CONDOVE – L’allegra e dissacratoria masnada delle Barbuire è pronta a riapparire, come fa da ormai sette anni dopo una lunga assenza, lungo i vicoli del paesino di Lajetto, sulla montagna di Condove. Domenica 7 febbraio dalle 15 circa, come vuole la tradizione nell’ultima domenica di carnevale, si ripeterà lo scombussolante corteo che risveglierà dal torpore invernale i pochi abitanti, avvolgendo i visitatori audaci e coraggiosi nella sarabanda degli scherzi e dei dispetti, il tutto nel rispetto del cerimoniale che tenderà verso l’inevitabile epilogo costituito dalla decapitazione di un malcapitato gallo (rigorosamente finto), suo malgrado investito del ruolo di animale sacrificale, per invocare sia la fine dell’inverno, di cui è inconsapevole rappresentazione, e sia l’abbondanza della prossima stagione agricola.
L’antico carnevale alpino si ridesterà dunque a continuare quella festa pagana impersonata dai «belli», simboli della società buona e, con gli Arlecchini, rappresentazione della natura candida che si rivestirà di fiori e frutti, ma anche dai «brutti» con le coppie estemporanee di vecchi e vecchie che sconvolgono le regole della civile convivenza, approfittando dell’anonimato garantito dalle orribili maschere. A capo di tutti si ergerà l’imponente figura del «Pajasso», a metà fra Uomo Selvatico e orso, portatore del gallo legato al suo bastone e reso imponente e inquietante dalle pelli che lo rivestono e dall’urlo cavernoso che emette per redarguire i «brutti» indisciplinati.
La combriccola irriverente, accompagnata lungo il percorso dalle note originali della «Marcia delle Barbuire» suonate dai «Sonador ëd Mòce», intratterrà il pubblico con qualche scenetta estemporanea e strampalata. L’edizione 2015 aveva visto il parto di una delle Barbuire con la nascita di: un cavolo! Ora cresce la curiosità per sapere cosa succederà quest’anno? Il programma è rigorosamente segreto e quindi l’invito è a scoprire l’arcano, partecipando all’esibizione di questi allegri amici, che volontariamente si esibiscono dopo le prove invernali.
In conclusione, ci sarà qualcuno che tornerà a casa infangato o un po’ umido, qualcuno si sarà divertito un mondo, ma per la gente di montagna si sarà ricreata l’atmosfera magica degli anni passati, qualche anziano avrà gli occhi umidi con il ricordo della gioventù lontana e ai giovani si sarà data l’occasione per condividere e non dimenticare.