Fermato a Bardonecchia un afgano sospetto. La polizia lo ha bloccato durante uno dei controlli sui treni TGV che si fermano nella stazione valsusina, provenienti da Parigi e con destinazione Torino e Milano. Si tratta di Nassim Lagani, ed è attualmente recluso al Cie di Torino. L’uomo aveva nel suo zaino ben 6 cellulari, uno satellitare e 23 schede telefoniche sim intestate a 23 persone diverse. Ma la cosa più inquietante riguarda il contenuto che c’era nei cellulari: foto di guerriglieri dell’Isis con delle teste tagliate, immagini dei combattimenti e della guerra in Siria e Iraq. Uno dei telefonini, quello che conteneva una foto di un bonifico di 2000 sterline, Nassim ha detto di averlo raccolto per strada.
Dopo il fermo, la polizia l’ha accusato di reato di ricettazione ed è stato portato precauzionalmente in carcere a Torino: ma poi è stato scarcerato dal Gip, come spiega a La Stampa l’avvocato Andrea Battisti: “Il mio cliente non è stato in grado di dire dove e come aveva trovato o acquistato i cellulari. Se in Francia, Inghilterra o Italia. Dunque, niente ricettazione, non è stato possibile accertare il reato che gli era stato contestato”. L’afgano ha dichiarato al pm di aver vissuto 10 anni a Londra, e che era diretto in Italia per chiedere asilo politico, in quanto sarebbe scappato dalla sua terra d’origine perché “un suo zio talebano voleva farmi combattere”. L’interrogatorio è avvenuto in lingua Pashtun, grazie ad un interprete arrivato appositamente da Roma sotto scorta, perché l’uomo fermato a Bardonecchia non parla l’italiano, e neppure l’inglese o francese.
“Gli hanno chiesto dove avesse risieduto in tutti questi anni a Londra, e con chi. Ha risposto di non ricordarselo, di non saperlo – ha aggiunto l’avvocato Battisti al quotidiano torinese – ho svolto la funzione di difensore rispettando la deontologia professionale – dice Battisti – però come uomo e cittadino sono rimasto francamente stupito di questa situazione”.
Anche sulle immagini che aveva sul cellulare riferite alla Siria, non ha dato spiegazioni, e probabilmente potrebbe stato lui stesso a scattarle. Rimangono i dubbi su cosa volesse fare a Roma, aldilà della richiesta di asilo politico, avendo con sé 23 schede sim e sei cellulari. Le indagini dei prossimi giorni potranno dire qualcosa di più, anche perché sembra che Nassim Lagani fosse stato fotosegnalato in passato, e che le sue impronte digitali, siano già inserite nelle banche dati delle forze dell’ordine.
penso che stia mentendo spudoratamente.dice di aver vissuto 10 anni in Inghilterra senza ricordarsi dove?e in più non sa parlare l’inglese,come ha comunicato in quei 10 anni?
Non ho capito: E’ stato scarcerato? Cosa doveva fare per essere “tenuto dentro” ; avere le teste nello zaino?