di IVAN PALAIA (WWF Piemonte)
Senza troppi giri di parole, per la Confederazione Italiana Agricoltori non è il lupo – sterminato nelle Alpi negli anni ’20 e ritornato 70 anni dopo – ad essere a rischio di estinzione, ma greggi, mandrie e allevatori. Non la pensa molto diversamente il WWF, che già a metà degli anni ’90 propose – di fronte all’incredulità e allo scetticismo delle amministrazioni pubbliche e dei sindacati agricoli – un fondo di indennizzo per i pastori, poi diventata legge regionale alcuni anni dopo.
Ma se agricoltori e WWF vedono il fenomeno allo stesso modo, lo stesso non può dirsi per le soluzioni proposte. Per le organizzazioni agricole, risolvere il “problema lupo” – ovvero eliminarlo o ridurlo drasticamente – significa salvare la pastorizia e garantire la presenza dell’uomo in montagna. Replica il WWF: perché in Sardegna la pastorizia è al collasso e di lupi nemmeno l’ombra?
Il punto di partenza dell’Associazione è diverso: la pastorizia soffre di gravi problemi strutturali (dal prezzo del latte al costo di affitto degli alpeggi, dai mancati investimenti sulle strutture e infrastrutture per l’agricoltura di montagna al frazionamento fondiario): è da questi che bisogna partire per salvarla e rilanciarla. Le associazioni agricole lo sanno, così come si spera conoscano l’importanza del predatore come contenimento sulle popolazioni di ungulati, dei quali paradossalmente Coldiretti chiede puntualmente contenimento del primo e piani di controllo numerico dei secondi.
La replica delle organizzazioni agricole è scontata: condividiamo l’analisi, ma questi sono problemi enormi che richiedono tempi lunghi per essere risolti: nel frattempo la pastorizia rischia di morire a causa del “problema lupo”. Problema che può essere risolto in fretta e senza spendere troppi soldi (quelli delle pallottole).
Tutti i tentativi sinora messi in campo per cercare una convivenza accettabile da entrambe le parti (lupi e pecore, pastori e ambientalisti) non hanno pienamente soddisfatto. Recinzioni, dissuasori, turni in alpeggio, cani da difesa, assicurazioni e rimborsi costano pazienza, tempo e lavoro, e talora lo sforzo non è compensato dai risultati. Anche su questo, organizzazioni agricole e WWF la pensano allo stesso modo, ma purtroppo CIA come rimedio vuole soltanto vedere, a questo punto, la strada degli abbattimenti anziché quella del miglioramento delle difese.
Senza alcuna preclusione ideologica, l’abbattimento del lupo è impensabile in assenza di un monitoraggio serio della consistenza e delle dinamiche delle popolazioni di lupo presenti sul territorio nazionale, e dell’individuazione certa di eventuali soggetti “problematici”. Su questo punto siamo lontani anni luce dalla situazione dei paesi confinanti vagheggiata dai sindacati agricoli citati, con sparate iperboliche sulla numerosità dei lupi, il confezionamento di leggende dal sapore medievale, fermo restando la valutazione dell’efficacia dei provvedimenti d’oltralpe che pare non abbiano sortito i risultati sperati.
Un’analisi seria del fenomeno richiederà la ripresa dei censimenti del lupo su tutto il territorio piemontese, (distinguendo inoltre le predazioni da ibridi e cani inselvatichiti da quelle da lupo) per evitare – come accaduto l’anno scorso – che si torni a parlare di migliaia di lupi sulle Alpi, o addirittura di lupi antropofagi e lupi che mettono a repentaglio la sicurezza delle persone: in questo caso si è andato oltre il limite della decenza! È palese anni ormai che da anni e da più parti la “tattica” è la solita, e di sapore medioevale: istillare paura attraverso un informazione scorretta e fomentare odio verso la specie per distogliere l’attenzione sui veri problemi del comparto. Una semplificazione sulla quale il WWF non ci sta!
Per concludere la presenza del lupo e della fauna selvatica gioca un ruolo non indifferente sulle potenzialità dell’indotto turistico, con effetti innegabili anche sulla conoscenza della tradizione e dei prodotti della montagna, e molti pastori e residenti delle comunità alpine questo giustamente lo sanno.
Bisogna pertanto evitare di fomentare lo scontro tra pastori e non pastori, tra montanari e cittadini, azzerare i casi di bracconaggio e avvelenamento (con inasprimento delle pene) ed evitare che si giunga un eventuale boicottaggio del consumo di prodotti di alpeggio usato come ritorsione a livello commerciale. Questa strategia non serve a nessuno se non ai politici opportunisti che, creando fazioni, precludono il dialogo e danneggiano il comparto che dicono di rappresentare. E’ solo di costoro che vorremmo liberarci.
Finalmente! Un modo serio di affrontare le cose!
Già si sente dire che ci si vuole liberare di una categoria di persone, in realtà nemmeno dei politici è ragionevole liberarsi, perché sarebbero amministratori, e/o rappresentanti di fazioni la cui presenza costituisce il dialogo, e una società non può liberarsi, fare a meno, degli amministratori, casomai si sostituiscono, come di fatto avviene in tutti i tipi di società.
A parole si può dire tutto il bene e manifestare le più buone intenzioni, peccato che l’introduzione del lupo, e grandi predatori in genere, nelle zone di movimento dell’uomo, nell’habitat umano, nei fatti porti solo danni.
Possiamo prenderci in giro dicendo che se una famiglia ha avuto dei problemi, per esempio, solo a causa dell’incomprensione di amici e conoscenti, allora può mettersi una bestia carnivora più grossa di lui in casa, oppure leggermente più piccola ma in branco, e senza possibilità di potersi difendere,
dicendoci che prima di poter pensare di eliminarla bisogna contarla, oppure sostituendo il lupo che ci ha già aggredito con un altro lupo,
ma sappiamo benissimo, al di la di quello che è scritto o può essere l’informazione, perché lo viviamo nei fatti, che in quella casa non si può abitare,
e che, sapendo che abbiamo in casa tali belve libere di agire, amici e turisti non ci verranno a trovare.
Invece quando il lupo non era presente nel territorio dell’uomo, non vi erano nemmeno problemi di equilibrio tra animali, né discussioni di contenimento di nessuna specie, perdipiù l’uomo
viveva i monti, non solo i pastori, ma tutte le persone, vi erano attività sportive, ricreative, di produzione del latte e dei formaggi, senza nessuna minaccia di boicottaggio, né efferati scenari di stragi e di sangue nelle valli.
Un metodo saggio e razionale di selezione di chi amministra e prende decisioni è proprio l’osservazione dei risultati, dell’evidenza di chi i problemi casomai li risolve, e non li pone.
E l’evidenza dice che l’introduzione del lupo, i problemi li ha posti, li pone.
Il punto non è come gestire, come contare, come pagare, per giunta, i danni, se non si vuole essere essere autolesionisti,
la questione lupo è proprio la sua libera presenza nei boschi e quindi nelle campagne.
A meno che non si voglia cacciare l’uomo da questi luoghi, la convivenza con diritto di aggressione e di uccidere da parte del lupo e la negazione del diritto dell’uomo di difendersi e fare altrettanto, oltre che assurda, è impossibile.
Il lupo si preserva semplicemente come si è sempre fatto, in riserve e parchi nazionali ben delimitati.
Lasciare liberi i grandi predatori nelle aree verdi e nell’ambiente naturale, e dire che sono in casa loro, proclamando questi fondamentali territori parco nazionale, significa che è l’uomo che è destinato al confinamento e al recinto in grige e innaturali città.
il lupo non è stato reintrodotto in italia, esiste ampia documentazione scientifica a riguardo.
“quando il lupo non era presente… non vi erano problemi di equilibrio tra animali…ne’ efferati scenari di stragi…”
forse Lei ha presente una situazione che non conosco, di quale paese – extraeuropeo? – parla?
In realtà nemmeno dei politici è ragionevole liberarsi, perché sarebbero amministratori, e/o rappresentanti di fazioni la cui presenza costituisce il dialogo, e una società non può liberarsi, fare a meno, degli amministratori, casomai si sostituiscono, come di fatto avviene in tutti i tipi di società.
A parole si può dire tutto il bene e manifestare le più buone intenzioni, peccato che l’introduzione del lupo, e grandi predatori in genere, nelle zone di movimento dell’uomo, nell’habitat umano, nei fatti porti solo danni.
Possiamo prenderci in giro dicendo che se una famiglia ha avuto dei problemi, per esempio, solo a causa dell’incomprensione di amici e conoscenti, allora può mettersi una bestia carnivora più grossa di lui in casa, oppure leggermente più piccola ma in branco, e senza possibilità di potersi difendere,
dicendoci che prima di poter pensare di eliminarla bisogna contarla, oppure sostituendo il lupo che ci ha già aggredito con un altro lupo,
ma sappiamo benissimo, al di la di quello che è scritto o può essere l’informazione, perché lo viviamo nei fatti, che in quella casa non si può abitare,
e che, sapendo che abbiamo in casa tali belve libere di agire, amici e turisti non ci verranno a trovare.
Invece quando il lupo non era presente nel territorio dell’uomo, non vi erano nemmeno problemi di equilibrio tra animali, né discussioni di contenimento di nessuna specie, perdipiù l’uomo
viveva i monti, non solo i pastori, ma tutte le persone, vi erano attività sportive, ricreative, di produzione del latte e dei formaggi, senza nessuna minaccia di boicottaggio, né efferati scenari di stragi e di sangue nelle valli.
L’evidenza dice che l’introduzione del lupo li pone.
Il punto non è come gestire, come contare, come pagare, per giunta, i danni, se non si vuole essere essere autolesionisti,
la questione lupo è proprio la sua libera presenza nei boschi e quindi nelle campagne.
Il lupo si preserva semplicemente come si è sempre fatto in passato, in riserve e parchi nazionali ben delimitati.
A meno che non si voglia cacciare l’uomo da questi luoghi, la convivenza con diritto di aggressione e di uccidere da parte del lupo e la negazione del diritto dell’uomo di difendersi e fare altrettanto, oltre che assurda, è impossibile
Io invece non lo credo, se si può dissentire almeno senza commento.
Anche il LUPO è figlio di DIO, e ha diritto ad esistere. In quanto agli umani: sono troppi!
Anche Il tuo vicino di casa é figlio di dio ma se ti entra in casa e ti ruba tutto CIO che hai costruito con fatica e anni di lavoro.. Lo fai fuori senza morali del cazz…
Riconosco che dopo un faccia a faccia con un cane pastore abruzzese (spero di non sbagliare) che mi è successo un paio di anni fa sui nostri monti penso di non poter temere peggio da un lupo (escluso quello di cappuccetto rosso), quindi preferirei non incontrare né l’uno né l’altro. A proposito di ecosistemi e la necessità di reintrodurre il predatore dalle nostre parti per l’eccessivo numero di prede mi chiedo perché siano stati introdotti a suo tempo cervi e caprioli che notoriamente non sono proprio animali di alta montagna (forse faceva comodo ai cacciatori?); ma non essendo un esperto titolato accetto volentieri spiegazioni da chi è “del mestiere”.
Da figlio di contadini locali (solo per dire che so cosa sono una vacca o una pecora e come si accudiscono) mi permetto di non considerare i malgari quei protettori della natura che vengono romanticamente descritti, guardate attorno ad uno dei loro insediamenti (non tutti per carità) quali danni all’ecosistema fanno, dalle vasche da bagno disseminate qua e la, fino alla cote erbosa gravemente compromessa per l’incuria con la quale gestiscono il bestiame, senza dimenticare i danni agli alpeggi nei quali vengono ospitati: non menzionerò inoltre quali meccanismi perversi della politica permetta loro di condurre una vita dura e povera di facciata ma di tutt’altro tenore nella realtà perché basta andarsi ad informare presso uno degli enti preposti.
Senza andare tanto lontano ma solo oltre il più prossimo confine vi accorgerete che il malgaro francese non crea tutto sto scompiglio, molto meno, e non so se dipenda dalla sua indole o dal fatto che vi siano delle regole e vengano fatte rispettare.
Tutto questo per dire che non mi intenerisce più di tanto il povero contadino per la pecora mangiata dal lupo (perché non succede ogni due per tre e anche perché viene rimborsato) ma nemmeno trovo entusiasmante il battage che se ne fa in termini di pericolo per l’uomo gridando “prima o poi mangerà un bambino” (per quello non c’erano già i comunisti?) almeno fino a quando non verrà provato che è un rischio maggiore che incrociare un cinghiale o il pallino di un cacciatore, cosa che invece accade purtroppo immancabilmente ogni anno.
leggendo i vari commenti la maggior parte di bestie umane ,con la prerogativa pretesa e con pretesti in questi secoli non ha fatto altro che far estinguere tantissimi animali dalla catena alimentare, ormai già gravemente compromessa.Basti vedre come predatori grandi e piccoli vanno bene come trofei appesi ai muri o imbalsamati per essere esposti.Che vergogna pensare che l’animale umano con la sua cementificazione quotidiana pregiudica ogni giorno gravemente l’ambiente oltre l’inquinamento, se ne parla ma non si fà nulla di concreto.Pensare che l’uomo e natura potrebbero convivere benissimo nel rispetto di tutti e tutto è questione di equilibrio a nessuno piace essere confinato in zone precise umano o animale che sia .Purtroppo può solo andare peggio nonostante gli sforzi di enti e volontari ect. che si dan da fare per il bene dei più deboli ……
Penso che se gli allevatori mettessero in atto tutte le misure….Cani,recinti elettrificati,presenza del pastore,e tutto il resto….non ci sarebbero i problemi che ci sono oggi…