dall’UFFICIO STAMPA DEL COMUNE DI ALMESE
ALMESE – Dopo alcuni mesi di grande difficoltà, le nostre vite stanno tornando gradualmente alla normalità. Un periodo, quello del lockdown, che ha comportato grandi cambiamenti nella quotidianità di ciascuno di noi, colpendo in modo particolare le attività commerciali, che hanno “lottato”, e continuano tutt’ora a farlo, per garantire il loro servizio a tutta la comunità.
Durante l’emergenza, infatti, i cittadini che spesso acquistavano i prodotti presso catene commerciali e grandi imprese, hanno riscoperto le attività locali che da anni operano all’interno del nostro comune con grande professionalità.
L’iniziativa “I Love le Botteghe di Almese”, lanciata dal nuovo direttivo del Comitato Commercianti e che riunisce i negozianti, gli artigiani, i professionisti e le aziende del comune di Almese, nasce infatti per incentivare i cittadini a continuare ad acquistare presso i negozi del territorio, anche dopo la fine del lockdown.
L’invito è quindi quello di orientare le scelte e gli acquisti in modo consapevole, scegliendo prodotti e servizi del territorio di Almese, al fine di salvaguardare le competenze e la dignità di lavoratori, commercianti e artigiani del territorio, che da sempre trasmettono la passione per il proprio lavoro alla nostra comunità.
“Investiamo nel nostro futuro e nel futuro della nostra cittadina: compriamo locale! – ha dichiarato l’Assessore al Commercio Sara Gamba. “Sono molto soddisfatta di questa iniziativa lanciata dai nostri commercianti. Ritengo che sia una campagna di sensibilizzazione molto importante, soprattutto dopo la fine del lockdown, perché le attività locali vanno sostenute sempre se si vuole continuare a dare futuro e speranza ai piccoli borghi come Almese. I negozi, le botteghe, e le attività commerciali in generale, sono l’ossigeno del nostro territorio e non solo garantiscono servizi a due passi da casa, ma conferiscono anche decoro e valore al nostro paese”.
Troppo difficile scrivere: amo i negozi del mio paese, perché qua in Italia, la lingua italiana non fa più mercato. Figurarsi poi se in piemontese, un’altra lingua parlata da queste parti tantissimo tempo prima.