CORONAVIRUS, NEL TORINESE 35 MORTI E 1171 CONTAGIATI

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BOLLETTINO DELLA REGIONE PIEMONTE DELLE ORE 19.30

PRIMI TRE GUARITI

Sono tre i primi pazienti virologicamente guariti dal contagio del Coronavirus Covid-19 in Piemonte. Si tratta di due uomini di Torino (uno di 42 anni e l’altro di 61 anni), entrambi ricoverati all’ospedale Carle di Cuneo, e una donna astigiana di 78 anni, ricoverata all’ospedale di Asti.

Lo ha comunicato nel pomeriggio l’Unità di crisi della Regione Piemonte, osservando che si tratta di guarigioni rispondenti alle indicazioni del Consiglio Superiore di Sanità, cioè documentate da due test negativi consecutivi a distanza di 24 ore. Tutti e tre i guariti sono stati dimessi e sono tornati a casa.

QUESTIONE TAMPONI, IL PARERE DEL COMITATO SCIENTIFICO

Sulla questione dell’effettuazione del test diagnostico del tampone per il Covid-19, il Comitato Tecnico Scientifico dell’Unità di crisi del Piemonte condivide le informazioni fornite dall’Istituto superiore di Sanità, fin qui seguite nella nostra regione, e che non sono state messe in dubbio dalle evidenze cliniche che si sono presentate nel corso della gestione dell’epidemia.

Il Comitato Tecnico Scientifico elaborerà nelle prossime ore la strategia più aderente alla situazione epidemiologica e alle evidenze cliniche, traducendole in indicazioni operative.

DODICI NUOVI DECESSI

Sono dodici i nuovi decessi in Piemonte di persone positive al test del Coronavirus Covid-19 comunicati questo pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte: tre uomini e una donna della provincia di Torino, due uomini della provincia di Biella, due uomini della provincia di Novara, un uomo della provincia di Cuneo, una donna del Verbano-Cusio-Ossola, un uomo dell’Alessandrino e una donna di Genova, ricoverata in Piemonte.

Il totale complessivo è ora di 166 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 59 ad Alessandria, cinque ad Asti, 22 a Biella, otto a Cuneo, 16 a Novara, 35 a Torino, dodici a Vercelli, sette nel Verbano-Cusio-Ossola e due residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte. Il 67% dei deceduti sono uomini, il 33% donne. L’età media è di 81 anni.

BOLLETTINO DEI CONTAGI ALLE ORE 19

Sono 2.659 le persone finora risultate positive al Coronavirus Covid-19 in Piemonte: 408 in provincia di Alessandria, 116 in provincia di Asti, 121 in provincia di Biella, 170 in provincia di Cuneo, 199 in provincia di Novara, 1171 in provincia di Torino, 131 in provincia di Vercelli, 100 nel Verbano-Cusio-Ossola, 32 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi.

I restanti 211 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale. Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 227. I tamponi finora eseguiti sono 8.140, di cui 5.174 risultati negativi.

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2 COMMENTI

  1. TORINO. È molto preoccupato, il professor Giovanni Di Perri, responsabile Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino: preoccupato e un po’ seccato. In Piemonte il numero dei positivi al virus aumenta in modo vertiginoso.

    Il Piemonte è una delle Regioni più anziane d’Italia: è una spiegazione?
    «Certamente l’indice di anzianità della popolazione, che è elevato, ci rende più vulnerabili. Ma non è soltanto questo».

    Allora che cosa?

    «Siamo sette-otto giorni indietro rispetto alla Lombardia. Meglio: alle aree della Lombardia più colpite. Ora, in Piemonte, lo sciame epidemico è decisamente più elevato».

    Si spieghi meglio.
    «A Codogno e a Vò, i primi centri della Lombardia e del Veneto a essere stati colpiti, il picco è superato. In altre aree è stata registrata una prima oscillazione della curva epidemica: l’anticamera, si spera, di una progressiva riduzione. In Piemonte siamo nel pieno: se va bene, cominceremo ad avere qualche segnale in controtendenza alla fine della prossima settimana».

    Perché?
    «Da noi le misure di contenimento sono scattate più tardi, fondamentalmente per via delle scelte del governo. E poi in Piemonte si continuano a fare pochi tamponi».

    Solo ai casi sintomatici.
    «Appunto. Nelle altre regioni del Nord, dove si presta ascolto alla componente scientifica e non c’è un approccio troppo rigido verso l’emergenza, fanno di più. Del resto, ormai anche l’Oms suggerisce di fare i test al maggior numero possibile di soggetti».

    Invece in Piemonte gli esperti non vengono ascoltati?
    «Non si sta contrastando l’epidemia. Ce ne stiamo chiusi in casa aspettando che passi l’onda. Invece aumentare i tamponi permette di avere un quadro aggiornato e affidabile dell’andamento dell’epidemia, e di prendere tutte le iniziative del caso».
    In Piemonte le restrizioni sono già considerevoli.

    «Ma almeno per quanto riguarda i tamponi abbiamo un approccio passivo: non andiamo a cercare i positivi, aspettiamo che siano loro a farsi vivi. Se non ho conoscenza di eventuali positivi in un caseggiato, semplicemente perché non li ho testati, come posso regolarmi?».

    Cosa bisognerebbe fare?
    «L’ho detto: aumentare i tamponi, farli ai famigliari dei soggetti positivi e ai contatti che hanno avuto, andando a ritroso. Il che ci permetterebbe, ad esempio, di separare le persone infette che vivono nelle stesse case con quelle non infette. Per il Piemonte le misure le ha adottate lo Stato, mentre in altre regioni si danno da fare anche autonomamente. È una differenza sostanziale». —

  2. E NON OSTANTE QUESTI DATI ALLARMANTI NON ABBIAMO ORDINANZE FATTE DAI SINDACI IN MODO DA DISSUADERE USCITE IN GRUPPI, SANIFICHIAMO STRADE E CASSONETTI ALTRIMENTI NEL GIRO DI POCO VEDREMO CASI ANCHE IN ALTA VAL DI SUSA IN MANIERA ESPONENZIALE

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