di PINO SCARFÒ
CASELETTE – Sala gremita ieri sera all’incontro pubblico organizzato dalla redazione del periodico locale ‘Il Musinè’, presso la scuola materna Montrassino, per la vendita del Castello Cays all’imprenditore veronese, Sandrino di Casa Molinari. Prende la parola Dario Vota della redazione, informando i presenti che al giornale sono giunte molte domande per chiedere alla redazione di farsi interprete del malcontento dei caselettesi sulle posizioni dell’amministrazione, in merito alla vendita del castello. Spiega che dalle domande ricevute, emerge che in paese l’insoddisfazione è alle stelle e che nessuno condivide l’ottimismo della maggioranza comunale sulla svendita dell’immobile e, soprattutto, che un patrimonio di storia, cultura e spiritualità così importante finisca nelle mani di un privato e senza alcuna garanzia documentata di una sua destinazione d’uso.
Affiora inoltre che non sono sufficienti le vaghe rassicurazioni del sindaco espresse in Consiglio comunale, circa la ‘mission’ positiva e partecipativa dell’imprenditore e che si apriranno nuovi scenari ridando vita al castello facendolo ritornare simbolo del paese. Lascia poi increduli e perplessi il prezzo di svendita di 300mila euro, considerando le dimensioni dell’edificio e del parco, della posizione e del valore storico del monumento. Il sindaco Pacifico Banchieri precisa che soltanto di recente è venuto a sapere della cifra pattuita tra l’imprenditore e i salesiani e definisce la vendita all’imprenditore comunque un’opportunità per la collettività. Sostiene inoltre che il Comune non poteva e non può sobbarcarsi un onere così gravoso per le proprie casse e che oltre alla spesa dei 300mila euro per acquistarlo, bisognerebbe aggiungere altri 2 o 3 milioni di euro circa per ristrutturarlo e metterlo in sicurezza, oltre al mantenimento dell’intera struttura: “Chi l’ha acquistato offrirà alcune possibilità interessanti, come quella di far lavorare le imprese del territorio nella risistemazione e manutenzione dell’immobile e del parco” e aggiunge che la struttura sarà trasformata in un centro socio-assistenziale.
Davide Meinardi del Movimento 5 Stelle, lo accusa di non aver mosso un dito per reclamare il diritto di prelazione e, specialmente, di non aver interpellato la cittadinanza su quest’importante ‘proprietà culturale del paese’ che coinvolge tutti i caselettesi. Infatti, nel 2007, più di due terzi della popolazione firmarono la petizione ‘Un dono non si vende’, per impedirne la vendita a privati. Un monumento i paese considerano non solo un patrimonio di storia, cultura e spiritualità, ma anche un valore affettivo profondo per l’intera comunità. La capogruppo del M5S, Elisabetta Garnero, insiste che il costo per l’acquisto potrebbe essere supportato anche da un piccolo Comune come Caselette, “basterebbe coinvolgere i cittadini”.
Banchieri spiega di aver fatto di tutto per evitare la vendita dell’immobile, incontrando personalmente la Regione, le Fondazioni e gli Enti, “ma nessuno si è fatto avanti”. E rispondendo alle accuse di non aver programmato a priori un incontro pubblico, definisce la vendita all’imprenditore veronese la sola opzione che possa garantire la ristrutturazione: “Pertanto non potevamo fare un incontro con i cittadini per poi non riuscire a mantenere le richieste. Vedrete, passeremo dal degrado assoluto a nuovi orizzonti”. Meinardi informa i presenti che i 60 giorni per il diritto di prelazione scadranno il 12 giugno prossimo, “quindi siamo ancora in tempo per ritirare la delibera e rivederci tutti per fare nuove proposte”; applausi e approvazioni dal pubblico. “La vendita dell’immobile ad un privato è una sconfitta per i caselettesi!”; urla un cittadino. L’ex sindaco Luciano Frigeri, ricorda che il Consiglio comunale di diversi anni fa deliberò ai salesiani la possibilità di poter ampliare la cubatura del castello di altri 15 mila metri, “un’opportunità tuttora vigente”. L’ex consigliere comunale Davide Iguera, della lista civica ‘Caselette sempre più viva’, aggiunge che si potrebbero fare degli investimenti collettivi tra privati e Comune, com’è avvenuto per Cascina Roland a Villar Focchiardo “e il Municipio si potrebbe trasferire nel castello”.
I cittadini intervenuti sono stati tanti e di opportunità ne sono state accennate a iosa. Interviene a sostegno del sindaco il suo vice, Giorgio Matrassino, spiegando che l’amministrazione ha fatto di tutto per evitare la vendita, chiedendo ai salesiani, anche, di regalare il castello al Comune come accadde a loro, che lo ricevettero in dono dal conte Cays, “ma non ci hanno ascoltato”. “Dovevi ascoltare i cittadini invece di decidere con il tuo vice”; urlano dalla sala, riferendosi al sindaco. Banchieri conclude dichiarando che non può ritirare la delibera, come proposto, perché ritiene la vendita dell’immobile all’imprenditore l’unica soluzione possibile: “Stiamo lavorando per mantenere fruibili a tutti i cittadini alcune parti del castello, parco compreso. Vedrete che tra qualche anno le cose saranno migliori di adesso”. Urla dal pubblico per smentirlo.
Come si vede che la ” democrazia” ; serve per far credere al popolo, che è lui a comandare.
credo che il sindaco di caselette sbagli a….vendere….anzi svendere un castello…ad un perfetto sconosciuto…invece che lasciarlo ad i caselettesi…salesiani compresi….è un grosso errore..
Sveglia Sindaco di Caselette, fai fare gli ” affaroni” ai tuoi concittadini non agli imprenditori Veneti !!!!
Compratelo ad occhi chiusi per 300.000 € poi se proprio non ce la fate ne cedete una parte sul libero mercato ( Magari con un po’ di pubblicità ben fatta) e con i soldi incassati vi ristrutturate la parte che vi tenete a gratissss !!!
SVEGLIATEVI !!!! ma avete presente che con 300.000 € anche in tempi di crisi si compra un avilletta a schiera !!??!?!
Ma lo sa il vostro sindaco che così facendo viola palesemente l’art 8 della legge 267/2000?
Non pare così scontata la dichiarata impossibilità di ritirare una delibera sulla base di un’opinione personale; i tempi di Assuero che non può ritirare i decreti per salvare il popolo della sua amata Esther sono passati da qualche millennio e non ci crederebbe più nessuno, nemmeno se a digiuno di letture normative.
L’immobile è peraltro automaticamente soggetto a vincolo architettonico e il contesto circostante a vincolo paesaggistico-ambientale, sia per l’età che per le caratteristiche peculiari del luogo. Pertanto la Soprintendenza è obbligata per norma statale a garantire la tutela e a far rispettare la tutela.
Ad un privato non conviene proprio fare un tale acquisto, neanche a così pochi denari – peraltro piuttosto offensivi per un bene culturale di tal levatura – tanto meno per scopi che, se reali, sono evidentemente pensabili per un contesto completamente diverso, edificato in epoca molto più moderna, più accessibile e adattabile alle giustamente rigidissime – perché di sicurezza riguardo persone in difficoltà stiamo parlando – normative di settore attuali.