BARDONECCHIA, AD AGOSTO RIAPRE IL MUSEO FORTE BRAMAFAM

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dalla SEGRETERIA DEL MUSEO FORTE BRAMAFAM

BARDONECCHIA – A partire dal 1° agosto inizia la stagione di visite 2020 per il Museo Forte Bramafam a Bardonecchia, nell’anno che segna il 25° anniversario della consegna di quello che un tempo era un rudere abbandonato e saccheggiato all’A.S.S.A.M. (Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare) che ne ha curato la rinascita.

Da allora il tricolore sventola tutto l’anno sul pennone del Forte Bramafam che domina la conca della Alta Val di Susa, ed è il simbolo della nuova vita della fortezza iniziata il 18 maggio 1995, quando l’A.S.S.A.M. (Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare), prendeva formale consegna dal Demanio, sulla piazza d’armi, di ciò che restava del Forte, vilipeso da decenni di abbandono e saccheggio.

Una ricorrenza che si sarebbe voluta celebrare in modo adeguato, ma che la pandemia ha impedito, ritardando invece la tradizionale apertura estiva prevista al mese di giugno.

Da quel giorno del 1995 si è avviato un cantiere di recupero che dura da 25 anni: al centro dell’iniziativa la realizzazione di un Museo sulla storia del Regio Esercito. Oggi attraverso 39 sale espositive, il Forte ospita una serie di attente ricostruzioni ambientali, completate da 180 manichini con indosso uniformi originali, 74 artiglierie di diverse epoche e oltre 2000 reperti storici: al Forte Bramafam si racconta la storia militare d’Italia dal 1890 al 1945.

Una storia attenta ai particolari, alle vicende della quotidianità, dove le vite degli uomini che hanno soggiornato o sono passati al Forte e che hanno servito sulle montagne fortificate delle Alpi Occidentali, dal Moncenisio alla Alta Val Chisone, riemergono dal flusso del tempo, con piccole e grandi storie, come quelle dei militari italiani, dei prigionieri austriaci della Prima Guerra Mondiale, dei soldati tedeschi.

Il progetto di recupero si è incentrato su ricostruzioni di ambienti suddivisi per periodi storici successivi, dal forte di fine ‘’00, alla Guerra di Libia e poi sino alla Prima Guerra Mondiale, il periodo della nascita della G.A.F., la Battaglia delle Alpi del 1940, la tragica spedizione in Russia delle Truppe Alpine e infine i giorni tra l’8 settembre e la fine del conflitto mondiale, fra occupazione germanica, R.S.I. e Resistenza.

Infine, in senso cronologico, ospita una robusta collezione di artiglierie grazie alla collaborazione avviata col Museo Nazionale di Artiglieria. L’impostazione scelta dal Museo è stata quella di porre al centro della narrazione il “bene” storico: uniformi, documenti, armi, oggetti personali, per conservare e tramandare la memoria.

In questi anni il Museo ha superato abbondantemente i 100.000 visitatori, molti dei quali sono già ritornati anche più volte in questi anni al Forte, ed è ai vertici di gradimento e popolarità fra i Musei europei di Storia Militare e forse è più conosciuto in Europa che in “casa”.

Pier Giorgio Corino, fra i fondatori dell’A.S.S.A.M. è anche il direttore del museo nonché ideatore e progettista dell’intero impianto museale, racconta la storia di questo “cantiere” mai interrotto.

“Alcuni di noi non ci sono più, ma la gran parte è ancora qui a lavorare con la “lucida follia visionaria” di allora, per fortuna con alcuni giovani che si sono uniti al gruppo fatto da entusiasti volontari, che cura la gestione del Museo, degli allestimenti, i restauri e le mostre. L’obiettivo primario è stato raggiunto. Abbiamo salvato un bene straordinario dall’oblio e dallo sfascio e un passo alla volta gli abbiamo ridato dignità. Con orgoglio rivendichiamo di essere stati il primo Museo completamente sostenuto e gestito da privati ad essere accreditato dalla Regione Piemonte. Insieme al recupero strutturale abbiamo via via creato gli allestimenti ambientali, con acquisizione di una notevole quantità di materiale storico che ci ha permesso di ridare vita alla struttura rendendola un percorso museale quasi unico nel suo genere in Italia”.

Continua Corino: “La prima uniforme è arrivata qui nel 1998. Ne è passato di tempo. Oggi è cambiato il rapporto nel reperimento del materiale storico. Sono moltissimi coloro che si rivolgono a noi per consegnarci oggetti e reperti “perché non vadano perduti”. E questa è la soddisfazione più grande. Essere considerati uno strumento per la conservazione della memoria”.

Un lavoro immane iniziato sporcandosi le mani con lo sgombero di tonnellate di macerie, di vegetazione di invasione e culminato con qualche epica risalita al forte di artiglierie lungo la strada militare che dopo il Bramafam raggiunge Punta Colomion. Al recupero della struttura, con investimenti di oltre due milioni di euro, hanno contribuito all’inizio la Regione Piemonte, e anche il Comune di Bardonecchia, tuttavia sono stati soprattutto le fondazioni: la Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, e Fondazione Magnetto a sostenerlo.

Ma nel conto vanno messe almeno 80.000 ore di lavoro volontario, il denaro esborsato di tasca propria, e la fatica di rompere il “muro del silenzio” che per decenni dopo la guerra ha circondato non solo la memoria dei fatti militari del Paese, fatica oggi orgogliosamente ripagata.

Spiega ancora Corino: “Cerchiamo così di riportare indietro l’orologio della storia, ma sempre sforzandoci di trasmettere al visitatore la sensazione di un’immersione nella vita quotidiana delle persone che hanno attraversato, vissuto e fatto quelle epoche. Per questo per noi sono importanti anche i piccoli oggetti come un pettine o una lettera personale. Dietro ogni piccolo manufatto, sia una pietra o un piccolo attrezzo c’è un racconto che dobbiamo imparare a riconoscere, leggere e tramandare”.

A questo proposito è significativa la storia del tenente Francesco Antonio Della Beffa, ufficiale d’artiglieria distaccato nel 1939 a Bardonecchia all’VIIIº Settore di copertura della GAF. Un po’ il Tenente Drogo del Bramafam, un militare colto, poliedrico, appassionato fotografo, esperto di botanica, che organizzò negli anni del conflitto a Forte Bramafam corsi per l’alfabetizzazione dei soldati. Un antesignano del Maestro Alberto Manzi. Tanto che il suo Colonnello lo assecondò intelligentemente inviando al Bramafam tutti i soldati che gli risultavano analfabeti.

Un personaggio di grande spessore anche morale, il cui spirito libero è ben riportato nei suoi diari redatti negli anni di guerra, e che diversi di quei suoi soldati, ringraziarono riconoscenti dopo il 1945, scrivendogli che grazie a lui ed aver imparato a leggere e scrivere avevano trovato lavoro.

“Sono queste le storie che vanno raccontate. Dobbiamo capire che il nostro passato è una finestra temporale, attraverso la quale possiamo comprendere meglio i tempi che viviamo in questa Europa nata dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Che sarà imperfetta, ma ci consente di non considerare la guerra come evento sempre imminente o possibile. E ricordare che anche i grandi avvenimenti passano attraverso la storia delle persone. Agli errori della storia non si può rimediare. Si può solo imparare per non ripeterli” – conclude Corino.

Il Museo Forte Bramafam sarà aperto per tutto il mese di agosto i sabati e le domeniche dei mesi di settembre e ottobre. Lorario di visita è dalle ore 10 alle 18.30 con ultimo ingresso alle 17. La durata della visita è di due4 massimo tre ore. Quest’anno le visite guidate sono state sospese.

Si ricorda che l’ingresso verrà effettuato su prenotazione obbligatorio nel rispetto alle normative anti Covid-19. Per aggiornamenti sulle msotre e maggiori informazioni contattare i numeri telefonici 377-3496355 (dalle ore 10 fino alle 17) e 333-6020192 (Info Line) oppure visitare la pagina Facebook del Forte Bramafam e il sito www.fortebramafam.it.

COME RAGGIUNGERE IL MUSEO FORTE BRAMAFAM DI BARDONECCHIA

In automobile: dalla SS 335, circa un chilometro prima di arrivare a Bardonecchia, imboccare il sottopasso della ferrovia e subito sulla destra superare la Dora su un ponte, da qui risalire sino a Cappella Sant’Anna. Lasciata l’automobile si prosegue a piedi per il forte per circa 300 metri.

In mountain bike o a piedi: da Bardonecchia, con partenza da Campo Smith con una passeggiata di circa quattro chilometri nel bosco, attraverso lo sterrato per Bivio Quattro Strade/Colomion, e proseguendo poi verso Sant’Anna e il Forte, oppure dal sentiero che parte dalla Fontana Giolitti.

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