di JESSICA VALERIANO
ALMESE – Il vitigno Baratuciàt entra nell’Arca del Gusto della fondazione SlowFood. Il vitigno autoctono dell’area tra la bassa Valsusa e la Val Sangone era già stato iscritto nel 2008 nel Catalogo Nazionale delle Varietà di Viti, e nei giorni scorsi gli è stata dedicata una tesi da parte di uno studente dell’Università di Pollenzo.
Il Baratuciàt era inizialmente coltivato per l’uva da tavola, fin quando non fu abbandonato negli anni venti. È grazie a un almesino, Giorgio Falca, se oggi il vitigno è stato recuperato. Infatti Falca a metà anni ’60, prese in cura le poche viti sopravvissute tra quelle piantate dal nonno a inizio secolo.
Negli anni ’90 poi, con l’aiuto dei professori Zeppa e Rolle della Facoltà di Agraria dell’università di Torino, si cominciò a verificare le potenzialità del vitigno. Oggi, dopo la scomparsa di Giorgio Falca, il principale produttore e difensore del Baratuciàt è diventato Giuliano Bosio, ex sindaco di Almese, che lavora per preservare questo prodotto tipico della zona. Grazie ai vitigni tra Almese, San Mauro di Rivera e Villarbasse ad oggi sono 2,5 gli ettari di terreno coltivati a Baratuciàt, in grado di produrre circa 5200 bottiglie di vino.
La vendemmia si svolge nella prima metà di ottobre, e i grappoli raccolti presentano un acino di media grandezza, ovoidale, dalla spessa buccia di un colore che varia da giallo-verde a giallo-ambrato/violaceo. Il vino in sé ha un colore giallo paglierino con tonalità verdognole, il suo profumo è intenso con note erbacee, di mela verde, eucalipto e miele. Il Baratuciàt è un prodotto tipico locale, proveniente da un vitigno nato nelle colline intorno ad Almese, che anche secondo la fondazione SlowFood va preservato e la sua conoscenza diffusa.
Vino favoloso, non manca mai nella nostra cantina!
Interessante….dove è possibile assaggiarlo?
……… Grazie Giorgio.. ……