di CHRISTIAN MASOTTI
Ad Avigliana ieri pomeriggio si è svolto il consiglio comunale aperto dedicato alla delicata questione dell’Azimut Yachts, azienda leader del mercato nautico che ha deciso di licenziare 49 operai. Al centro del dibattito anche i dubbi sulle future produzioni nello stabilimento valsusino, che preoccupano non poco i lavoratori e le amministrazioni comunali.
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In sala consiliare vi erano numerosi consiglieri, i rappresentanti dei sindacati, i sindaci di Avigliana, Buttigliera e Sant’Ambrogio e, per l’azienda , i dirigenti Morelli e Rota, senza dimenticare ovviamente la numerosa partecipazione dei dipendenti dell’Azimut. Assente l’amministratore delegato Luppi.
Ad inizio dibattito hanno preso subito la parola i due rappresentanti dell’azienda, che hanno enunciato le diverse difficoltà che, come tutte le imprese da ormai più di 5 anni a questa parte, si interpongono nei loro piani aziendali.
I due hanno parlato delle difficoltà del mercato italiano, calato del 60%, esponendo più volte l’idea che le finanze simili a quelle del biennio “08-09” non torneranno; in relazione dunque a queste difficoltà, dapprima è stato chiuso lo stabilimento di Piacenza (lasciando senza posto di lavoro 220 operai) per poi continuare questo percorso di rinnovamento in territorio aviglianese. Infine è stato ribadito che a fine 2014 scadrà la cassa integrazione e 49 lavoratori saranno lasciati a casa.
Essendo un consiglio comunale aperto, c’è stata la possibilità di replicare alle affermazioni della Azimut, il primo a prendere parola è stato Milesi, un sindacalista della CGIL, poi seguito da Carasso della COBAS, e ancora dal signor Maso e da altri.
Tutti gli interventi dei sindacalisti avevano dei punti cardine. Il paradosso e la contraddizione maggiore della Azimut, che ha destato incredulità, è la nuova politica aziendale: da un lato licenzierà 49 dipendenti con contratto stabile, per poi assumere invece 33 interinali (precari e con meno tutele). I sindacalisti hanno spiegato che i 49 lavoratori in realtà non siano direttamente nella catena produttiva, ma vengono definiti “indiretti” perchè svolgono altre mansioni (impiegati, pulizia ecc).
Circa la metà di loro ha problemi di salute, tali da non permettergli di poter sperare in un eventuale ricollocamento in altre aziende o da altre parti. Altro punto forte dei discorsi dei sindacati è stata la proposta di demansionamento e riqualificazione del personale, o tutt’al più di un impiego part-time di queste 49 persone all’interno ovviamente di Azimut, per salvare i posti di lavoro. E’ stato infatti ribadito più volte che non si vuole “erigere un muro” tra il sindacato e la dirigenza, ma che allo stesso tempo non ci si potrà accordare sui licenziamenti.
I DUBBI SULLE FUTURE PRODUZIONI
Altri punti sula quale hanno chiesto delucidazioni le persone del sindacato riguardano la sensazione che si percepisce da tempo: ovvero che lo stabilimento di Avigliana diventi solo un centro di prototipia e non di produzione. Ci sono in ballo due nuovi modelli di Yacht per i prossimi anni, il “72 fly” ed il “53 Magellano”, l’interrogativo posto alla Azimut è perchè non vengano prodotti sul nostro territorio.
I due rappresentati dell’azienda presenti in consiglio comunale hanno temporeggiato su questo argomento, parlando di “creazione di condizioni favorevoli per poterli costruire ad Avigliana”.
Di contro i sindacati voglio sapere quali sono queste condizioni, e puntano forte al dialogo per potere trovare una soluzione che possa aggradare abbastanza tutti, a partire dai lavoratori, che, come è stato più volte sottolineato hanno già risposto con dei tagli sul proprio salario a quella “flessibilità” tanto agognata dai dirigenti.
Dopo questa fase di confronto diretto tra le parti in causa, con i cittadini e gli operai che si facevano talvolta sentire con applausi indirizzati a chi parlava in loro rappresentanza, ha preso la parola prima il consigliere comunale Picciotto e poi il consigliere comunale (ed ex sindaco) Carla Mattioli: il primo si è definito “allibito” da come stanno evolvendosi le vicende, ricordando ai due dottori che l’Azimut non deve dimenticarsi di puntare sulla qualità, e che questa scaturisce dalla valorizzazione del singolo lavoratore; l’ex sindaco invece ha fatto tornare a mente le scelte urbanistiche importanti fatte dalle amministrazioni passate e attuali, per mantenere aperto lo stabilimento, alludendo allo spostamento attuato dalla “zona industriale” in viale dei Mareschi, dove l’Azimut era in affitto, all’attuale locazione nei pressi dell’ imbocco dell’autostrada, dove è stato concesso all’azienda di acquistare quel territorio.
Il consiglio si è poi concluso con le brevi ma significative parole dei sindaci di Buttigliera e di Sant’Ambrogio, Ruzzola e Fracchia: hanno ricordato l’importanza di non perdere determinate attività industriali in Val Susa, che comunque sono tradizionalmente radicate in questa zona, e quindi sarebbero da preservare. Inoltre hanno proposto all’Azimut di avviare nuovi modelli di rapporti sindacali, come quello tedesco dove la progettazione è condivisa con i lavoratori e quindi vi è un confronto operai-dirigenza sui progetti industriali.