di ALFREDO MONACO (pubblicato su Facebook)
SUSA – #repartocovid19susa e #bollettino. Si parla ormai solo di #coronavirus e #covid19, ma quanti di voi, di noi, hanno capito esattamente di cosa si parla? Considerato che dobbiamo stare a casa, che non possiamo viaggiare e nemmeno passeggiare, ti propongo un viaggio, un viaggio nel #covid19.
Una sorta di esercizio sociale. Ci stai? Giusto per farti capire di cosa si parla. Chiudi gli occhi. Fatto? Bene.
Adesso prova ad immaginare di avere il fiato corto, cortissimo, e per quanto ti sforzi di respirare, l’aria “non entra”, si rifiuta di entrare e, se entra non serve. Ti senti mancare, senti il corpo che “cede”. Fin qui tutto chiaro? Bene.
Ora immagina che ti si avvicinano due o tre sagome, bardate come le vedi in televisione o sui social network: vestiti di bianco, maschera sulla bocca, occhiali e visiera, guanti e calzari, che ti mettono la testa in una sorta di “casco integrale”, praticamente sigillato al collo e cominciano ad insufflare ossigeno. Fin qui è tutto chiaro? Sicuro? Continui il tuo viaggio nel #covid19? Se si, continua a leggere, altrimenti fermati qui.
Dunque, dentro la boccia da pesce rosso, con la paura dell’ignoto, il terrore della fame d’aria che, per quanto tiri dentro, si rifiuta di entrare nei polmoni in modo efficace. Con la testa in quella boccia da pesci rossi ci stai 24 ore al giorno, per un tempo indefinito, con il sibilo dell’ossigeno in pressione che ti fischia nelle orecchie, ti batte nel cervello, senza interruzione, giorno e notte, per un numero di giorni che nessuno può sapere anzi, nessuno può sapere se ne uscirai o bisognerà attaccarti ad un ventilatore meccanico.
Tu, in solitudine, con queste figure bianche ed anonime, che provano a parlarti con lo sguardo, senza i tuoi cari a darti un conforto, senza che ti si stringa la mano. Dentro quel casco hai la consapevolezza e la paura che fra un minuto, o quello dopo, potrebbe accadere il peggio.
Per quanto si affannino quelle sagome bianche, ti accorgi che il tuo vicino di letto, che fino ad un minuto prima era nascosto dentro la tua stessa boccia da pesce rosso non ce l’ha fatta, da solo, senza i propri cari vicino al capezzale. Solo le sagome bianche. E sale l’angoscia che poi tocchi proprio a te. Ma poi accade qualcosa.
Dopo tanti giorni cominci a sentire che il fischio dell’ossigeno che ti ha tormentato giorno e notte è un tuo amico, il tuo più caro amico, e comincia a “funzionare”, ed il pensiero scorre più fluido nella mente che comincia finalmente ad essere ossigenata.
Fra tanti che sono caduti e non ce l’hanno fatta intorno a te, viene il momento che quelle sagome bianche ti fanno un sorriso con gli occhi, ti fanno capire a cenni che va bene, e ti tolgono la boccia del pesce rosso dalla testa, ti liberano da quel supplizio che ti ha salvato la vita. Non sai se odiare oppure amare quella maledetta, benedetta boccia.
Migliori rapidamente e finalmente riesci a parlare, e cosa chiedi per prima alla sagoma bianca che, ormai lo sai, è il Medico? Un ghiacciolo. Si, hai capito bene. La prima cosa che desideri, più di ogni cosa, è un ghiacciolo.
Per il medico, per tutte le infermiere e tutti le persone che lavorano in quell’ambiente maledetto e malsano, da giorni, senza sosta, con la paura di finire nel letto che si è appena “liberato”, quella richiesta è musica, è gioia allo stato puro, è l’estasi della vittoria che cancella come d’incanto giornate di estenuante lotta, quasi improvvisata contro un nemico beffardo e sfuggente, il #SarsCoV2, che quando colpisce nella sua forma più dura di #covid19 ci fa sentire troppe volte come quel guerriero che affronta a mani nude l’esercito nemico armato invece fino ai denti, e sai che non puoi, non devi abbandonare la postazione.
“Dottore desidero tanto un ghiacciolo”. La frase che non ti aspetti, che ti restituisce tutte le energie che hai perso nella battaglia che tante, troppe volte ti ha visto sconfitto. Qui entra in scena Lucio Leggio “l’Africoto”, il luogotenente dei sogni di Alessandro Magno e Giulio Cesare.
Sembra che ormai la battaglia contro il #covid19 la combatta lui da solo, ma credo che dipenda dal fatto che è “in servizio permanente effettivo”, e quindi le probabilità che si trovi sempre in mezzo alla scena “clou” sono molto alte.
Lucio Leggio l’Africoto”, dicevo, il figlio della locride che vive con semplicità una storia che ha varcato l’Oceano ed è sbarcata a New York, si sente dire:- “Dottore desidero tanto un ghiacciolo”. Secondo voi che fa?
Appena può si libera della tuta maledetta, una doccia e via, a comprare non solo ghiaccioli ma anche cornetti per tutti, pazienti e personale in servizio. Non è che gli abbia fatto male, s’intende, staccare per venti minuti dal #repartocovid19susa, ma la gioia di quel #ghiacciolo, offerto a soddisfare il desiderio, il più ardente, a chi ha vissuto una esperienza inenarrabile di sofferenze e paure, cancella tutto e da la forza per continuare la pugna, con una certezza in più: quella di vincere.
Quella gioia il nostro ammalato, che chiamo “XX”, l’ha voluta condividere con noi e ci ha autorizzati a condividerla con voi, con te, convinto che possa dare a tutti la forza di lottare, ogniuno al suo posto, anche da casa. Oggi abbiamo vinto tutti, il nostro ammalato, noi, voi e tu. Si, proprio tu, che stai combattendo questa guerra fra le tue quattro mura domestiche.
Ah, non per ripetermi, ma appare necessario considerata la moltitudine di messaggi “speciali”: è inutile insistere. Il dr. Lucio Leggio ha fatto “#outing” e si è dichiarato felicemente sposato con prole, e gli va benissimo così. Non chiede altro. Capito?
Mi dispiace che tanti amici resteranno delusi dal leggere queste ultime due righe, ma tant’è. Quindi, per cortesia, vi prego: smettiamola quì. Sono stato chiaro?
Ho vissuto questa storia in diretta, nella prima serata del 16 aprile 2020 e mi sono emozionato. Probabilmente non sarà apprezzato, ma è il più bel post che abbia avuto modo di scrivere.
Sebbene ampiamente autorizzato, ho preferito “mascherare” il volto del nostro amico in via di guarigione, ma vi assicuro che quello sguardo ha un valore ed una espressione forte, fortissima.
Se questa storia ha fatto vibrare qualche corda del tuo cuore, non esitare, condividi. Perchè queste sono le storie che bisogna far conoscere al mondo, a tutti.
Queste sono le emozioni per cui vale la pena di vivere e combattere una battaglia impari e senza armi.
#fuckcovid19, #repartocvid19susa #ospedalesusa, #piccoloospedale, #donnedelprontosoccorsosusa, #etroesclusivo, #eteroconvinto.
Grazie x aver diviso con noi questa esperienza dura è difficile con un lieto fine, così le persone che si lamentano tanto rifletteranno.
Straordinario racconto, grazie
W il signore che sta guarendo, ed w i medici e gli infermieri e gli oss che combattono ogni giorno a fianco dei pazienti con umanità… siete straordinari!!