AFFITTI TURISTICI: NUMERO DI ANNUNCI SU AIRBNB
DALL’UFFICIO STAMPA DI FEDERALBERGHI
Il fenomeno Airbnb continua a crescere anche nella provincia di Torino dove si registrano, ad agosto 2019, 7.548 annunci di cui 4.408 nella sola città con un incremento del 31,96% rispetto allo stesso periodo del 2017 (quando gli annunci totali nel torinese erano 5.720) e del 14% rispetto allo scorso anno (6.607 annunci). A rilevarlo è l’indagine annuale condotta da Federalberghi Nazionale che rivela come anche a Torino l’incremento sia in linea con il trend nazionale (Fonte dati: indagine Federalberghi / Incipit). Federalberghi Torino torna a chiedere più vigilanza sul sommerso turistico.
Il rapporto elaborato da Federalberghi evidenzia come il 75% degli annunci pubblicati su Airbnb riguardi interi appartamenti, il 23,83% stanze private e soltanto l’1,15% spazi in condivisione con l’host. Il 53,67% compaiono in vendita sul sito per oltre sei mesi l’anno. I dati rivelano inoltre che nel 47,38% si tratta di soggetti che contemporaneamente offrono in locazione più unità abitative, a dimostrazione del fatto che il fenomeno non è più inquadrabile come occasionale fonte integrativa di reddito bensì, in certi casi, come vero e proprio business.
Decisamente più contenuti, ma comunque in crescita, i numeri per la provincia dove a guidare la classifica sono i comuni dell’Alta Valsusa: Sestriere (330 annunci), Bardonecchia (228), Sauze d’Oulx (225).
<La crescita del fenomeno delle locazioni brevi in montagna porta spesso con sé disguidi organizzativi, con una conseguente cattiva reputazione della destinazione e una dequalificazione del mestiere che viene esercitato con tanto impegno dai professionisti del settore, che investono sul territorio in maniera continuativa – dichiara Giorgio Montabone, presidente di Federalberghi Bardonecchia – questo perché con le seconde case in montagna c’è un rapporto diretto con l’host, ma tutto viene gestito al telefono, spesso a distanza>.
Secondo Federalberghi Torino, senza un controllo e senza l’istituzione di un registro nazionale il fenomeno degli affitti brevi rischia di costituire un danno tanto per le imprese turistiche, quanto per chi gestisce in modo corretto nuove forme di accoglienza.
Secondo Federalberghi Torino, senza un controllo e senza l’istituzione di un registro nazionale, il fenomeno degli affitti brevi rischia di costituire un danno tanto per le imprese turistiche, quanto per chi gestisce in modo corretto nuove forme di accoglienza.
<È inutile girarci attorno, i numeri evidenziano ancora una volta come il fenomeno della locazione turistica stia crescendo di anno in anno con effetti nefasti sul tessuto economico torinese – dichiara il presidente di Federalberghi Torino, Fabio Borio – non possiamo più trattare l’argomento come se questi annunci fossero una semplice forma di integrazione del reddito, siamo alle prese con un vero e proprio business nel quale ai ricavi spesso cospicui non corrispondono equivalenti ricadute positive per l’erario, per l’occupazione e il sostegno al reddito. Occorrono pertanto norme, sia a livello nazionale sia a livello locale, che siano in grado di proteggere il consumatore, il mercato, i lavoratori e quindi la collettività>.
Secondo i dati ISTAT 2009-2018 le presenze totali in Torino e Provincia aumentano da 5.509.492 del 2009 a 7.248.575 del 2018 e l’incidenza di pernottamento negli esercizi alberghieri rimane pressoché invariata attestandosi a circa il 70%. Ciò che cambia è la ricettività extralberghiera, infatti all’interno del restante 30% il peso degli altri esercizi non classificati al di fuori del mondo imprenditoriale aumenta a dismisura arrivando a rappresentare ormai il 20% del totale delle presenze, tutto ciò senza considerare il sommerso che ISTAT, ovviamente, non contabilizza.
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A mio parere la regolamentazione e il controllo vanno fatti sul versamento delle tasse che i proprietari e gli intermediari devono effettuare a fronte dei ricavi generati dall’attività di affitto, a prescindere dal mezzo con il quale gli immobili vengono offerti.
Per il resto, dai dati riportati, sembra che il fenomeno abbia comunque portato ad un enorme incremento delle presenze (1.700.000) in nove anni, con ovvie ricadute positive, non solo per i proprietari degli immobili, ma anche per tutto l’indotto turistico (bar, ristoranti, negozi, strutture sportive, etc.) e, di riflesso, sull’occupazione.
La preoccupazione degli albergatori è in parte giustificata, dato che l’e presenze in tali strutture sono rimaste stabili, a dispetto dell’incremento globale di cui sopra.
Ma gli albergatori farebbero bene anche a farsi un esame di coscienza e riflettere che la gran parte delle loro strutture sono rimaste con servizi e arredi fermi agli anni 70. Molti tour operators si lamentano di questo e, per non mandare i loro clienti “indietro di 40 anni”, preferiscono offrire le mete del Trentino dove mentalità e investimenti hanno portato ad un rinnovamento della quasi totalità degli alberghi.
Inoltre, chi preferisce affittare un appartamento non andrebbe in albergo, seppur moderno e, viceversa, chi vuole la comodità di essere servito e riverito, senza l’impegno della gestione domestica durante le vacanze, non affitterà una casa.
I servizi come Airbnb pernettono a chi non conosce il territorio di poter avere un riferimento su dove e come affittare una casa, cosa che altri mezzi (conoscenze personali, agenzie immobiliari tradizionali) non sono in grado di aggregare l’offerta e rappresentarla ai potenziali clienti.
Che poi si dica che questo tipo di servizio porti “disguidi organizzativi, con una conseguente cattiva reputazione della destinazione e una dequalificazione del mestiere dai professionisti del settore” non mi trova assolutamente d’accordo.
Le fregature sugli affitti si sono sempre prese, anche prima che esistesse Airbnb. quanto alla dequalificazione del mestiere, se questi professionisti si fossero riqualificati negli anni passati, invece di dormire sugli allori, forse potrebbero ancora rappresentare una valida alternativa al fenomeno in questione.
Invece, come capitato a me personalmente di recente, vai da loro, dici che cerchi un appartamento di medie dimensioni in una baita di vecchia costruzione ma ristrutturata, e loro ti mandano decine di offerte di bilocali in condomini anni ’70 e ’80, facendomi ovviamente incavolare per l’inutile perdita di tempo.
Si puo dire che gli Airbnb siano una nuova risorsa per il territorio , magari molti che hanno scelto i soggiorni con airbnb non sarebbero mai andati in alberghi di queste localita turistiche…
…concordo…. poi per carità, che paghino le tasse, ma mentre con Airbnb o booking.com si possono trovare prezzi ragionevoli, monolocali dove soggiornare anche con i propri animali da compagnia e con una cucina a disposizione, si può entrare ed uscire senza orari stabiliti per la cena, il pranzo etc… i normali alberghi per me sono una grande seccatura, schematici come pochi, devi essere in orario per ogni pasto, non hai un posto dove preparare una pappa per un cagnolino, e poi costano troppo cari! All’albergo d’estate preferisco tenda e camping, nessun vincolo, mangio dove e quando voglio e il cane è libero e felice e riceve il cibo di cui necessita senza difficoltà…
…e poi non so dove esistano tutti questi disguidi elencati in articolo se uno prenota una casa invece che un albergo… in inverno per ovvi motivi non si può utilizzare la tenda, dunque ho prenotato due volte un bed and breakfast e un monolocale, in anni diversi, per 3 notti e non ho avuto il minimo problema: ho trovato quello che mi serviva ad un prezzo accettabile e anche in una posizione comoda, in Francia al mare, dunque a me tutto questo sembra solo voler fare cattiva pubblicità a chi ha un appartamentino a disposizione e decide di fare un Bed and Breakfast piuttosto che affittare anche per pochi giorni quello che in Francia si chiama studio… c’è tutto il necessario, letto, bagno, angolo cottura, tv, persino il caffè a disposizione, e ripeto, nessun vincolo, cioè se voglio cenare fuori alle 21 e rientrare all’una di notte posso farlo, se voglio andare al supermarket e fare la spesa e cucinare un buon pranzo posso farlo, se voglio portarmi due panini in spiaggia e mangiarli, ovviamente raccogliendo i rifiuti, posso farlo, in tutta libertà e pagando meno che nei super lussuosi alberghi… perchè no? certo, se uno è abituato alla suite e a viaggiare con la Ferrari, pasteggiando con caviale e champagne, allora il discorso cambia, ma per i comuni mortali certi servizi sono molto comodi per potersi rilassare qualche giorno in pace.
…tolto il fatto che, con buona pace di federalberghi, non andrei mai in vacanza in posti come Sestriere, Bardonecchia, Sauze d’Oulx: quella non è natura, non è montagna, sono accozzaglie di condomini orribili, pare di essere in certe periferie di Torino…
Con tutte le cose che rimangono vuote ed invendute è logico che vengano sfruttate, anche secondo applicazioni che vanno di moda. Se per caso amazon di mettesse ad organizzare alloggiamenti avrebbe ancora più adesioni di airbnb, vista la fama, e gli albergatori non potrebbero lottare contro questo. Piuttosto riflettano su quanti costi, in tasse e versamenti su registri (che invocano) vanno a ricarico dei clienti.
Invece di chiedere obblighi fiscali per altre categorie, chiedano meno oneri per la propria.
le tasse sono alte per tutti e credo che pochi siano soddisfatti dai servizi garantiti da tali versamenti.
Un po’ di sana concorrenza fa male. Anzi potrebbe aiutare a migliorare il servizio offerto.
Evidentemente i professionisti del settore si sono impegnati poco, caro Montabone. Svecchiate le strutture ed aggiornatevi. E poi la gente vuole anche risparmiare, per quello usa Airbnb.
E’ evidente che chi non puo permettersi una settimana in albergo si rivolga a strutture meno care, magari con meno servizi ma comunque raggiungibili economicamente. In questi tempi di magra ognuno cerca di arrangiarsi come può, scegliendo quello che il portafoglio gli permette.