In tempi di crisi, cosa c’è di meglio che cercare un lavoro molto ambito, a due passi da casa, e soprattutto a tempo indeterminato? E’ una vicenda curiosa che sta avvenendo a Bardonecchia in questi giorni, e che merita di essere raccontata. Il consiglio di amministrazione dell’associazione “Scuola dell’infanzia Monsignor Bellando”, alcune settimane fa, ha dato le dimissioni in blocco. Motivo dell’addio? Tre dei cinque consiglieri sono direttamente interessati all’incarico di segretaria, per farsi assumere nella stessa scuola.
Per la precisione, hanno presentato la loro candidatura l’ex presidente e l’ex vicepresidente dell’associazione, nonchè la moglie di uno degli ex consiglieri, che erano in carica fino a venerdì 9 ottobre. Questo cda era stato appena rinnovato nei primi mesi del 2015.
Ma per mandare il curriculum e lavorare nella stessa scuola, era ovviamente necessario lasciare la “poltrona” di amministratore dello stesso istituto: da qui la scelta di abbandonare l’incarico. Tutto nasce dalle improvvise dimissioni che l’ex segretaria della Bellando ha dato a fine settembre.
Successivamente, il 28 settembre, l’ormai ex presidente della scuola aveva appeso in bacheca l’avviso per i genitori, in cui informava che il cda invitava “chi fosse interessato al posto di segretaria, a presentare il proprio curriculum vitae, consegnandolo alle maestre”. Fino a pochi giorni fa erano arrivate a scuole già una ventina di candidature, a cui sicuramente se ne aggiungeranno altre.
Ma tra i candidati all’impiego, però, ci sono anche gli stessi componenti del Cda appena dimissionato. Proprio per questo, venerdì 9 ottobre, è stata indetta l’assemblea dei genitori per eleggere il nuovo presidente e i nuovi amministratori della scuola.
A seguito delle votazioni, è stato scelto il nuovo presidente, Cristiano Paisio, insieme a Fabio Maset, Elisa Micai, Roger Durante e Valentina Minasso. In questo modo i componenti dell’ex cda, dimissionato in blocco, potranno candidarsi senza problemi, sperando di essere assunti dalla scuola dell’infanzia “Monsignor Bellando”.
Tutta la vicenda ha suscitato parecchi malumori tra le famiglie, tra cui quelli di una mamma, che ha scritto una lettera aperta agli altri genitori, alla scuola e al Comune (nelle persone del sindaco Borgis e all’assessore Cicconi). Malumori che nascono dal fatto che la scuola dell’infanzia di Bardonecchia, paritaria e cattolica, viene finanziata dalle stesse famiglie, che pagano all’associazione che gestisce la scuola, una retta di 150 euro mensili per ogni bambino, a cui si aggiungono i contributi annui del Comune di Bardonecchia (74.500 euro), della Regione Piemonte (circa 30.000 euro) e dello Stato (due anni aveva erogato circa 41.000 euro). Ai benefit bisogna aggiungere che la scuola viene ospitata nei locali comunali, e tutte le spese di gestione (riscaldamento, ecc.) sono a carico del Comune. E’ un caso abbastanza particolare: tutti gli altri paesi della zona hanno al scuola dell’infanzia pubblica (Oulx, Sestriere, Sauze d’Oulx, Cesana, ecc.) mentre Bardonecchia da anni ha sempre scelto di gestirla privatamente, attraverso una convenzione tra l’associazione “Scuola dell’Infanzia Monsignor Bellando” e il Comune.
Nella lettera, tra le varie cose, la mamma solleva delle perplessità proprio sull’imminente assunzione della nuova segreteria alla scuola materna: “La scuola deve pagare un’addetta alla segreteria assunta con contratto a tempo indeterminato a 25/30 ore settimanali oltre ad un commercialista esterno con costi assurdi, rispetto al servizio effettivamente prestato”.
Secondo il genitore, l’occasione di scegliere la nuova segretaria può servire “per valutare concretamente l’opportunità di assumere personale con un numero decisamente più ridotto di ore settimanali, e con una diversa e più conveniente tipologia di contratto. Si fa presente che in scuole come la nostra, parificate e con indirizzo cattolico, la mansione di segreteria è spesso svolta da volontari in pensione, scelta che non comporta costi”.
Per questa mamma “non si possono continuare a creare posti di lavoro sicuri e ben remunerati, quando ci sono famiglie costrette a fare grossi sacrifici, o a tenersi i bambini a casa, perchè non si possono permettere una retta che, in altri Comuni, con il loro reddito, non pagherebbero o pagherebbero in misura assai minore, grazie ad una corretta o diversa ripartizione dei fondi stanziati dagli enti pubblici”.