BUSSOLENO, I GIOVANI ANDATI IN SIRIA RACCONTANO LA LORO ESPERIENZA

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di LETIZIA DIAFERIA

BUSSOLENO – Mercoledì 18 aprile presso la sala consiliare di Bussoleno, si è svolto un incontro organizzato dal gruppo “Giovani NoTav”, con tre volontari italiani che sono stati in Siria del nord, nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2017.

Durante la serata i ragazzi (Costanza Piana, Francesco Bruni e Mattia Berera) ci hanno raccontato la loro avventura e la situazione in Siria, che è molto critica: nel 2011 è scoppiata una guerra con la Turchia a seguito dell’invasione di quest’ultima nei territori della Siria. Da diversi anni però, i siriani stanno attuando una rivoluzione socialista, ed è questo che i giovani volontari hanno voluto raccontarci in modo più approfondito. “Questa rivoluzione è un fatto importante per l’umanità e ad essa stanno prendendo parte molti giovani siriani, soprattutto donne – affermano i ragazzi – con l’obiettivo di ricostruire l’impero e di riavere finalmente la libertà dalla Turchia”. I volontari hanno anche spiegato che non c’è divisione tra uomini e donne, anzi, sono le donne ad avere il comando ed è questo che rende questa rivoluzione così diversa e importante: vuole mandare un messaggio a tutte le donne del mondo. Inoltre, spiegano i tre ragazzi: “L’autodifesa è il “concetto chiave” di tutto, i siriani non attaccano, non combattono, ma si autodifendono: come una rosa che viene difesa dalle sue spine allo stesso modo la società deve poter esprimersi e crescere grazie alle sue forze”.

Successivamente il pubblico ha posto ai tre alcune domande, ad esempio, sull’organizzazione della Siria. “Ci sono le “comuni” – hanno risposto – cioè assemblee di persone che vivono in 100/150 case e che decidono per loro stesse. In più, ci sono delle particolari unità di autodifesa del popolo, composte da uomini e donne che hanno avuto una formazione militare e ideologica nelle cosiddette accademie di formazione e di sapere”.

Perché ha senso discutere di questi fatti in Italia? “È giusto informare e rendersi conto che sul nostro territorio ci sono fabbriche che producono armi, bombe che vanno poi usate per questo genere di guerre. Quando dicevamo di essere italiani – affermano Costanza, Francesco e Mattia – la risposta era automatica: “Le bombe e le armi che vengono usate in questa guerra provengono dal vostro paese” e, dopo aver sentito quella frase, non potevamo fare altro che abbassare la testa e vergognarci della nostra nazionalità”.

Perché dei giovani italiani hanno voluto fare questo viaggio? “Per aiutare le persone che vivono in mezzo a questa tragedia e cercare un’empatia con loro e poi perché è importante partecipare ai cambiamenti politici internazionali”.

La serata è stata ricca di emozioni e tutti i presenti hanno ringraziato calorosamente i ragazzi. In conclusione dell’incontro, Costanza, Francesco e Mattia hanno ribadito che la Siria può essere un esempio, può darci molte linee di incontro verso delle problematiche che dobbiamo affrontare quotidianamente nelle nostre vite.

Dal 25 aprile ci sarà inoltre una raccolta fondi per la città di Afrin, una delle ultime città invase dalla Turchia nel 2018.

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4 COMMENTI

  1. ma restate in siria, nessuno ve lo impedisce ma almeno non venite a raccontare fandonie colossali.
    I mussulmani che s ammazzano tra di loro son cose che devon riguardare i loro “fratelli”. Non noi, ne abbiam gia abbastanza di loro qua in Europa. Se si fan guerra tra di loro, ben venga almeno si auto-decimano da soli.

  2. Felice, ad essere generosi sei un cervello centrifugato in lavatrice, quando parli di Te stesso evita il “noi”, molti europei per fortuna sono ancora teste pensanti.

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