di LUIGI FUIANO
ALMESE – I Fantastorie tornano in scena e dopo Mary Poppins, la Famiglia Addams e La Sirenetta ripropongono la rivisitazione di un altro classico amato ed apprezzato dal pubblico di tutta Italia. Il musical “Il Tempo delle Cattedrali” nasce da un’idea della regista Elisa Testa, che reinterpreta in 2 atti il celeberrimo Musical “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante e Luc Plamondon (la versione italiana del libretto è firmata da Pasquale Panella), che, inizialmente e come più volte dichiarato, scrissero l’opera per il puro piacere di comporre musica e senza pensare ad una messa in scena. La drammatica vicenda d’amore di Victor Hugo è sempre stata raccontata come moderna, ma mai come in questa rappresentazione viene riscoperta nell’accezione “pop” e non perché musicalmente adattata bensì perché “popolare” e sicuramente, in questa veste, estremamente attuale. Non appena si inizia con la prima canzone “Il tempo delle cattedrali” Storia d’amore e di passione / E noi gli artisti senza nome / della scultura e della rima / La faremo rivivere / Da oggi all’avvenire” sembra di entrare in uno spazio musicale senza data, che era contemporaneamente “l’anno del signore 1482”, e il momento attuale. Il problema dell’inclusione e della paura del diverso, gli stranieri, l’asilo, i cittadini, i diritti acquisiti e da acquisire, la religione come scusa di ogni cosa, la vendetta, la colpevolizzazione della donna, la ragione e il sentimento, la purezza e la passione, perfino il bullismo: tutti temi che sono spaventosamente contemporanei e che spesso vedono vittima e carnefice confondersi. Zingari che combattono in tute bianche contro guardie che paiono aver indossato la divisa di un movimento di protesta fin troppo conosciuto e uomini che con il loro abito professano alti ideali ma che si macchiano di spregevoli azioni. In questo fanno da contorno le scenografie e le proiezioni che aiutano lo spettatore ad immedesimarsi e nello spazio e nel tempo in cui si svolge l’azione, con le colonne di pietra sulla cui sommità si ergono i “mostri di pietra”, gli unici amici di Quasimodo; e naturalmente le campane (le “tre Marie”), le sole che riescono a colmare il “vuoto d’amore” che la bella Esmeralda (e la crudeltà del mondo fuori Notre Dame) lascia nel cuore del povero campanaro. Di questo spazio scenico sono autentici “padroni” e protagonisti i ballerini, siano essi clandestini che chiedono asilo a Notre Dame, o membri della Corte dei Miracoli, che lo riempiono con spettacolari coreografie. Lo spettacolo sarà dedicato a Morena Guerini, performer della compagnia teatrale scomparsa recentemente e proprio in sua memoria parte dell’incasso sarà devoluto all’Associazione Vittime della Strada. Appuntamento quindi Sabato 24 Febbraio alle ore 21 e Domenica 3 Marzo alle ore 18 al Teatro Magnetto di Via Avigliana, 17. Ingresso ad offerta libera. Prenotazioni al numero 338/9792432.