SANT’ANTONINO DI SUSA – Giulia (nome di fantasia), lavora e ha due figli piccoli, di cui uno con disabilità cognitiva. Dal 20 ottobre, a 13 giorni dal tampone effettuato con l’AslTo3 all’ospedale di Rivoli, non sa ancora se è positiva o no al Coronavirus.
“A parte il fatto di essere rinchiusi, che di per sé non è bello sia a livello fisico che psicologico, trovo assurdo aspettare due settimane per sapere se sono positiva o no, per quanto gli operatori Asl possano essere oberati di lavoro – spiega la donna a ValsusaOggi – per senso civico mi sono sottoposta a tampone, dopo aver scoperto di aver avuto un contatto diretto con un positivo. L’unico mio sintomo è stata la perdita del gusto”.
Giulia ha fatto il tampone e si è isolata per il bene di colleghi, amici e famigliari. Dal 20 ottobre è chiusa in casa coi figli e non può lavorare, così come i bimbi non possono andare a scuola: “Non ero obbligata a fare il tampone, ma il pensiero di far chiudere classi a scuola o essere un’eventuale portatrice del Covid sul lavoro, mettendo in difficoltà i lavoratori fragili, mi ha spinta a chiamare il dottore. Mio marito ha effettuato sabato il tampone rapido privatamente, ed è rientrato a lavoro oggi, non risultando positivo”.
In attesa che dall’Asl qualcuno si svegli, Giulia per fortuna sta meglio: “Io ho recuperato il gusto e stiamo bene. Non ho paura per la malattia di per sé – aggiunge – però ti fanno passare la voglia di comportarsi correttamente nei confronti degli altri nel rispetto delle persone più fragili”.
Il comportamento di Giulia è stato esemplare e responsabile, ma ancora una volta è arrivata la beffa dalle istituzioni: “A quanto pare il senso civico non viene ben ripagato. Sono amareggiata e agli arresti domiciliari”.
*** AGGIORNAMENTO DEL 3 NOVEMBRE ***: Martedì 3 novembre Giulia ci ha informato che, proprio oggi ha ricevuto per fortuna l’esito del tampone: “Buongiorno, magicamente oggi è arrivato l’esito! Grazie ancora per l’attenzione e lo spazio ricevuto”.
Poverina.. chissà il dolore che sta provando.