La procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio di un allevatore valsusino e altre 27 persone, per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio. Si tratta di Paolo Zaccardi, titolare di un allevamento a Chiusa San Michele e di uno a Orvieto. Secondo l’accusa, aveva ottenuto la certificazione di azienda “bio”, ma vendeva ai suoi clienti animali acquistati altrove, non biologici, e quindi di minor valore.
Sui documenti ufficiali questi capi venivano presentati come animali “biologici”, ossia allevati secondo i criteri previsti da questo tipo di certificazione, ma in verità erano maiali macellati, o già trasformati in salumi da altre parti, e venivano trasportati in Italia e all’estero.
La truffa durava da almeno due anni, da gennaio 2008 a ottobre 2010, coinvolgendo anche vari camionisti e ditte di trasporti: con la promessa di un compenso extra sulle fatture, “collaboravano” nel trasportare i maiali in aziende diverse da quelle che inserivano nei documenti di carico. Tutta l’operazione contro la truffa è partita dai carabinieri del Nucleo antifrodi di Parma: per mesi hanno seguito i camion, e sono riusciti a ricostruire gli spostamenti, dimostrando la falsità dei documenti che accompagnavano la carne. Alla procura di Torino, l’indagine viene seguita dai pm Raffaele Guariniello e Ciro Santoriello. Vittima della truffa, da cui è partita la denuncia, è la Hansen, società tedesca specializzata nell’alimentazione biologica: acquistò 23mila carcasse di maiali pensando che fossero allevati biologicamente per produrre salumi e piatti “bio”, ma che “bio” in realtà non erano.