CONDOVE – Alcuni cittadini sono seriamente preoccupati a causa dell’installazione di una nuova antenna telefonica in via Massimo D’Azeglio, per la precisione un secondo traliccio per telefonia 4G al centro del paese. “Ma volete farci morire tutti di cancro? Inquietante, specialmente per quelli che abitano proprio di fronte”, commentano alcuni su facebook, ed altri continuano: “Siamo fritti! Ci sarà un po’ di ignavia? È il solito discorso: tutti vogliono quattro tacche al telefonino e la rete 4G, ma senza antenne fra le palle”.
Certi condovesi provano anche a trovare una soluzione: “Se si vogliono comunicazioni più veloci, non si può fare diversamente… comunque ci sarebbero soluzioni più rispettose, oltre che delle necessità di comunicazione, anche della salute, ma bisognerebbe avere un minimo di competenza”. Ed altri ancora incalzano: “Penso che il Comune avrebbe dovuto valutare attentamente se c’erano tutti i requisiti di sicurezza per la popolazione. Esempio: se un palo di tale altezza si dovesse ribaltare dove va a finire? Sui tetti delle case, visto che è piazzato in uno spazio veramente esiguo! Poi non parliamo delle emissioni in banda UHF, delle problematiche che ci saranno sulla ricezione TV (L.T.E.) e i rischi sulla salute. Vi sembra poco?”.
La polemica è rabbiosa sui social, tanto da far replicare duramente il sindaco Emanuela Sarti, che minaccia querele contro “alcune affermazioni” offensive.
Intanto, la minoranza annuncia una raccolta firme, da spedire entro il 3 gennaio al Presidente della Repubblica, promossa dal consigliere di opposizione Piero Bruno: “Come saprete stanno mettendo il nuovo ripetitore in via Massimo D’Azeglio, è vero che tutti noi usiamo il telefonino, ma è anche vero che secondo me, dove si può, questi ripetitori vanno collocati distanti dalle case: nessuno sa con certezza gli effetti negativi di queste onde elettromagnetiche. L’articolo 32 della Costituzione tutela la salute pubblica e proprio in base a questo articolo, che intendiamo fare ricorso al Presidente della Repubblica per chiedere lo spostamento del ripetitore o, in alternativa, nelle case vicine un monitoraggio 24/H della potenza del segnale presente nelle case vicine al ripetitore, a carico dei suoi proprietari. Credo che non solo il mio gruppo politico, ma tutto il consiglio comunale si associ a questa iniziativa, attuando immediatamente una raccolta di firme da spedire entro il 3 gennaio 2016 al Presidente della Repubblica”.
Il sindaco Sarti difende il Comune, e ha replicato dalla sua pagina Facebooksuddividendo gli argomenti in vari punti:
“1) I lavori NON sono stati “fatti fare” dall’amministrazione comunale (ci mancherebbe) ma dalla Telecom, proprietaria dell’impianto e del terreno sui cui sorge, per ospitare anche il gestore Vodafone.
2) Gli uffici comunali si sono limitati a vagliare la pratica edilizia, che era in regola.
3) Il parere sulle emissioni “irradianti” è competenza dell’Arpa, che ha dato il suo parere favorevole nel giugno scorso in base alle leggi in vigore.
4) Era già intenzione dell’amministrazione comunale far eseguire controlli specifici sulle emissioni, trattandosi di impianto assai vicino alle abitazioni. L’argomento inoltre è stato discusso in commissione ambiente e verranno prese iniziative congiunte dei tre gruppi consiliari, tra cui un momento informativo pubblico, non appena si avrà la disponibilità di tecnici specializzati.
5) Gli amministratori comunali non sono “cretini”, come qualche gentleman dei social ci ha definiti. Semplicemente, sono costretti a muoversi all’interno delle normative, visto che non viviamo nel Far West; e ricordo infine che tali affermazioni saranno perseguite come diffamazione”.
A supporto della Sarti interviene anche il vicesindaco Jacopo Suppo: “Mi permetto di aggiungere che chi è davvero interessato a conoscere i vari iter procedurali che regolano le decisioni che vengono assunte sul nostro territorio, può recarsi in municipio. Lo so che sembra strano, ma le istituzioni funzionano ancora cosi. Ruoli, luoghi, percorsi e iter ufficiali. Capisco che su Fb tutto sia più immediato, più facile e più gratificante per l’ego (la sparo grossa senza sapere di cosa sto parlando e tutti mi dicono che son furbo), però spesso si rischia di parlare di cose che non si conoscono, e mi hanno insegnato che è sempre meglio star zitti a dar l’impressione di essere poco svegli, che aprire bocca a caso e togliere ogni dubbio”.
Forse per la vicinanza affettiva e si può dire “di ruolo”, anche l’ex sindaco di Vaie nonché marito di Sarti, Lionello Gioberto, ha voluto dire la sua a riguardo della nuova antenna di Condove, rispondendo ad uno dei tanti messaggi social contro il nuovo impianto di telefonia: “L’apparecchiatura incriminata è posizionata su un terreno di proprietà privata (la Telecom stessa). Tutte le pratiche autorizzative vengono espletate dallo sportello unico delle attività produttive che si occupa di raccogliere pareri i favorevoli degli enti, compresi quelli preposti alla tutela della salute (ovviamente ARPA compresa). Ci sono altre centinaia di apparecchiature identiche montate su tutto il territorio nazionale con lo stesso tipo di procedure autorizzative. Il nuovo sistema va a sostituirne uno attivo da anni che non emetteva violette del pensiero dalle antenne. Viste queste cose mi pare che dare la responsabilità al comune per cose che vengono autorizzate a livelli superiori, mi sembra una scorciatoia, che può fare sfogare le dita sulla tastiera ma che non porta da nessuna parte. So per esperienza personale che è facilissimo dare sempre a colpa al comune ma la stessa esperienza mi dice che, spesso, sono accuse che andrebbero indirizzate ad altri soggetti”.
Gioberto precisa ancora: “Anche a me sembrano tante le emissioni elettromagnetiche che subiamo (che non credo che vengano misurate sommate tra di loro) ma che cosa c’entra il comune? Ad esempio, l’Arpa è un ente autonomo di nomina regionale e autorizza o non autorizza qualsiasi possibile fonte di inquinamento sul territorio. Se smettessimo di guardare la tv, ascoltare la radio, chiudessimo i sistemi di comunicazione di emergenza e sicurezza, non navigassimo su internet in wi fi e non usassimo i telefonini, il problema sarebbe risolto. È diritto di ogni cittadino fare un’esposto all’Arpa, alla Procura, ai Carabinieri se pensa che ci siano delle situazioni di pericolo per la salute pubblica. Ci si impiega più o meno il tempo di un post polemico su facebook”.
Per me il discorso è già chiuso qui:
>3) Il parere sulle emissioni “irradianti” è competenza dell’Arpa, che ha dato il suo parere favorevole nel giugno scorso in base alle leggi in vigore.
Fine.