DI MAURIZIO BERIA E GIORGIO MERLO (Presidente e assessore dell’Unione dei Comuni Via Lattea)
Il recente ed ultimo DPCM introduce norme e prescrizioni che, di fatto, bloccano nuovamente gli italiani nelle proprie case e nelle proprie comunità. Sotto questo ultimo versante, purtroppo, e seppur nel pieno rispetto di ciò che arriva dalla comunità scientifica e quindi dal Governo nazionale, vale un vecchio adagio.
E cioè, regole uguali per realtà territoriali diverse non sono veramente uguali. Se, ad esempio, si obbligano i cittadini di Torino a spostarsi solo dentro la città, è di difficile comprensione che gli abitanti delle piccole comunità montane vengano costretti a restare nel proprio paese. Al senso del DPCM ci si sposta, infatti, solo dentro il proprio piccolo comune montano così come ci si sposta solo dentro una città da 50 oppure da un milione di abitanti.
Altri spostamenti non sono previsti, salvo per motivazioni pertinenti e giustificate con autocertificazione. Già nella scorsa primavera avevamo richiamato l’attenzione che deve essere almeno la “valle” la dimensione per spostarsi liberamente in montagna, con la massima attenzione per evitare sempre e comunque il rischio contagio.
Ma diventa francamente singolare vietare lo spostamento fuori dal piccolo Comune montano così come è vietato uscire dai confini di Torino, Milano, Bergamo o Aosta. Sono due modalità molto diverse e la specificità dei borghi, dei villaggi, dei paesi – di cui purtroppo molti sono ancora senza servizi e negozi – nei territori montani in “zona rossa” deve essere rigorosamente e normativamente riconosciuta.
Ne va della credibilità del provvedimento ma anche, e soprattutto, della volontà di continuare a salvare la montagna e di evitare un ulteriore e forse irreversibile spopolamento ed abbandono.
Avete voluto la festa? Godetevela!
Niente di nuovo, purtroppo, nella considerazione dei nostri “governanti” per la popolazione della montagna e in generale dei piccoli Comuni.
Per non parlare delle conseguenze dell’idea luminosa di creare la “città metropolitana”, vedi la situazione delle ex strade provinciali e della SR 23.
P.S.: ma Pragelato è stata annessa alla Val Susa?
Finalmente qualcuno che solleva questo tema. Trattare allo stesso modo luoghi con densità abitative completamente diverse è assurdo sia dal punto di vista logico che epidemiologico. Comunque sarebbe sufficiente istruire chi è proposto ai controlli a essere flessibile in tal senso.
Cercano le rivolte.
Si questo e’ corretto , l’ hanno spiegato anche in TV .Parlavano di Erto di 300 abitanti circa. Ma se penso a un paese della Val Susa penso al comune Moncenisio.E’ il paese con meno abitanti in Italia….E’ CERTO CHE FARA’ UN GIGASTESCO assembramento….forse se contiamo rocce e alberi….oltre agli abitanti allora l’ assembramento diviene rilevante.Come si fa a mettere li un lock down?
boh
La Val d’Aosta si è gia mossa in questa direzione: “Aosta. Si potrà fare la spesa al di fuori del proprio comune, passeggiare distanti dalla propria abitazione ed eseguire lavori di manutenzione nei propri appezzamenti o seconde case ovunque essi siano. E’ quanto prevede la nuova ordinanza che il presidente della Regione Erik Lavevaz sta per firmare e che entrerà in vigore dalla mezzanotte.”
Concordo con il mio Sindaco, visto e considerato che in questo periodo normalmente in montagna c’è il deserto totale, se anche si consentissero gli spostamenti tra i piccoli comuni o la possibilità di raggiungere le seconde case, neanche mettendosi proprio di impegno si costituirebbero degli assembramenti, mentre serebbe un’opportunità per dare un minimo’ di respiro al territorio.
Concordo pienamente , MA avete letto il numero dei contagi in valle ? Sono da paura e non va meglio nel resto della provincia . Poi se non ricordo male a Marzo i sindaci volevano utilizzare l’esercito per evitare che nei loro comuni arrivassero i proprietari delle seconde case . Questo mi fa pensare che tutti gli amministratori a qualsiasi livello siano degli INCAPACI a gestire questo brutto periodo .