di FABIO TANZILLI
Acciaierie Beltrame di San Didero ad un passo dalla chiusura definitiva: dopo tante parole, riunioni politiche, progetti di “sviluppo” fantasiosi legati alla Tav, ecc. ai 350 operai della fabbrica valsusina resta solo un’amara verità. Da oggi é iniziata ufficialmente la mobilità, e tra 75 giorni gli operai valsusini perderanno tutti il lavoro, a meno di un’ultima spiaggia. Ossia se la proprietà di Vicenza sarà in grado di proporre l’attivazione di una cassa integrazione straordinaria, che potrà durare ancora 12 mesi, proponendo un minimo di rinnovamento e investimenti, sperando che in quest’anno la situazione economica globale possa migliorare. Ma proporre in queste condizioni un nuovo piano industriale per salvare San Didero, non sarà facile. Nell’incontro tenutosi martedì all’Unione Industriale di Torino tra proprietà e sindacati, i vicentini hanno spiegato chiaramente che non hanno più soldi e liquidità di investire. L’azienda ha anche detto che non intende anticipare i soldi della cassa integrazione, proprio perché non ha abbastanza denaro nelle casse. Per questo, in molti temono che – se arriverà dall’azienda un ultimo piano per tirare il fiato ancora 12 mesi – potrebbe anche non coinvolgere tutti i 350 operai, lasciandone comunque una parte a casa (circa 150). “A San Didero, una speranza forse ce l’hanno ancora quelli del reparto laminatoi, dove lavorano circa 200 operai – spiega Vincenzo Pepe, sindacalista Uil – mentre chi rischia davvero é il reparto acciaieria, con circa 150 dipendenti che rischiano seriamente ad aprile di essere lasciati a casa”. Sembra ormai scontato che i licenziamenti comunque arriveranno, e a pagarne le spese maggiori saranno i lavoratori del reparto acciaierie, destinato alla chiusura. Per questo, oggi nella fabbrica valsusina si terrà l’assemblea dei lavoratori: probabilmente saranno organizzate nuove azioni per riportare alta l’attenzione sul caso Beltrame. Si prevedono scioperi e blocchi ai cancelli. “Chiediamo alla Regione di intervenire e frasi sentire con la proprietà di Vicenza – aggiunge Pepe – perdere in Valle di Susa 350 posti di lavoro, senza contare l’indotto, sarebbe davvero una sciagura”. Ma il piano di salvataggio della Beltrame, che prevedeva sgravi fiscali, agevolazioni e sconti sulle tariffe energetiche, ecc. legati al progetto Tav, dove é finito? Ad una delle riunioni aveva partecipato anche il commissario della Torino-Lione, Mario Virano: “Alla fine, di tutte quelle belle idee é rimasto solo fumo, purtroppo – risponde il sindacalista Pepe – la legge di stabilità ha bloccato tutto, perché il progetto per passare doveva essere approvato da ben quattro ministeri”.