di ANTONELLA ZOGGIA E CATERINA AGUS (Consiglieri di opposizione a Bussoleno)
BUSSOLENO – Ringraziamo ancora il Comune per l’informazione inerente la Comunicazione della Regione, con la quale viene ulteriormente spostata in avanti la data da cui si possono bruciare i residui vegetali (spostata dal 31 marzo al 15 aprile) e, ancor peggio anticipata la data del 1° di novembre al 15 di settembre, oltre ad assurde disposizioni in materia di smaltimento di liquami.
Tale decisione blocca di fatto l’anticipazione richiesta dalla consigliera Antonella Zoggia e, fino al 26 di febbraio scorso consentita, di anticipare al 15 marzo la possibilità di bruciare, naturalmente sotto lo stretto controllo dei proprietari o di un addetto.
Chi coltiva la vite, chi cura un frutteto, chi coltiva ortaggi o chi si attiene ad un’ordinanza comunale con la quale viene obbligato a sfrondare piante e cespugli, ben sa che i residui di potatura possono essere smaltiti solamente con la bruciatura; il pericolo di lasciarla per mesi, nei campi alla mercé di chiunque, può essere ben peggiore!
Non possiamo che considerare incredibili queste scelte che vanno ancora una volta contro il buon senso e la ormai residuale attività agricola nel nostro paese. Nel testo del documento scopriamo ancora che il nostro Comune, come altri limitrofi, viene considerato “comune collinare”.
Riteniamo doveroso segnalare o forse solo ricordare agli amministratori di maggioranza, se utile per fare valere le ragioni del buon senso e “dell’economia verde” tanto nominata e sbandierata in questi mesi e giorni, che il Comune di Bussoleno è da sempre annoverato tra i “Comuni Montani” e non collinari, prova ne sia, ad esempio, che i terreni agricoli non vengono tassati ai fini IMU proprio perché all’interno di un Comune Montano.
Non è possibile decidere di far cambiare posizione a seconda della necessità!!
CHIEDIAMO
al Sindaco, alla Giunta ed ai Consiglieri di maggioranza tutti di farsi portavoce presso gli enti ed organismi sovracomunali (Unione Montana, Uncem, Coldiretti) al fine di fare annullare una disposizione iniqua, che si basa su dati errati (Comune collinare!) e che darebbe un ulteriore colpo di grazia ad una già precaria agricoltura locale o di integrazione al reddito in un momento particolarmente difficile oltre che da un punto di vista medico anche economico, oltre alla quasi certezza di ulteriori abbandoni di fondi comunali.
Il nostro territorio ha visto negli anni passati un timido ritorno alla coltivazione (mi riferisco ad esempio ai castagneti ed ai nuovi piccoli impianti di noccioli) ed alla creazione di piccole aziende agricole. Si attivino Sindaco, Giunta e Consiglieri per difendere queste piccole realtà che in un momento di difficoltà possono fare la differenza nel bilancio famigliare.
Restiamo in attesa di informazioni in merito e salutiamo cordialmente.
Sicuramente siamo un Comune montano ma questo non vuol dire dare il “via libera” al bruciare le “ramaglie”……
faccio un copia incolla di un articolo sulla questione:
Una delle pratiche più diffuse di questo periodo di inizio primavera..è senz’altro quella di bruciare ramaglie, foglie, residui vegetali e sterpaglie..
Falò nei quali finisce spesso qualche pezzo di telo di plastica, rete di sostegno di fagioli o altri scarti non vegetali. Un aggiunta che rende ancora più impattante e inquinante questa pratica dura da debellare.
Infatti bruciare significa inquinare.. bruciare residui vegetali sprigiona sostanza decisamente inquinanti in primis il benz(a)pirene
(dal sito dell ARPAV)…”Tra questi il benzo(a)pirene (BaP) è il componente più studiato per la sua ampia diffusione nell’ambiente a concentrazioni efficienti e per l’elevata tossicità.
E’ oggetto di attento studio anche il possibile effetto mutagenoe cancerogenodi miscele di IPA. Va sottolineato che gli IPA possono interagire con altre sostanze cancerogene presenti nell’ambiente, potenziandone l’effetto. Nell’animale da esperimento sono stati evidenziati anche numerosi effetti tossici, diversi dal cancro, a carico della cute, dell’apparato respiratorio, del sistema immunitario e del sistema riproduttivo..
Da non dimenticare che dai vari falò vengono sprigionate diossine, benzene, monossido di carbonio, polveri sottili, in quantità molto preoccupanti..per non parlare dei vari residui da potature di alberi, viti, coltivazioni super trattate con prodotti chimici di sintesi..
Ma oltre alla seria minaccia alla salubrità dell’ambiente e alla salute di tutti noi, è
decisamente sciocco bruciare del materiale che debitamente compostato puo’ fornirci dell’ottima sostanza organica, di cui i nostri campi e orti hanno spesso estremo bisogno.
Rispetto ai giardini inoltre c’è la possibilità di farsi portare via le ramaglia dall’ACSEL …senza costi….ed è meglio che bruciare…considerati i rischi e l’inquinamento dell’aria.
Maledetti untori! Ecco la causa dei focolai!
La città capoluogo si avvicina con le sue limitazioni e i suoi divieti per combattere le micropolveri. Stanno già estendendo le limitazioni per i veicoli come se tutti avessero i soldi per comprare una nuova auto.
Decenni fa non c’era Acsel e tutti bruciavano le sterpaglie, residui di potature o ricci delle castagne….non mi pare che qualcuno sia morto di avvelenamento ambientale. Forse con tutti gli uffici pubblici ch oggi tengono il riscaldamento perennemente acceso nei festivi i comunque anche quando sono vuoti……..credo sia più facile….