Il 24 aprile sono stati intitolati a Carlo Grieco, aviglianese internato militare ed uno degli eroi di Unterluss, i giardini pubblici di Avigliana. La cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco Patrizio, delle autorità locali e degli associati della sezione Anpi. All’eroico cittadino, originario di Trani, sono stati dedicati i giardini vicino alla stazione ferroviaria, tra viale Roma e via Luigi Einaudi, a due passi dalla scuola elementare Rodari. «Una zona frequentatissima da ragazzi e bambini – spiega Andrea Parodi, nipote di Carlo Grieco – ed è una gioia per zia Gina, la moglie di Carlo, che è stata maestra ad Avigliana». Una semplice cerimonia, alla quale era anche presente Mario Grieco, fratello di Carlo, con la scopertura della targa da parte del sindaco Patrizio.
Gli eroi di Unterluss (da Wikipedia)
Con i 44 eroi di Unterlüss si fa riferimento ad un avvenimento storico della seconda guerra mondiale avvenuto il 24 febbraio1945 quando 44 ufficiali del Regio Esercito italiano, presi prigionieri dai tedeschi in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, si ribellarono alle imposizioni tedesche sostituendosi a 21 loro compagni scelti per la fucilazione. L’episodio nacque dall’originale rifiuto di 214 ufficiali del Regio Esercito Italiano che, dopo l’8 settembre 1943, presi prigionieri dai tedeschi, si rifiutarono di sottoscrivere l’adesione alla Repubblica Sociale Italiana. Classificati come Internati Militari Italiani (per non riconoscere loro le garanzie della Convenzione di Ginevra), furono impiegati coattivamente in lavori pesanti nei campi di concentramento tedeschi e polacchi.
Il 16 febbraio 1945, rinchiusi presso l’Oflag 83 di Wietzendorf, furono trasferiti nell’aeroporto di Dedelsdorf ormai in disuso in cui sarebbe dovuto essere un campo “civetta” su cui attirare i bombardamenti Alleati destinati, altrimenti verso altri bersagli.
Gli ufficiali italiani si rifiutarono di collaborare con i tedeschi e dopo qualche giorno di opposizione, il 24 febbraio 1945 un ufficiale della Gestapo con un reparto di SS scelse 21 prigionieri a caso dal gruppo dei dissidenti minacciandone lafucilazione immediata, ma 44 ufficiali italiani si offrirono volontariamente al posto dei compagni. Dopo alcune ore di consiglio i tedeschi, sorpresi e particolarmente colpiti dal gesto eroico dei militari italiani, decisero di avviarli alla “rieducazione al lavoro”, disponendo l’immediato trasferimento nel campo di concentramento di Unterlüss, tra i più duri di tutta la Germania[1], dove furono sottoposti fino all’aprile successivo a lavori forzati, torture, sfruttamenti e a un trattamento di stenti in cui soffrirono la fame.
Sei di loro morirono, tre di questi furono uccisi dalle botte dei sorveglianti tra i quali il tenente Alberto Pepe di Teramo e il tenente Giuliano Nicolini di Stresa. Il sottotenente Giorgio Tagliente di Taranto fu picchiato a morte e finito con un colpo alla nuca. Pepe e Nicolini, insieme a Balboni, Anelli e Rinaudo furono insigniti del grado di capitano e della medaglia d’argento al valor militare alla memoria. La liberazione dei 38 sopravvissuti avvenne il 9 aprile 1945. L’episodio è testimoniato sia da dichiarazioni rilasciate alla Croce Rossa Internazionale subito dopo la guerra da cittadini tedeschi presenti nel campo, tra cui il signor Otto Wahl di Unterlüss e dai resoconti dei sopravvissuti.
Con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri[2] i 44 eroi di Unterlüss sono stati insigniti della Medaglia d’onore ai deportati e internati nei lager nazisti[3] e di un encomio solenne (contenuta nel B.U. del Ministero della Difesa del 1949, disp. 6 pag. 1022).