Condividi
di ANGELO FRANCO
SANT’AMBROGIO – Ieri sera presso la sala consiliare del comune di Sant’Ambrogio, e con il patrocinio dello stesso, il Movimento – Il Grande Cortile – insieme al Comitato santambrogese No Tav e vigilanza cave, si sono riuniti per dibattere e approfondire l’ormai inconfutabile e triste verità circa la disinformazione che da oltre venticinque anni, a livello nazionale, viene attuata a danni della Valle di Susa e dei suoi abitanti.
La sala piena testimonia una forte e condivisa esigenza: parlare di Libertà di Stampa, approfondire le più o meno subdole dinamiche della censura di ieri e di oggi e i motivi dell’accanimento sulla Valle, anche a fronte dell’indifferenza subita durante gli incendi del mese di ottobre; in quei giorni, le grandi testate e i mezzi di informazione di massa, hanno quasi completamente ignorato il calvario di una popolazione in seria difficoltà.
Dov’erano? Perché ci hanno abbandonato? Ad approfondire la vicenda, Gianni Barbacetto, scrittore e giornalista de Il Fatto Quotidiano nonché autore di diversi libri inchiesta su Mani Pulite, insieme a Rosy Battaglia, giornalista d’inchiesta attiva nel campo dell’indagine sociale, ambientale, culturale. A moderare il dibattito tra i giornalisti, il pubblico e le altre personalità presenti tra cui il sindaco di Sant’Ambrogio Dario Fracchia e quello di Caprie Paolo Chirio, è stato Bruno Teghille.
A seguito di un confronto iniziale su – evoluzioni e involuzioni – del giornalismo in Italia da prima della crisi della carta stampata ad oggi, un’epoca dove le edicole chiudono di giorno in giorno e dove le redazioni sono chiamate a rimodularsi quasi completamente, cercando in rete la strada da percorrere per restare sul pezzo e cavalcare l’onda del successo, ci si è soffermati sul concetto di qualità per il lettore: attendibilità delle notizie, influenza politica ed economica nel modo in cui vengono raccontati i fatti che si possono raccontare, la ricerca della verità su internet e il problema delle fake-news.
Su questo ha le idee ben chiare Rosy Battaglia la giornalista fondatrice di Cittadini Reattivi, una piattaforma di informazione dove normali cittadini e professionisti del mondo della comunicazione e del giornalismo si interfacciano e collaborano al fine di istituire una rete sempre aggiornata di notizie attendibili, in una nuova concezione di informazione dove la gente comune può realisticamente contribuire al lavoro della redazione.
“È vero che su internet c’è di tutto e di più, però è anche vero che internet può essere la base di collegamento per stabilire solide relazioni con le comunità”, poi precisa “il web come luogo di incontro e dialogo con i cittadini ma anche di raccolta e verifica delle informazioni”, e ancora “quello che ho scoperto sulla mia pelle è che si parla così tanto di cattive notizie, che quelle buone, in Italia possono finalmente avere buona stampa”.
Ma a proposito della trasformazione che ha investito il mondo del giornalismo italiano e internazionale negli ultimi anni, Gianni Barbacetto de Il Fatto Quotidiano, riconoscendo il sistema che ruota attorno al giornalismo come “un sistema da sempre vittima di influenze politiche ed economiche”, condivide con il pubblico gli elementi fondamentali di un buon lavoro di inchiesta: l’ascolto e la comprensione del passato, la sua collocazione nel presente, in un contesto ben definito, e infine l’idea di dare un senso al tutto attraverso le testimonianze. Ai cittadini è richiesto di pretendere informazioni di qualità, semplicemente scegliendo”.
“Ma arrivando al cuore dell’incontro”, su suggerimento di Bruno Teghille, e a ciò che maggiormente scalda gli animi degli abitanti della Valle di Susa e dei No Tav presenti in sala consiliare, quindi alla evidente disinformazione cui è vittima la zona, le parole di Rosy Battaglia continuano a scaturire cenni di consenso: “Arrivando in Valle e trovandomela di fronte ho scattato una foto e twittato – La bellezza che nessuno racconta. In anni di cronaca sulla Valle, fatta da lontano, non avevo ancora visto quanto è bella realmente perché nessun media si era mai preoccupato di lei, mentre per la memoria, tutti hanno ben presenti le immagini degli scontri”, argomenta riferendosi ai trascorsi sui cantieri “all’epoca stavo ad osservare i miei colleghi impegnati nelle riprese e notavo che il campo inquadrato, quello che sarebbe arrivato alla gente, era molto ristretto e poco rappresentativo di ciò che stava realmente accadendo”.
Ma Gianni Barbacetto, rivolgendosi direttamente al pubblico sostiene “Voi siete qua, vi vedete da dentro, ma quello che vedete, da fuori, non si vede, non c’è, non esiste”, e procede ironicamente “tanto è vero che persino gli incendi sono passati in secondo piano, pareva ci fossero incendi in tutto il mondo tranne che in Valle di Susa, perché non è notiziabile per gli incendi, la Val di Susa è: scontri ai quartieri, terrorismo latente, – quei mascalzoni dei No Tav -, anarchici e centri sociali”, e poi conclude con una simpatica provocazione al pubblico No Tav “eccoli qui, finalmente li vediamo dal vivo, questi terroristi!!”. E proprio sul finale delle sue parole, l’anziana signora No Tav che si presenta come Celerina e siede al mio fianco, regala una risata a tutti quando si alza in piedi e dichiara “Eccomi qua!!”, quasi come a sfidare quel preconcetto, quel luogo comune contro cui combatte da sempre. Ma tornando serio, il giornalista de Il Fatto Quotidiano conclude “Raccontare la realtà in questo clima è complicato, ma è quello che dobbiamo fare”.
Quest’oscuramento sui pochissimi temi è stato fatto in malafede o per ingenuità?
Alla domanda del moderatore Bruno Teghille, prende parola ancora una volta Rosy Battaglia dipingendo un quadro abbastanza demotivante per la Valle “da lontano i meccanismi sono tali per cui, chi parla di Tav si brucia!! So di colleghi condannati per aver testimoniato a favore dei No Tav. Se uno vuole guardare oltre, può farlo, sicuramente il meccanismo di pressione della politica sul sistema editoriale e delle redazioni è tale che per assurdo, della Valle di Susa non si può parlare neanche quando si tratta di una notizia nazionale come quella degli incendi. Sarà la resistenza della popolazione ad abbattere i muri di questa tendenza.” Gianni Barbacetto prosegue, “credo che sia un misto tra ingenuità e cattiveria, spesso in redazione non c’è bisogno che ti diano un ordine ben preciso, c’è proprio una situazione ambientale per cui il clima che si respira dentro molti giornali è di un certo tipo: è la stessa cosa che succedeva in Sicilia con la mafia”.
A seguire, il sindaco di Sant’Ambrogio durante il suo intervento si dice sconvolto dall’oscuramento mediatico cui è vittima la Valle e muove una critica all’ambigua democrazia italiana dove i partiti tengono gli interessi delle lobby e non quelli dei cittadini.
Condividi
© Riproduzione riservata
Forse anche alcuni giornalsti non della zona iniziano ad aprire gli occhi e a capire gli interessi di pochi a discapito di tutti gli Italiani