da “OBIETTIVO BUSSOLENO”
BUSSOLENO – Oggi, giovedì 10 febbraio, Bussoleno vive il Giorno del Ricordo, in modo diffuso, senza un luogo, senza una lapide, senza, come usa ora, il posizionamento di una panchina, per il rifiuto della maggioranza in Comune.
L’immaginazione e la fantasia mi hanno aiutato a far nascere una “panchina immaginaria”, dipinta di blu intenso che, nel linguaggio dei colori, significa pace, tolleranza; una panchina che ogni cittadino di Bussoleno, se vorrà, potrà posizionare virtualmente nel luogo che ritiene più idoneo, dedicando così un pensiero a queste vittime dimenticate.
Bussoleno, oggi, ricorda la storia degli esuli italiani tra gli anni 1945 e 1947, e lo fa senza un luogo fisico in cui commuoversi, riflettere sugli orrori della guerra e quelli, ancora più tremendi, dell’oblìo!
Come Capogruppo consigliare, a completare il progetto, ho invitato un rappresentate istituzionale della Regione Piemonte che porta avanti da anni il programma “Giorno del Ricordo” nelle scuole superiori e nelle biblioteche, luogo naturale di cultura, a portare un messaggio, un libro, patrimonio culturale di tutti e non solo di una parte.
Anche in questa, come in altre occasioni, uno sparuto gruppo di cittadini sotto le bandiere più disparate oltre all’amministrazione comunale, hanno duramente e nei modi a loro consoni, criticato l’iniziativa.
Abbiamo preferito sospendere e rimandare; abbiamo preferito non creare attriti e ancora una volta pensare a tutti.
Il sindaco, la sua giunta, quei pochi che hanno disapprovato, sappiano che con la loro azione non hanno solo offeso noi e tutte le persone di Bussoleno che condividono e chiedono la celebrazione del ricordo di questo massacro e non hanno solo insultato l’Assessore Regionale Maurizio Marrone.
Con la loro condotta hanno insultato migliaia di italiani che lasciarono le loro case, i loro affetti e la loro vita in tre provincie italiane; hanno offeso la memoria di quanti fino all’ultimo, nella zona B di Trieste credettero in un Italia unita e solidale.
Hanno offeso quanti furono uccisi, uomini, donne, avvocati, maestri, artigiani, partigiani e quanti furono buttati nel Carso perché italiani, in una pulizia etnica simile a quella tristemente ricordata nell’ambito del Giorno della Memoria.
Agli Istriani, Giuliani e Dalmati non è stata concessa scelta: o la morte o l’esilio.
Paesi a noi vicini, Sant’Antonino, Condove, Alpignano e Rivoli hanno saputo ben interpretare questa sensibilità da troppo tempo rimossa e dimenticata. Bussoleno, almeno una parte di esso, ci sta lavorando.
In ogni caso, per come abbiamo potuto, l’intenzione era di parlare di foibe e di esuli e, sicuramente, in questi giorni a Bussoleno di foibe e di esuli si è parlato tantissimo: MISSIONE COMPIUTA!
Quindi Marrone se ne è restato a casa sua.
Meglio così, per Tutt* ed anche per la serietà che questa dovuta memoria richiede.
Ancora una volta ci troviamo a combattere l’ottusità di chi utilizza la politica dividendo in modo manicheo ed estremistico, morti da ricordare e morti da scordare, o meglio ancora da nascondere. Vergognoso e doloroso. Mi domando quale insegnamento possano riservare ai loro figli persone tanto sciocche da negare evidenze storiche.
Nel giorno della memoria che ricorda la tragedia degli italiani trucidati nelle foibe dai partigiani comunisti jugoslavi può purtroppo succedere che alcuni non vogliano che si parli di questi argomenti. Si viene subito tacciati di revisionismo . Solo parlarne può anche significare essere indicati come fascisti. Questo succede poiché una parte politica non ha ancora fatto i conti con il suo passato. Mentre quei criminali di nazisti e fascisti hanno giustamente già conosciuto la condanna unanime della storia, i crimini perpetrati in nome del comunismo in URSS ed in tutta l’Europa orientale a danno di quelle sfortunate popolazioni, non sono ancora state condannate dalla storia. Ci sono sempre dei e dei ma dei distinguo quando basterebbe chiamare assassini coloro che li hanno perpetrati ai danni di milioni di uomini. Non concedere una incondizionata e totale solidarietà a quei poveri italiani rientra in quanto descritto sin qui. Ricordare è condividere il più possibile è l’unica arma che ogni uomo cosiddetto tale ha per evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi.
Bravo Renato bravo, per quella verità storica che tu hai sottolineato, e che ancora una volta una parte della nostra societa civile con pignola è cinca ipocrisia si rifiuta di accettare. Non cambiano, non cambiano, non cambiano.
Senza dimenticare le vittime del 2022: Putin e il suo governo, in Russia, perseguita con violenza inaudita le minoranze religiose e di altro tipo con confische, arresti, torture nei commissariati, costrizione delle persone in casa che così non possono neppure recarsi al lavoro, multe molto elevate e così via…ma anche questi episodi contemporanei sono dimenticati dai più, esattamente come le povere vittime delle foibe. E la stessa situazione si verifica in Turkmenistan e in molte delle ex repubbliche dell’URSS, ma nessuno si interessa neppure dei diritti umani di nostri contemporanei, in vita oggi accanto a noi.
Mi spiace, come già ho spiegato in un commento dell’altro articolo, questa vicenda viene utilizzata in maniera strumentale da una precisa parte politica, e in questo caso è la destra e estrema destra, raccontandola sostanzialmente a me metà, ovvero DIMENTICANDO il quadro storico in cui è avvenuta, e attribuendo oltretutto al fatto di essere comunisti, con un ammiccamento ai nostri partigiani, la ferocia degli aguzzini slavi.
Se non si racconta cosa avvenne nella prima guerra mondiale, cosa avvenne negli anni di occupazione fascista di quelle terre, se non si racconta la propaganda italiana sulla vittoria mutilata, se non si racconta dei campi di concentramento gestiti dagli italiani in quelle terre, se non si racconta chi seminò il vento che cagionò quella tempesta che travolse tutti , colpevoli e innocenti, allora si fa un racconto a metà.
Si dimentica anche il perché l’Italia in quel momento non poteva fare niente. Si dimentica che in Italia non si poteva parlare dei delitti compiuto e ricevuti in terra slava perché molti non pagarono affatto e rimasero nei quadri dello stato malgrado un passato vergognoso. Nulla, nel mondo dei social quello che conta è la locandina della Regione che deve trasmettere un messaggio nei 3-4 secondi di attenzione che uno dedica ad un problema, perché la complessità è vietata. Certo, quelle vittime furono vittime innocenti, perché nemmeno per un colpevole e ammissibile una siffatta fine, ma mostrare solo l’ultimo tragico atto non ha assolutamente senso.
E allora, se è così che se ne deve parlare, se la memoria è selettiva, allora tanto vale lasciare stare
Ma cosa si pretende dai dei vetero comunisti?Che facciano funzionare quei due neuroni incrociati in stile falce e martello che forse hanno in testa?
Sono figlio di un esule Fiumana, con uno zio infoibato. Molti hanno subito la stessa sorte, compresi partigiani italiani che combatterono a fianco dei titini, uccisi solo per il fatto di essere italiani. In queste terre, che non dimentichiamo erano appartenute per lungo tempo all’impero austroungarico, vissero pacificamente per secoli le genti croate, slovene ed italiane. Ho sempre trovato singolare che, seppur di origine slovena e croata, i miei bisnonni abbracciarono la cultura e la lingua italiana. Slavi di sangue si potrebbe dire, ma italiani per scelta. E questo molto prima dell’ avvento del fascismo, fin dall’ inizio dell’800. Per loro e per i miei nonni poi, parlare italiano era un piacere ed un orgoglio, l’Italia sembrava la terra promessa, ricca di cultura e di speranze, un modello a cui aspirare pur amando le proprie terre. Anche dopo la guerra molti sarebbero restati, seppur ricominciando a parlare il croato e sfilando con la stella rossa sul berretto, come fece in effetti mia madre. Ma la pulizia etnica effettuata dai titini, e solo di questo in ultima analisi stiamo parlando, li costrinse ad abbandonare le loro terre per fuggire nel paese che pensavano li avrebbe abbracciati, ed invece li trattò come i più fascisti tra i fascisti. E’ triste constatare che ancora oggi la loro memoria venga trattata nello stesso modo da alcuni ignoranti della storia, tuttora asserviti ai residui di antiche ideologie che nascosero la verità per 40 anni. Se talune forze politiche avessero semplicemente riconosciuto ed onorato la sofferenza degli esuli, anche senza entrare nel merito se fosse stato o no un errore nasconderlo per decenni, non avrebbero lasciato lo spazio ad altri di farsi paladini del ricordo di questi poveri morti.
Secondo me, sarebbe interessante riflettere su quali siano i comportamenti, atteggiamenti, modi di porsi di ognuno di noi nel nostro quotidiano, con i nostri famigliari, con i nostri dipendenti o colleghi di lavoro, nella scuola, nei rapporti sociali in genere.
Allora potrebbe accadere che alcuni di noi con una buona dose di onestà intellettuale si scoprano appartenere ad uno schieramento politico completamente opposto a quello apparentemente millantato.
Convinti “comunisti” potrebbero scoprirsi improvvisamente “fascisti” e viceversa . La confusione e l’ ambiguità del presente possono essere molto più pericolosi della confusione e dell’ ambiguità nel ricordare il passato.