di FABIO TANZILLI
BARDONECCHIA – Sono passati circa due mesi da quelle due settimane da incubo di inizio novembre. Ora il prof. Giovanni Valentini sorride e guarda la sua amata moglie Miranda, ma non dimenticherà mai l’esperienza vissuta poco tempo fa, ricoverato in ospedale a causa del Covid19.
Giovanni Valentini è molto conosciuto in Valsusa: economista, professore e preside dell’Istituto Frejus di Bardonecchia, ha formato centinaia di studenti, professionisti e imprenditori. Ha oltre 70 anni e non si riposa mai, instancabile nell’attività pedagogica e dell’insegnamento.
Si è però dovuto fermare a novembre e ancora adesso, due mesi dopo, porta addosso le conseguenze del Coronavirus: “Sì, ancora oggi. Sono sempre stanco e mi sento debole, che per me è una cosa strana, chi mi conosce lo sa. Non ho voglia di far niente. I medici mi hanno detto che capita a tanti pazienti usciti dal Covid-19, che per tre mesi rimangono la spossatezza e altri sintomi. Ho ricominciato a fare delle brevi passeggiate. In due settimane di ricovero ho perso dodici chili, non mangiavo più e per una settimana non riuscivo a deglutire. Ora ne ho recuperati sei”.
I giorni d’inferno li ricorda così: “Tutto è iniziato quando sono andato a fare degli esami al pronto soccorso del Mauriziano di Torino, perché soffro di diverticolosi (un’infiammazione all’intestino ndR). Sono rimasto alcune ore in sala d’attesa e penso che potrei essermi contagiato là, mentre attendevo il mio turno con altre persone”.
Come ha scoperto la positività al Covid-19? “Per caso, circa cinque giorni dopo, quando sono tornato all’ospedale Mauriziano per vedere con il medico i risultati degli esami che avevo fatto alcuni giorni prima. Mi hanno fatto il tampone e sono risultato positivo. Non avevo sintomi legati al Covid, ma sempre e solo i dolori gastrointestinali per i diverticoli. Il medico mi ha fatto ricoverare per il problema all’intestino”.
Ma passano pochi giorni e la situazione peggiora: “L’odissea inizia circa due giorni dopo il mio ricovero. I dolori all’intestino peggiorano e diventano sempre più forti, poi dopo altri due giorni inizia a mancarmi il respiro, inizio ad avere difficoltà a respirare: mi viene diagnosticata anche la polmonite. Faccio presente che io non ho mai fumato, né sofferto di problemi a bronchi e polmoni. I medici mi hanno spiegato che il Covid-19 colpisce non solo le vie respiratorie, ma anche altri organi dove possiamo avere dei punti deboli: nel mio caso ha colpito contemporaneamente sia i polmoni che l’intestino, causandomi grande sofferenza”.
Lo staff medico del Mauriziano è conosciuto per la sua eccellenza: “Mi hanno messo i tubicini al naso, per fortuna non è stato necessario il casco. Per una settimana ho avuto dolori atroci all’intestino, non ho mai sofferto così tanto”.
Poi per fortuna arrivano i primi miglioramenti: “Medici e personale sanitario mi hanno curato davvero bene e con grandi attenzioni, utilizzando il Remdesivir e la stessa terapia adottata con Berlusconi e Briatore. In definitiva sono stato là quindici giorni e almeno per quello sono stato fortunato, perché vista l’età e la situazione sarei potuto rimanere ricoverato anche più di un mese o non farcela. Invece i tamponi hanno dato esito negativo e sono potuto tornare a casa”.
LA PAURA DI MORIRE: “LA PROSSIMA VOLTA TOCCA A ME”
Oltre alle sofferenze fisiche, Gianni Valentini rimarca quelle psicologiche: “Ho avuto paura di morire, che arrivasse la mia ora. Il Covid-19 ti colpisce anche interiormente. Perché sei da solo, non puoi vedere nessuno. Almeno avevo la fortuna di poter comunicare via messaggi con il telefonino, perché a voce non riuscivo molto a parlare, salutavo brevemente mia moglie e i miei figli. Non avevo le forze e il fiato. Ero al secondo piano, in una stanza con altri quattro pazienti e coi letti ben distanziati, ma durante la mia permanenza ne sono morti tre. Con uno di loro avevo fatto conoscenza, per quel che si poteva, dal pomeriggio. La notte dopo è morto. In tutti e tre i casi, il dramma è avvenuto nella notte. Mi svegliavo di soprassalto e vedevo un paravento che copriva ogni volta il letto dove era ricoverato un compagno di stanza, in modo che dalla camera non si assistesse ai suoi ultimi istanti di vita. La mattina dopo, nel letto libero, arrivava un altro paziente. E pensavo: magari la prossima volta tocca a me”.
Solo dopo il ricovero, Valentini ha scoperto che al Mauriziano i piani dei ricoveri sono basati sulla gravità: “Io ero al secondo piano e non al quarto, mano a mano che si sale di piano, si va nelle parti con i pazienti più critici, quelli costretti a stare con il casco e della terapia intensiva. Una salita all’inferno”.
“Nonostante l’eccellenza ospedaliera del Mauriziano, il Covid-19 crea un clima pesante per i pazienti e per il personale sanitario – spiega Valentini – si vede da vicino la sofferenza, oltre a sentirla su te stesso, la percepisci negli altri compagni di stanza”.
“ERO SCETTICO SULL’EMERGENZA, MA HO IMPARATO LA LEZIONE”
Eppure prima di contrarre il Coronavirus, il prof Valentini era scettico: “Sinceramente su tutta la vicenda pensavo che la politica avesse preso il sopravvento rispetto alla parte sanitaria ero molto scettico, ma in realtà ho scoperto che di malati ce ne sono tanti, e tanti non sopravvivono. Ho avuto paura di morire. E per tanto tempo mi sono sentito spaventato e impotente, che non avrei potuto far nulla per cambiare le cose. Per uno come me, è stato straziante, attendere e sperare che non arrivasse il mio turno. Questo è uno degli aspetti più brutti del ricovero Covid: quando ti aspetti che tocchi anche a te”.
Due settimane di ricovero che sembrano eterne: ma dopo la tempesta è arrivato il sole. “I medici vedevano dagli esami e dai tamponi che la malattia stava regredendo. L’ultimo giorno, prima di andare via, mi hanno fatto un esame particolare nell’arteria, per vedere la quantità di ossigeno contenuta nel sangue. Era tornata ai livelli ordinari e allora finalmente mi hanno detto che potevo andare a casa”. Il Natale è stato sereno.
LA VITA DOPO IL COVID
E adesso? “Ora sento i postumi della malattia, la stanchezza persistente, la debolezza. E mi arrabbio quando vedo in giro che certe persone trascurano i comportamenti corretti che dobbiamo adottare. Proprio io che prima ero scettico e anche poco disciplinato in tal senso, ho imparato la lezione. Dobbiamo usare le mascherine e stare a distanza. Ora sono diventato molto attento, l’esatto contrario di prima. Ma se non facciamo così e non siamo tutti responsabili, non ne usciremo fuori. Tutto dipende da noi, individualmente. Non è un fatto di bar o ristoranti aperti e chiusi, ma del comportamento da adottare nei posti che frequentiamo: la distanza e l’utilizzo della mascherina il più possibile”.
Il peggio è passato: “Ho perso 12 chili appena uscito dall’ospedale. Non mangiavo nulla, non avevo le forze per deglutire. Con le dita mi aiutavo ad ingoiare il cibo, usavano le flebo per nutrirmi. E adesso ne ho recuperati sei chili. Quando sono uscito dall’ospedale, non riuscivo a muovere un piede, ora passeggio di nuovo e cammino”.
E dalla prossima settimana, se non ci saranno nuovi provvedimenti dal governo, potrà rivedere almeno una parte dei suoi studenti del Frejus: “Vogliamo far venire la quinta a frequentare le lezioni regolarmente, e mano a mano anche le altre classi per raggiungere il 50% in presenza – aggiunge il preside – non vedo l’ora di rivederli”.
Proprio perché il “leone” Giovanni Valentini non si è arreso, nonostante tutto ce l’ha fatta. Ora guarda sua moglie Miranda negli occhi e un po’ si commuove: “Il peggio è passato”.
Eppure, caro Professore, quando vedo gente che se ne frega di mascherine, distanziamento, ecc e vedo i vari negozi pienissimi di gente, e assembramenti e quant altro allora mi viene un po’ di tristezza nello constatare la mancanza di rispetto nei confronti del prossimo soprattutto ma anche verso se stessi. E soprattutto vedere che chi dovrebbe vigilare sulle regole da rispettare, fa finta di niente. Le faccio i miei più sinceri auguri per una rapida guarigione
Auguri prof. Arrivederci in tempi migliori
Strano che il sig. Valentini, sia stato male, perchè leggendo e sentendo commenti tipo che, covid-influenza-polmonite-anticristo-ciapa’lì- sciabalà ect..ect.., (chiamatelo come volete) non esiste e sono tutte balle, complotti, voluti dal governo, dal vaticano, dagli israeliani,… ……………….mah!!!!!!!!!!!!!!!
Poverino…chissà il dolore che ha provato.
Ha fatto benissimo a raccontarsi… per tutti i negazionisti che negano che esista il virus, che possa farci morire o che bisogna fare il vaccino… I più sentiti auguri di una vita serena nella quale questa triste esperienza possa diventare un lontano ricordo.