DA LONDRA A SAUZE D’OULX, LA SFILATA DELLE MITICHE FRAZER NASH

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dell’UFFICIO STAMPA COMUNE DI SAUZE D’OULX (foto di PETER MC CAUSLAND)

SAUZE D’OULX – Da Londra a Sauze d’Oulx sfilano le Frazer Nash. La Frazer Nash è una nota marca britannica di automobili fondata nel 1922 da Archibald Frazer Nash a Kingston upon Thames, il quartiere centrale di Londra. Le mitiche Frazer Nash sono a Sauze d’Oulx dal 3 al 10 febbraio ed i piloti saranno alloggiati al Serendipity. Un evento organizzato da Adam Gentilli, membro del Comitato del “The Frazer Nash Car Club” ed in loco da Vincent Hawkins del ristorante “Il Falco”, già assessore a Sauze d’Oulx.

Evento clou quello di giovedì 8 febbraio, quando le auto storiche saranno a Serre Chevalier per una gara su ghiaccio e poi si trasferiranno a Sauze d’Oulx dove verso le 17,30-18 sfileranno da piazza Miramonti fino a piazza III reggimento Alpini, slargo Derby. Qui resteranno in esposizione per un paio d’ore per le foto di tutti gli appassionati del genere.

Per l’occasione il produttore di vino Domenico Capello dell’azienda “La Montagnetta” di Roatto Asti produrrà delle bottiglie di Freisa ad hoc per l’evento per assonanza con il nome Frazer – Freisa vs Frazer. E l’etichetta celebrativa che vede le quattro F ritratte, ovvero le Frazer Nash, la Freisa, il Forte dello Chaberton ed i fiori, è stata disegnata dall’architetto Alvaro Baccon, anche lui già assessore a Sauze d’Oulx.

Il Frazer Nash Car Club

Il Frazer Nash Car Club fu inaugurato il 1° aprile del 1933 a Londra, nel corso di una cena di 80 persone al Mayfair Hotel. Anche prima della fondazione del Club i proprietari di GN e Frazer Nash si erano costruiti una solida reputazione di piloti indomiti e senza paura, alla continua ricerca di nuove sfide: da quella volta si è sempre continuato nello spirito di quei primi 80 soci, raggiungendo i 500 di oggi. Incredibilmente, queste anziane e mai dome vetture competono ancor oggi sui circuiti, nelle gare in salita e nei trial di Gran Bretagna e del resto d’Europa (e non solo): il Club mette annualmente in moto anche una fitta attività sociale, che culmina con l’ambito (e temuto..) Christmas Party. Il Club ha un proprio periodico, chiamato Gazette, ha i propri ordinati e ricchi archivi a Henley-on-Thamed dove sono conservati moltissimi documenti su tutte le macchine costruite e soprattutto ha una propria società, la Frazer Nash Ltd., che si occupa di produrre le parti di ricambio indispensabili a tenere in vita queste vetture. Il Club non ha un Presidente ma un Capitano, che dura in carica tre anni: a vita invece dura il mandato del Presidente Onorario o Patron, ricoperto per anni dalla figlia di Archibald Frazer Nash Joé ed ora passato ad Alistair Pugh. Tutt’altro che maschilista, il Club ha di recente avuto anche due Capitane, Louise Bunting ed Annabel Jones, che ha di recente passato il testimone all’attuale Captain Steve Pryke. Le più ambite manifestazioni promosse dal Club, quelle che ne fanno un qualcosa di davvero unico, sono i Raid. Il primo Raid si svolse nel 1969 e fu promosso dall’allora Capitano David Thirlby, che decise di andare a celebrare le vittorie nell’Alpine Trial del ’32, ’33 e ’34 con un trasferimento su strada dall’Inghilterra a Bolzano e con un soggiorno di parecchi giorni per visitare, sempre con la carovana di macchine che a quei tempi erano già ‘anziane’ quarantenni, i luoghi importanti di quelle vittorie. Vi partecipò anche Denis Jenkinson, giornalista e scrittore nonchè navigatore di Stirling Moss sulla Mercedes vittoriosa alla Mille Miglia del 1955. Da quella volta si diffuse la leggenda di questi Raid, qualcosa dunque di particolarmente eroico e semi-clandestino, nel corso dei quali diventa centrale il rito del ‘fettling’ (la riparazione, piccola o grande che sia, fatta da sè ai bordi della strada o in qualche cortile, con l’immancabile boccale di birra in mano): ogni dieci anni si celebra quello verso Bolzano, il prossimo sarà nel 2019, ma se ne fa uno verso la Sicilia per celebrare la vittoria di Cortese nel 1951, altri verso la Francia e recentemente la Slovenia, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti, con le vetture trasportate via nave. L’ultima invenzione sono le corse sul ghiaccio: a seguito di un’intuizione di Adam Gentilli, membro del Comitato del Club e remote origini triestine, due anni fa le vetture furono dotate di speciali pneumatici chiodati, partecipando a varie prove su di un circuito ghiacciato a Morzine in Savoia e quest’anno il circo invernale si trasferisce appunto a Sauze d’Oulx.

Cenni storici delle Frazer Nash

Due note sulle storiche auto che saranno a Sauze d’Oulx.
Nel 1910 Archibald Frazer-Nash e Henry Ronald Godfrey, mentre ancora frequentavano l’Istituto Tecnico di Finsbury nella parte settentrionale di Londra, progettarono un veicolo a quattro ruote che denominarono ‘cycle car’, in quanto doveva venire spinto da un motore motociclistico ed essere molto leggero e di meccanica semplice. Con grande intraprendenza fondarono subito una società che denominarono GN dalle iniziali dei loro cognomi. Dopo l’interruzione dovuta alla Prima Guerra Mondiale la GN riprese con ancora maggior successo il lavoro, mentre Archie era diventato Capitano nel Genio navale. Il culmine del successo arrivò nei primi anni Venti, con i primi successi sportivi dei modelli di punta: nel 1920 diedero lavoro ad un giovane apprendista di nome Harold ‘Aldy’ Aldington e poco potevano immaginare quanto quel giovanotto avrebbe significato anni dopo, nella storia della loro impresa o meglio di ciò che era diventata. Archie era un ottimo ingegnere ed un bravo pilota ma certamente non un businessman: per questo e nonostante i successi la GN si ritrovava periodicamente in difficoltà economiche. Ciò portò all’uscita dalla società di Godfrey, seguita dalla fondazione di una nuova azienda denominata Frazer Nash Cars. Aldington divenne un abile venditore di vetture per conto della nuova marca di automobili. I motori avevano un nome ben noto in Italia: erano degli Anzani costruiti su licenza dalla British Anzani, mentre la vera forza delle Frazer Nash era l’originalissima trasmissione a catene senza differenziale, una per ogni marcia, qualcosa di mai visto prima, leggerissima, veloce negli innesti e parsimoniosa nell’assorbimento di potenza nel funzionamento. Chi guidava una Frazer Nash aderiva implicitamente ad una particolare elite dalle unghie sporche, la Chain Gang, dal titolo di un popolare film dell’epoca che si riferiva in realtà ad una banda di galeotti. Si formò così pian piano il mito relativo ad un gruppo di guidatori estrosi e spesso anticonformisti, che idolatravano Archie grazie anche al suo carattere gioviale, estroverso e sempre incline ad inventare nuovi scherzi e che amavano riparare le loro auto ai bordi delle strade senza ricorrere alle officine: soprattutto ‘mai’ la capote, estate o inverno che fosse, pioggia a catinelle o sole a perpendicolo. Ma i ripetuti dissesti finanziari si ripresentarono nonostante le ottime performance di Aldington ed alla fine Frazer-Nash si ritirò (1927), continuando a fare l’ingegnere e l’inventore: suoi, tra gli altri, i brevetti per le torrette rotanti utilizzate in artiglieria, marina da guerra ed aeronautica, un sistema antiribaltamento per le gru utilizzato ancor oggi e niente meno che l’aspirapolvere centralizzato per le abitazioni ed alberghi. Tutto passò in mano ad Aldy, che aveva intanto fatto carriera : la British Anzani cessò la produzione di motori ma altri eccellenti propulsori furono reperiti alla Meadows, una fabbrica di motori marini diesel atti ad essere opportunamente modificati. Nel tempo vennero prodotte anche vetture con motori Blackburne a sei cilindri e Gough supercompressi: negli archivi si ritrova anche il dato relativo ad una Frazer Nash con motore BMW 6 cilindri. Fino al 1937 vennero prodotte oltre trecento vetture ‘a catena’ di decisa impronta sportiva e dai nomi suggestivi di Boulogne (a seguito della vittoria nella corsa su 200 miglia ivi disputata), Exeter, Ulster, Nurburg, Falcon, Colmore, oltre alle più diffuse Supersports e TT Replica (così fu denominata la vettura di serie derivata dal prototipo che vinse il Tourist Trophy). La cosa incredibile è che circa 170 di queste vetture, nonostante l’utilizzo non certo delicato al quale furono sottoposte, sono ancora in esistenza ed in perfetta efficienza, partecipando periodicamente alle iniziative del Club monomarca che le rappresenta e ad altri eventi, competizioni o semplici viaggi su strada anche a lunga percorrenza. Nel 1937 la trasmissione a catene cominciava a sembrare obsoleta, anche se le vetture se la cavavano ancora egregiamente: il loro palmares era ricchissimo, includendo oltre al Tourist Trophy altre classicissime come l’Alpenfahrt. Ma i clienti iniziarono a scarseggiare. Aldington rimase molto impressionato dalle performance della bavarese BMW, che oltre a fabbricare motori di aereo era diventata una marca di automobili sempre più ambita. Chiese ai tedeschi di diventare il loro importatore inglese ed ottenne anche il permesso di marchiare Frazer Nash BMW le vetture con guida a destra costruite appositamente per la Gran Bretagna. Presto, dopo notevoli successi, nuovamente la guerra ci si mise di mezzo e a malapena in un avventuroso blitz Aldington riuscì a portarsi in Inghiterra le ultime vetture già pagate destinate al mercato d’Oltremanica. Appena finite le ostilità, Aldy si precipitò in Germania per cercare disegni, ricambi e quant’altro potesse servirgli per la sua attività: il miglior acquisto fu il dottor Fritz Fiedler, progettista BMW che si trasferì in GB diventando molto amato nonostante le recenti, diciamo così, frizioni tra Germania ed Inghilterra. Fiedler portò con sè i disegni del motore sei cilindri due litri BMW che aveva vinto la Mille Miglia e questo motore divenne il famosissimo due litri Bristol, protagonista di moltissime gare di Formula 2 e prototipi nel dopoguerra. Soprattutto, questo motore equipaggio le ‘nuove’ Frazer Nash del dopoguerra, stavolta con cambio e differenziale normali, che tra il
1949 ed il 1955 vinsero su moltissime piste europee e USA. Le vetture erano denominate High Speed e successivamente dopo il terzo posto a Le Mans divennero le Le Mans Replica, spesso portate alla vittoria da Stirling Moss, Ken Wharton e Dickie Stoop. Ma ci furono anche le Targa Florio (dopo la vittoria nella classe due litri alla classica siciliana di Franco Cortese nel 1951, le Sebring e le Mille Miglia. Furono circa 100 le FN prodotte nel dopoguerra e di queste ne sopravvivono circa la metà. La Frazer Nash smise di produrre auto nell’ottobre 1957: Aldington continuò la sua attività come AFN (Aldington Frazer Nash) Porsche, diventando uno dei primi concessionari inglesi della Marca di Stoccarda.

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