di MARIO RAIMONDO
VILLAR FOCCHIARDO – E alla fine eccole qui le belle castagne di Val Susa, o per meglio dire, i pregiati marroni. Quest’anno la raccolta ha fatto uno “scherzetto”, nel senso che tutti prevedevano un raccolto in anticipo, mentre in realtà è in ritardo.
Merito o colpa – a seconda dei vari punti di vista – dell’estate caldissima e straordinariamente siccitosa che non portato piogge nei mesi estivi. In conseguenza di questo, a dimostrazione che la castagna è un frutto che va coltivato (da qui la definizione di castagneto da frutto), basta guardare quei boschi che non sono stati irrigati: la produzione è nulla, ed al massimo gli alberi hanno sulle fronde ricci microscopici privi di frutto.
Diverso, ovviamente, il discorso dei castagneti regolarmente curati: i frutti ci sono e la produzione è mediamente generosa, anche perché il terribile Cinipide Galligeno è stato quasi debellato ed i suoi effetti sulle piante sono ridotti. Quest’anno poi – e qualcuno dice che anche questo è merito della calda estate che avrebbe soffocato ‘camole’ e varie – la percentuale di frutti bacati sembra essere molto bassa: un fatto positivo che sicuramente contribuisce al rimettere in moto tutto il comparto.
“Solo da alcuni giorni – spiega Luigi Versino che al Villar raccoglie le castagne per la storica azienda bussolenese Cavargna Vec – ritiriamo il prodotto dai nostri conferitori e siamo in ritardo rispetto ai tempi medi degli ultimi anni. A livello di primo approccio, mi sembra che la qualità sia veramente buona, con pezzature dei frutti di ottimo livello, ed anche la quantità dovrebbe essere significativa, ai livelli pre-cinipide”.
E i prezzi? Vedremo ciò che accadrà, al di là del potere contrattuale dei castanicoltori. I parametri dei prezzi rientrano nei noti e stantii discorsi di filiera dei prodotti agricoli, e non solo… Che comportano spesso una semplice e cruda conseguenza: il consumatore paga caro, ciò che ai produttori viene pagato poco. Lo chiamano mercato, ma forse è solo la legge del più forte…