CASTINICOLTURA IN VALSUSA: LA COOPERATIVA CHIEDE CONTRIBUTI ALL’UNIONE MONTANA

Condividi
FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn

foto 3

di MARIO RAIMONDO –

VILLARFOCCHIARDO – Diciamola tutta: il 2014, pur non essendo stato annus horribilis come il 2013, è comunque stato tutt’altro che felice per il comparto castanicolo valligiano che, al pari di quello nazionale, ha numeri da profondo rosso.

Se la produzione di castagne, a livello nazionale è stata comunque in ulteriore, pesante calo, da noi tale discesa dovrebbe essersi fermata ed il timidissimo segno positivo registrato a fine raccolta potrebbe essere un segnale positivo per il futuro. O almeno una speranza.

Ne è convinto Roberto Rocci, presidente della Cooperativa ‘La Maruna’, con sede a Villarfocchiardo e soci operanti in tutta la valle. “Al di là della dura aridità dei numeri – ci dice il presidente Rocci – che ovviamente sono tutto fuorchè entusiasmanti specie se raffrontati al passato, ed anche al recente passato, il 2014 ha portato un miglioramento nella quantità di prodotto raccolto che potrebbe essere propedeutica a quell’inversione di tendenza che i castanicoltori auspicano.

Noi della ‘Maruna’ siamo a quota 200 quintali di prodotto conferito e pensiamo che la bufera sia quasi passata, per cui ragionevolmente riteniamo che a partire dal 2015 ci sarà la svolta per la castanicoltura valsusina.” La bufera a cui accenna Rocci è ovviamente quella causata dal Cinipide Galligeno, la vespa cinese Dryocosmus Kuriphilus Yasumatsu – indigesta già nel nome – improvvidamente importata in Europa nei primi anni Novanta dello scorso secolo e che ha devastato gli areali castanili.

Gli interventi fatti – grazie al servizio di Fitopatologia vegetale della Regione Piemonte ed al dott. Giovanni Bosio – consistiti nel lancio dell’imenottero antagonista Torismus Sinensis Kamijo hanno innescato un controllo biologico sul Cinipide i cui primi risultati si vedranno da quest’anno: al momento si stima una percentuale di parassitizzazione media del 75%. Un valore eccellente andato probabilmente aldilà delle più rosee previsioni, soprattutto per la tempistica con cui l’antagonista si è inserito nei nostri castagneti. Un valore che rende inutili ulteriori lanci dell’antagonista e che da quest’anno non verranno più fatti, in quanto non più necessari.

Una buona notizia, dunque! “Ovviamente – continua Rocci – nel calo di produzione non centra solo il problema del Cinipide. Anche la pessime condizione climatiche dello scorso anno hanno condizionato in modo pesante i risultati ottenuti. Le piogge senza tregua al tempo della fioritura, le temperature instabili, hanno stravolto la stagione vegetativa del castagno che è sensibile a questi fattori e tutto questo ha reso difficile la conduzione del castagneto con i risultati che poi abbiamo visto. Anche questo inverno – in cui finora non si capisce se è davvero inverno o cos’è – ‘confonde’gli alberi: basta guardarsi in giro nei frutteti, guardare le gemme che sembrano prossime allo sbocciare… o le api che a volte già volano…spaesate.”

Che abbiano ragione quelli dell’IPCC quando dicono che il Protocollo di Kyoto non è solo un nome…? Conclude Rocci: “Certamente questo 2015 per il comparto castanicolo sarà un anno fondamentale, perché quel che accadrà, influenzerà il divenire del settore, importante per questa terra, per i valori culturali che la castanicoltura porta con se. Noi non produciamo solo un prodotto, noi siamo anche i custodi di un territorio, perché le opere minime di coltura e manutenzione dei nostri boschi sono un bene gratuito di cui usufruisce tutta la comunità. E questo è bene saperlo, non sottovalutarlo…

Oggi vorremmo un po’ d’attenzione. Vorremmo si ripristinassero da parte dell’Unione dei Comuni quei contributi che le vecchie Comunità Montane davano agli interventi di potatura, ad esempio. Sarebbe uno stimolo anche per i giovani, per evitare quell’abbandono della terra avita che crea gerbido e dissipazione di una potenziale piccola ricchezza qual è quella dei nostri pregiati marroni.”

La Cooperativa ‘La Maruna’, oltre che commercializzare al miglior prezzo il prodotto conferito, (compreso l’IGP) cura anche la parte burocratica che comporta l’iscrizione dei terreni coltivati a castagneto da frutto presso il catasto dei terreni agricoli. Segue anche l’iter per i fondi UE destinati alle colture minori e recentemente ha intrapreso una sperimentazione sul noccioleto – con l’impianto di 1400 piantine su terreni dei soci – altro frutto che al pari delle castagne, può fornire reddito all’agricoltura nostrana. Che dovrà per forza avere un futuro e che può essere una via per uscire dalla crisi che ci attanaglia e che potrà essere superata con la volontà del fare. Quel fare, quell’agire che da sempre sono la normalità del castanicoltore valsusino.

FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn
Condividi
© Riproduzione riservata

Che cosa ne pensi? Scrivici la tua opinione

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.