DI ANTONELLA ZOGGIA – Già Consigliere nel Comune di Bussoleno
Ogni anno, a partire dal 2004 per decisione del Parlamento, l’Italia celebra, il 10 febbraio, il Giorno del Ricordo, dedicato alla commemorazione di migliaia di vittime che tra il 1943 e il 1947 vennero catturate, uccise e gettate nelle cavità carsiche dell’Istria e della Dalmazia, le cosiddette foibe, dai partigiani jugoslavi di Tito.
Tra il maggio ed il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra, alcuni di loro hanno trovato ospitalità nella nostra Valle ed in particolare a Bussoleno, altri furono uccisi con estrema crudeltà o deportati nei campi sloveni e croati.
Nelle foibe i condannati venivano legati tra loro con un fil di ferro stretto ai polsi e fucilati in modo che si trascinassero nelle cavità gli uni con gli altri.
Si tratta di una orribile e dolorosa vicenda della storia italiana del Novecento, troppo a lungo trascurata o volutamente ignorata e che, con la sua commemorazione, ci consente di non dimenticare tutte le cosiddette “pulizie etniche” e di ribadire il valore della pace.
Il silenzio, le sacche di deprecabile negazionismo militante o il riduzionismo, sono gli ostacoli contro cui si deve ancora combattere per questa sciagura nazionale oltre ad un altro avversario da vincere, quello dell’indifferenza, del disinteresse e della noncuranza.
Finalmente, con il riconoscimento da parte del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, questo velo di ipocrisia è stato sollevato; a noi cittadini il compito di essere partecipi ed attivi per aiutare a stimolare la conoscenza e conservare vivo il ricordo.
Nel 2021 ho iniziato a portare avanti la mia piccola battaglia per dedicare alle “Vittime delle Foibe” una panchina in Piazzetta del Moro, da affiancare a quella rossa già intestata alla “Violenza di genere”, e facendo mia la tesi che asserisce che i colori possono stimolare la mente umana provocando delle emozioni particolari, avrei voluto che venisse verniciata di BLU INTENSO perché il blu è il colore che più rappresenta la pace e l’armonia del ricordo.
Purtroppo la mia battaglia non ha trovato condivisione nella maggioranza che allora amministrava Bussoleno ma, coerentemente e caparbiamente sarà mia cura rinnovarla e riproporla.
Nel frattempo mi piace pensare che, passando per Via Traforo e buttando un occhio verso la Piazzetta del Moro o, “del giornalaio” ognuno di noi possa immaginare una panchina blu intenso dedicata alle Vittime Istriane e Dalmate delle Foibe e a loro dedicare un pensiero!
Onore e ricordo per le vittime Innocenti delle foibe, triste e vigliacca conseguenza del tallone nazi fascista sulle popolazioni slave.
qualcuno dia una tola di vernice bleu a questa signora!
onu88 eccede in provocazione.
L’oppressione fascio nazista ne è una componente essenziale ma non la sola.
L’espansione territoriale titina e poi yugoslava ebbero l’avallo dei vincitori sin da Yalta.
L’Italia perdente lasciò a pagare la sua comunità più esposta forse potendo fare di meglio, specialmente a guerra conclusa.
Dando il giusto peso bisogna non parlare di pulizia etnica perché tale non fu, feroce barbarie sì e come tale un ricordo è doveroso per tutti.
Anche con una panchina laddove sarebbe meglio un rigoroso riesame storico da portare nelle scuole, rigoroso e non artficiosamente di parte.
Avete rotto il cazzo con panchine di qualsivoglia colore e commemorazioni ogni giorno dell’anno. Ma non avete di meglio da fare nel presente che vivere nel passato?
Brava Antonella! Che si metta al lavoro chi vuol fornirti di vernice, invece di parlare a vanvera.
Brava Antonella! Non dimentichiamo, nonostante gli insofferenti..
A differenza di chi si nasconde dietro l’anonimato io metto nome e cognome.
Sinceramente chi si gira dall’altra parte è complice di questi massacri. Un plauso al Sindaco di Bussoleno che ha voluto commemorare il GIORNO DEL RICORDO inaugurando in Piazzetta del giornalaio una panchina, la terza di quattro, dedicata a tutte le vittime delle foibe, in particolare a Norma Cossetto, ragazza ventenne picchiata, violentata e gettata viva nelle cavità carsiche. L’appuntamento è continuato in una Sala Consigliare gremita, dove i professori Gianni Oliva e Giuseppe Parlato, con il giornalista Marco Margrita a moderare il dialogo, hanno presentato la complessa situazione del confine orientale italiano durante ed alla fine della seconda guerra mondiale. Una narrazione approfondita, storica e non ideologica che ha consentito ai presenti di ascoltare una serena analisi sui tragici fatti giuliano dalmati. La serata si è conclusa con l’intervento di Dario Prodan dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Torino che ha, con l’aiuto di diapositive dell’istituto LUCE, ricordato l’esilio dei profughi e la nascita del Villaggio torinese di Santa Caterina.
A Bussoleno le giunte precedenti si erano sempre opposte alla commemorazione, nonostante il Giorno del ricordo sia una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata