ALMESE – Domenica 7 aprile, alle ore 20.30, al teatro Magnetto di Almese (TO), andrá in scena il nuovo lavoro della Piccola Scuola Popolare di Teatro intitolato “a kind of Dream”, una riscrittura del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare a cura di Alessandro Tessitore fondatore e regista di questa realtà attiva ormai da diversi anni e protagonista di spettacoli molto interessanti come “Fango” del 2016 incentrato sul consumo del territorio e “MareNostroVostroLoro” del 2018, tutt’ora in repertorio sebbene in via di riscrittura, il cui tema è la tragedia dei migranti. Dopo un intenso esperimento radiofonico nel primo anno di COVID, intitolato “Covid Radio bunker” e reperibile sul sito www.piccolascuoladiteatro.it e su YouTube, è cominciata la gestazione di “A kind of Dream”, proprio con l’intento di intraprendere con i ragazzi, tutti adolescenti, una strada leggera e immaginifica, in cui
potessero finire tutti i temi a loro piú cari, dall’amore, al gender, al cyber bullismo, al revenge porn, tutti trattati con divertita leggerezza e con un linguaggio che ammicca in certi frangenti alla scrittura Shekesperiana ma che appena se ne accorge, lo rifugge sorridendo tornando a quello contemporaneo. Il testo e la regia sono di Alessandro Tessitore, le musiche originali sono suonate dal vivo da Daniele de Luca, poliedrico musicista torinese (dead cat in a bag), l’assistenza ai costumi è di Elisa Gallo Rosso e l’assistenza alla regia è della giovanissima e talentuosa Gloria Guardabascio. La durata dello spettacolo è di circa 110′, ed è adatto dai 9 anni in su. L’ingresso è libero ad offerta volontaria e responsabile.
Per info e prenotazioni:
Info@piccolascuoladiteatro.it
www.piccolascuoladiteatro.it
Ecco qualche info sulle origine del progetto:
L’esperienza di questa Piccola Scuola, nasce nel 2011, da un’idea di Alessandro Tessitore, con un piccolissimo numero di allievi. L’idea di fondo era quella di unire l’aspetto della ricerca con quello del laboratorio teatrale, indagando con i ragazzi il loro immaginario e i loro punti di osservazione della contemporaneità, e provare a trasformare le loro intuizioni in opere teatrali, costruite totalmente da zero. La Piccolezza è sempre stata la dimensione più adeguata per mantenere un’alta qualità del lavoro, e fa riferimento al numero di allievi ma anche alla loro età, visto che erano tutti bambini e ragazzi dai 10 ai 18 anni, anche se ormai sta formandosi un gruppo di giovani adulti, con qualche anno di teatro alle spalle. È una Scuola che fin dai suoi esordi ha voluto proporre agli allievi e alle loro famiglie un modo di fare arte insieme, al di là dell’aspetto economico, che è nata grazie alle offerte volontarie e anonime dei partecipanti, e poi trasformandosi in associazione culturale ha preso una forma più strutturata. La sede iniziale è stata nel teatro dell’oratorio di S.Stefano a Rivera di Almese, poi dopo il Covid ci siamo spostati al Mannus, a Villar Dora, in bassa ValSusa. Il tentativo è sempre stato quello di creare un ambiente creativo e divertente, in grado di ragionare e dare risposte creative alle problematiche del presente, e vivere un’esperienza teatrale totale, dall’ideazione alla produzione finale, senza concentrarsi soltanto sulla parentesi del palcoscenico, ma anche e soprattutto su ciò che lo circonda. La Piccola Scuola di Teatro è un esperimento sociale, una piccola comunità creativa, fatta dai ragazzi e dalle loro famiglie, inusuale e rara, preziosa e allegra. Dopo cinque anni di esistenza come gruppo informale, dal 2016 è un’associazione culturale, attiva e radicata sul territorio della bassa valle di Susa, dal 2022 è un circolo Arci.
Qui qualche informazione sulla genesi dello spettacolo A KIND OF DREAM:
Quando nell’autunno 2020 scoprimmo di dover affrontare un altro periodo di isolamento a causa della pandemia mondiale da Covid-19, reduci dall’esperienza di Covid Radio Bunkermessa in atto durante il primo lockdown della primavera 2020, abbiamo deciso di allontanarci il più possibile dalla tematica del virus, che ormai sembrava uno stucco che riempiva qualsiasi porosità delle nostre vite, per provare ad orientarci in un mondo di magia ed acrobazie amorose, come appunto quello del Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare. Così, mentre tutto chiudeva (prima fra tutti, la scuola: il luogo
della socialità per eccellenza all’età dei ragazzi della nostra Piccola Scuola di Teatro: tutti adolescenti) abbiamo deciso di procurarci un po’ di copie del testo e di regalarle ai ragazzi, con l’intento e la promessa di utilizzarlo come libro guida nei mesi a venire. Ricordo con emozione il tour nelle frazioni della bassa Val Susa, attorno alla città di Almese, a consegnare i libri ai ragazzi e alle ragazze in quel momento isolati in casa per la loro positività al virus. Mi sentivo un personaggio a metà tra una staffetta partigiana, Babbo natale e il medico condotto di paese in visita ai pazienti malati. Lasciavo il libro sulla soglia dei portoncini esterni delle case, e da dietro la finestra i ragazzi mi facevano ciao con la mano: “arrivederci a presto”! Si, come no. Dalla settimana successiva le lezioni abbiamo cominciato a farle on-line. Abbiamo chiamato teatro qualcosa che di teatro aveva davvero
poco. Però quel poco è stato importantissimo: continuare a vedersi, scherzare, far finta di seguire ma nel frattempo farsi i fatti propri, ascoltare….insomma la condivisione. In un momento in cui il computer era la classe, ed il luogo in cui scorrazzavano professori trasformati in mostri assetati di sangue adolescente (non tutti per fortuna, ma molti si), in cui la didattica lasciava poco spazio all’ascolto reciproco, alla manifestazione del disagio, alla sdrammatizzazione, il fatto di fornire un’appuntamento settimanale basato su tutti questi criteri, è stato, credo, davvero importantissimo. In quelle lunghe videochiamate, fatte di venerdì sera, alla fine di estenuanti settimane fatte di estenuanti videolezioni, abbiamo cominciato a leggere Sogno di una notte di mezza estate. In pieno inverno. Dapprima lo abbiamo letto integralmente. Riga per riga, battuta per battuta. Poi abbiamo cominciato a immaginare chi avrebbe potuto interpretare chi. Nel frattempo è arrivata la primavera, finalmente siamo usciti dalla famigerata “zona rossa”, e siamo diventati prima arancioni, poi gialli, e poi bianchi. I ragazzi erano usciti da quell’inverno di isolamento con le ossa rotte e il lavoro da fare era ricostruire il gruppo umano. Abbiamo ricominciato il laboratorio teatrale, le prove sul palco e soprattutto e cominciata per me la completa riscrittura del testo di Shakespeare. In questa riscrittura le nozze di Teseo e Ippolita
diventano una festa di Compleanno per il 18esimo di due sorelle. Titania, è una manager stressata che insieme al marito Oberon, farmacista , si sono ritirati nel bosco per stare di più nella natura, e riuscire a litigare meglio. Anche l’Amore, questo sentimento così misterioso, prende sentieri inaspettati, e Demetrio diventa Demetra, innamorata di Ermia, ed ex fidanzata di Elena. Egeo non è il padre ma il fratello maggiore sbruffone di Ermia. Col passare delle settimane, si è fatta strada l’idea di coinvolgere anche i ragazzi più piccoli. Che nella versione attuale sono rispettivamente 7 ex galeotte di un carcere di massima sicurezza da cui sono evase tutte insieme, e i fratelli più piccoli di Zeppa e Rocchetto. Ne è scaturito un lavoro complesso, ma con la pretesa di integrare tutti, i ragazzi più grandi con quelli più piccoli, con l’intento di creare un esperienza indimenticabile, innanzitutto per
tutti loro, e speriamo anche per il pubblico.