ha continuato sino agli ultimi suoi giorni il suo ruolo di testimone di quel tempo sempre più lontano, ma che rimane una pietra miliare nella nostra storia di cittadini liberi ed amanti della democrazia. Pur risiedendo a Val della Torre, egli presenziava immancabilmente ad ogni manifestazione in Valle di Susa ed altre volte alla commemorazione dei fatti e dei personaggi che aveva conosciuto e che l’avevano visto protagonista, così come ad ogni momento in cui riteneva giusto dare il proprio contributo, al fianco della gente che ancora sapeva impegnarsi sui valori prioritari dell’uomo.
Quando accompagnavamo le scolaresche alla “fossa comune”, spesso al vegliardo partigiano venivano le lacrime agli occhi, rimembrando quel terribile eccidio perpetrato su quei monti. Mentre le sue parole, mai atteggiate ad eroe, ma piuttosto formulate quale monito contro tutto quanto offende la dignità e la libertà delle genti, calavano come un’insolita lezione di vita e d’impegno fra quei giovani che gli volevano un sacco di bene.
Oggi, quella generazione che ha vissuto ed incarnato siffatte realtà si è fatta esigua, lasciando però il testimone ad ognuno di noi, di chi ritiene giusto conservare e tramandare agli altri, in questa confusione di valori, i sogni, le sofferenze e gli ideali dei nostri padri e nonni. Credo che sarebbe utile segnalare, in qualche modo e sulle nostre montagne, quei luoghi e quei casolari dove trovavano rifugio i partigiani.
Poiché, in caso contrario, fra qualche tempo nessuno ne conoscerà i trascorsi e saprà coglierne le emozioni che ne perpetuano la memoria. Perché non dobbiamo dimenticare ciò che accadde in quel tempo ormai lontano, non dobbiamo dimenticare che la Liberazione fu raggiunta con il sacrificio di chi cadde per la libertà.
W l’italiano!