di IVO BLANDINO
CONDOVE – Nel pomeriggio si è celebrato il funerale del giovane Marco Commisso, 41 anni, a cui si sono stretti nell’ultimo saluto sua mamma Angelina con i figli Morgana e Ivano, e tantissimi amici. Massimo viveva a Condove: lavorava all’Azimut ed era anche artigiano del legno e musicista. Sabato scorso, sulla statale vicino allo svincolo A32 tra Susa e Bussoleno, è morto per un incidente in moto. In molti giovedì pomeriggio hanno partecipato alle sue esequie, celebrate da don Silvio Bertolo nella chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli. Erano presenti con le loro bandiere molti attivisti No Tav, movimento di cui Marco faceva parte da sempre, per sottolineare l’affetto e la vicinanza alla sua famiglia. All’arrivo della salma, gli amici hanno acceso i motori delle moto: un “rito” utilizzato da sempre dai biker come estremo saluto, quando un loro amico compie il suo ultimo viaggio.
La bara ha fatto ingresso nella chiesa, accolta dal suono di viola e violino grazie a due sue amiche che condividevano con Marco la passione per la musica. Gli strumenti accompagnavano la voce di un altro artista, sempre amico di Marco, eseguendo il brano di Bepi De Marzi “Signore delle Cime”, profondamente toccante per la delicata interpretazione. Per l’ultimo saluto a Marco sono arrivati vari musicisti da tutta Italia e dalla Val Susa: tra i tanti, da Roma è venuta l’artista Margherita Fina (suonatrice di viola dell’orchestra dell’Opera della capitale), così come la violoncellista Maria Cristina Pellicano e il cantante Paolo Della Giovanna.
Il parroco don Silvio, commentando nell’omelia il testo del Vangelo di Luca sulla resurrezione di Cristo e la visita delle donne al sepolcro vuoto, ha fatto riferimento “a Marco, che come Gesù disse ai suoi discepoli “io non sono di questo mondo”…Marco credeva nella lotta per la difesa dei suoi ideali, ma un soffio, una fatale disgrazia del destino lo ha portato via da questa terra, lasciandoci un vuoto incolmabile nei suoi cari, nei suoi amici sia musicisti, sia attivisti e sia nei suoi compagni dove lui prestava il suo lavoro presso l’Azimut”.
All’uscita dalla chiesa si è sentito nuovamente il rombo dei motori e un lunghissimo applauso ha salutato il giovane valsusino.