riceviamo dal comitato “ALMESE VIVA”
ALMESE – Almese Viva ha votato contro la variante al piano regolatore proposta dalla maggioranza nella seduta del consiglio comunale di venerdì 28 aprile. Un voto che muove non solo da critiche sulle scelte urbanistiche ma anche da contestazioni formali: il gruppo di opposizione ha rilevato elementi di possibile illegittimità che potrebbero provocare ricorsi al Tar, com’è avvenuto per la precedente variante, annullata dalla maggioranza nella medesima seduta del consiglio. Almese Viva ha chiesto il ritiro anche di questa delibera, ma la maggioranza ha tirato dritto.
“La variante 18 è il risultato di una visione distorta della realtà e di un’impostazione che non risponde ad inderogabili esigenze di Almese”, ha spiegato il capogruppo di Almese Viva Bruno Gonella nel presentare una memoria che è stata allegata agli atti. “Inoltre, è una modifica delle norme dannosa, risultato di una lettura superficiale del territorio almesino. Emerge con chiarezza la volontà politica di soddisfare le richieste di alcuni portatori di interesse, anziché occuparsi dei problemi strutturali del paese, proponendo soluzioni che partano da una visione generale in grado di cogliere le esigenze di tutta la comunità almesina”.
Due sono, fra gli altri, gli aspetti della variante che Almese Viva contesta: le previsioni relative all’ambito artigianale Casermette e la modifica delle norme di attuazione che interessano i vecchi manufatti agricoli. Nel primo caso il progetto rinuncia alla trasformazione urbanistica proposta dalla variante approvata dalla precedente amministrazione mantenendo le attuali destinazioni d’uso artigianali, col recupero funzionale degli edifici, la loro riconversione e una trasformazione delle attività. Ciò all’insegna di una presunta tutela paesaggistica e della conservazione dei beni storici.
Secondo Almese Viva, gli edifici delle Casermette non presentano in realtà alcun pregio storico-architettonico: sono solamente dei vecchi manufatti, coperti da 4.000 metri quadri di amianto e che, anche dal punto di vista dell’impatto visivo – ambientale, sono antiestetici fra l’altro all’ingresso del paese. “Si dica piuttosto che l’amministrazione ha accolto le richieste dei proprietari che non sono d’accordo con quanto proposto in passato e non si ammanti questa nuova idea con inesistenti contenuti paesaggistico – culturali”, ha fatto osservare Bruno Gonella.
Che ricorda come la precedente variante mirava al risanamento del degrado, alla soluzione di gravi problemi di viabilità, alla drastica riduzione delle aree edificabili concentrandone una piccola quantità e favorendo un effettivo recupero di cubature già esistenti. La nuova variante riduce invece al lumicino il possibile recupero di fabbricati degradati in zona Casermette, lasciando intonsi manufatti discutibili sotto l’aspetto estetico e sanitario.
Per quanto riguarda i vecchi manufatti agricoli, la variante ha l’obiettivo di limitare, in realtà impedire, la possibilità di demolirli e ricostruirli, nel caso in cui l’organizzazione degli spazi lo renda necessario, anche al di fuori del perimetro del sedime preesistente del fabbricato, come previsto dalle norme in vigore. Ciò, dice la relazione, per salvaguardare le identità locali anche dal punto di vista edilizio. Non a caso la variante definisce “storici” questi manufatti. Che in realtà di storico non hanno nulla, ha fatto rilevare Bruno Gonella, così come non rappresentano forme costruttive di alcuna rilevanza. Nella relazione allegata alla variante si dice, erroneamente, che oggi le tipologie di ricostruzione possono essere gestite in maniera arbitraria, a piacere. Affermazione fatta qualche giorno prima dalla maggioranza in commissione urbanistica. Non è così, ha replicato il capogruppo di Almese Viva citando le norme di attuazione vigenti del Prgc che impongono l’impiego degli stessi materiali e tipologie costruttive da utilizzare nelle zone storiche molto vincolanti, severe e conservative. Una scelta che non tiene conto della realtà del territorio montano, dell’eventuale risultato finale (nessuno, a queste condizioni, ristrutturerà mai questi manufatti) e punitiva nei confronti di chi ha davvero intenzione di recuperare parti abbandonate del territorio montano di Almese.
Dal punto di vista procedurale, Almese Viva fa rilevare che, per quanto riguarda gli edifici “storici”, è assente l’analisi della loro valenza storica, così come previsto dalla legge urbanistica regionale e che questa modifica può essere attuata solo con l’adozione di una variante strutturale. Condizione che vale anche per l’aggiornamento delle aree soggette a usi civici. Da qui la sottolineatura della possibile illegittimità della variante.
Almese Viva respinge infine l’osservazione della maggioranza secondo la quale la variante proposta dalla precedente amministrazione avrebbe comportato un consumo del suolo: la superficie edificabile passava da 158.000 a 71.000 metri quadri. Quindi nessun aumento del consumo di suolo, ma una sua riduzione.
La solita lotta tra speculatori che si nascondono dietro al “rinnovamento” ; e i tradizionalisti di buon senso, che ascoltano le VERE esigenze della popolazione?