dalla CITTÀ METROPOLITANA DI TORINO
NOVALESA – Il 50° anniversario dell’acquisizione dell’Abbazia della Novalesa da parte della Provincia di Torino, oggi Città Metropolitana, sarà celebrato nel pomeriggio di lunedì 30 gennaio alle ore 16 nella chiesa abbaziale alla presenza dell’arcivescovo di Torino Roberto Repole, che presiederà il rito dei Vespri.
Saranno presenti gli ultimi tre presidenti in ordine di tempo della Provincia di Torino, Luigi Sergio Ricca, Mercedes Bresso ed Antonio Saitta, l’ex Assessore provinciale alla cultura, Valter Giuliano, che seguì l’allestimento del Museo archeologico, la Consulta degli ex consiglieri provinciali insieme agli attuali amministratori della Città Metropolitana di Torino, a cominciare dal Vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo.
L’abbazia di Novalesa, fondata nel 726 dal patrizio franco Abbone e dedicata ai Santi Pietro e Andrea, venne acquistata ormai fatiscente dalla Provincia di Torino nel 1972 e l’anno dopo fu affidata nuovamente ai monaci: una piccola comunità benedettina proveniente da San Giorgio di Venezia vi si reinsediò nel mese diluglio del 1973. Da allora è tornata a rifiorire la vita di un tempo: le campane scandiscono di nuovo le ore di preghiera, di lavoro, di lectio divina, del servizio.
Da circa un anno tra le mura secolari del monastero dei Santi Pietro e Andrea di Novalesa si sta vivendo qualcosa di nuovo: monaci di diverse comunità (Novalesa, Rhêmes-Notre-Dame, En Calcat e qualche monaco di passaggio) assicurano non solo la custodia del monumento storico, ma anche una vita monastica in cui la comunione tra fratelli di diversa provenienza rappresenta una sfida.
PER APPROFONDIRE
Lavori e progetti per il recupero dell’Abbazia
Tra le iniziative dell’ultimo decennio per il recupero culturale, storico, architettonico e spirituale del complesso di Novalesa spicca il progetto europeo Thetris-Thematic Touristic Route development with the Involvement of local Society, che prevedeva una serie di iniziative di comunicazione, tra le quali un concorso fotografico con tecnologia 3D e con lo slogan “Divinità, Destinazione, Destino”, rivolto ai giovani di ciascuna regione europea coinvolta. I partecipanti dovevano realizzare e presentare le loro opere scegliendo i soggetti da una lista di tesori del patrimonio religioso del proprio territorio. Le foto vennero convertite con tecnologia 3D e una giuria locale stabilì il vincitore, premiato nel corso dell’incontro dei partner del progetto nell’aprile 2014 in Ungheria.
Più recentemente la Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando PRIMA-Prevenzione Ricerca Indagine Manutenzione Ascolto per il patrimonio culturale, ha selezionato e finanziato il progetto “Gli intonaci dipinti del complesso abbaziale di Novalesa, dal restauro alla conservazione preventiva”, presentato dalla Comunità monastica benedettina dell’Abbazia. Il progetto, affidato per la parte tecnica alla cooperativa Koinè Conservazione Beni Culturali, promuove un approccio orientato alla conservazione del patrimonio piuttosto che al restauro. Passare dal restauro di beni culturali soggetti a degrado alla prevenzione dei danni che umidità, sole, pioggia e altri fattori climatici possono causare a quei beni: è una nuova filosofia quella che ha convinto la Compagnia di San Paolo a selezionare e finanziare il progetto dedicato.
49 anni fa il ritorno dei monaci
Nel 1973 la Provincia scelse di affidare l’Abbazia alla Congregazione Benedettina Sublacense, con una convenzione della durata di 29 anni, che fu siglata ufficialmente nel 1974 e rinnovata nel 2006. La prima convenzione consentì di procedere ai restauri e alla valorizzazione del complesso. Di particolare rilevanza il restauro di antichissimi volumi da parte dei Benedettini. La nuova convenzione consolidò il rapporto tra la Provincia e l’ordine religioso, che si adopera per diffondere la conoscenza dell’antichissima tradizione spirituale, culturale e sociale dell’Abbazia. La convenzione ha previsto che sia la comunità religiosa, in quanto custode del complesso novalicense, a segnalare le necessità di intervento per le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti i locali, dei mobili e del parco circostante. Il programma di recupero portato a termine all’inizio del nuovo millennio, è stato incentrato sulla riorganizzazione degli spazi necessari per la vita della comunità dei monaci e per le relazioni con l’esterno, a cui la comunità stessa si è aperta negli ultimi anni. Il monastero conserva ancora oggi quella che doveva essere la planimetria originaria: un chiostro centrale, fiancheggiato sul lato nord dalla chiesa e sugli altri lati dagli ambienti necessari al funzionamento della comunità. All’interno del recinto murario si possono ammirare quattro cappelle. Quella di Sant’Eldrado conserva i suggestivi affreschi di età romanica dedicati alla vita del santo. L’obiettivo degli interventi degli anni scorsi è stato quello di localizzare all’interno del complesso funzioni diverse: dalla residenza dei monaci alle attività legate al libro, dall’ospitalità dei visitatori alla realizzazione di spazi museali. Novalesa è il luogo ideale per ritemprare corpo e spirito, per dedicare un po’ di tempo alla meditazione e alla riflessione, alternando momenti di relax a momenti turistici e culturali. Il tutto è reso possibile dalla cortese accoglienza dei monaci, i quali perseguono tuttora nella loro vita quotidiana il motto “Ora et labora”. La chiesa e le cappelle di San Salvatore e Sant’Eldrado si possono ammirare durante le visite turistiche e le visite contemplative, i cui orari e modalità di svolgimento sono dettagliati nel portale Internet dell’Abbazia alla pagina https://www.abbazianovalesa.org/wp/prenota-visita-orari/.
1297 anni di storia
Posta al centro della Valle Cenischia, l’Abbazia di Novalesa è circondata da uno straordinario anfiteatro naturale, ai piedi del Monte Rocciamelone. Fu fondata nel 726 da Abbone, signore franco di Susa e Maurienne, che ne volle fare un presidio e controllo del valico del Moncenisio, affidandola ai monaci benedettini. Dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Andrea, l’Abbazia figurava tra le più importanti d’Europa nell’XI secolo, quando furono realizzati gli affreschi della cappella di Sant’Eldrado, che ancora oggi stupiscono e affascinano per la luminosità e la conservazione cromatica. Nella chiesa, costruita nel XVIII secolo sulle fondamenta di un preesistente edificio di culto di epoca tardo-romana, sono ancora visibili degli affreschi risalenti a più di mille anni fa, come la “lapidazione di Santo Stefano”. Il monastero conserva ancora oggi quella che doveva essere la planimetria originaria: un chiostro centrale, fiancheggiato sul lato nord dalla chiesa e sugli altri lati dagli ambienti necessari al funzionamento della comunità. Nei pressi del monastero, quattro cappelle sono dedicate a Santa Maria, al Santissimo Salvatore, a San Michele, (la più famosa) a Sant’Eldrado e San Nicola. Nei primi anni successivi alla fondazione l’abbazia ottenne dai sovrani franchi Pipino il Breve e Carlo Magno numerosi privilegi, tra cui quello della libera elezione dell’abate e del pieno possesso dei beni di fronte ad ogni autorità laica ed ecclesiastica. In quel tempo il monastero estendeva i suoi domini anche nel Basso Piemonte, fino all’entroterra ligure di Ponente. Distrutto dai Saraceni nel 906, il monastero fu ricostruito nella prima metà dell’XI secolo su iniziativa di Gezone, abate di Breme. Con i villaggi della Val Cenischia (Ferrera, Venaus e Novalesa) l’abbazia costituì per alcuni secoli una circoscrizione ecclesiastica autonoma. Nel 1646 ai benedettini si sostituirono i Cistercensi, che rimasero a Novalesa fino al 1798, quando furono espulsi dal Governo provvisorio piemontese. Il monastero fu successivamente affidato ai monaci trappisti. Fu requisito dallo Stato nel 1855, quando fu approvata la Legge sui Conventi. La storia più recente è quella dell’acquisto da parte dell’allora Provincia e del recupero di un patrimonio di arte, storia, cultura e spiritualità.