da FEDERCACCIA PIEMONTE
Alle tante vittorie del mondo venatorio piemontese nei confronti della politica, in questi giorni se n’è aggiunta un’altra, e certo non meno significativa di quelle ormai conosciute a tutti. Questa volta ad assestare un sonoro schiaffone alle arroganti pretese di taluni politici subalpini d’affossare caccia e cacciatori piemontesi è stata Federcaccia Piemonte che, sola associazione venatoria ad alzare voce e testa di fronte all’ennesimo tentativo di sopruso, ha presentato opposizione alla nomina di un consigliere regionale all’interno del Comitato di gestione di un Comprensorio Alpino.
Ricordiamo brevemente i fatti. A febbraio vennero rinnovati i Comitati di gestione di A.T.C. (Ambiti Territoriali di Caccia) e C.A. (Comprensori Alpini) piemontesi, “accorparti” a causa di una scellerata decisione dell’assessore Ferrero che sin da subito aveva sollevato le vibranti proteste del mondo venatorio, tanto che sulla questione pesa ancora un ricorso al TAR presentato da Federcaccia ed altre associazioni venatorie, e che sarà discusso il prossimo 11 luglio. Ma ciò che aveva stupito molti, e, siamo onesti, pure suscitata una…condivisa ilarità, era stato lo scoprire come all’interno del nuovo Comitato di gestione dei CATO2 e CATO3 fosse stata nominata una figura piuttosto nota a tutti, essendo questo signore addirittura un rappresentante del Consiglio Regionale piemontese.
E com’era potuto accadere tutto ciò? Semplice, il consigliere era stato chiamato a ricoprire quell’incarico in “quota Enti Locali” (all’interno dei Comitati infatti siedono i rappresentanti di associazioni venatorie, agricole, ambientaliste, e pure degli enti locali sui quali insiste il territorio di un ambito o un comparto), quasi che la Regione potesse essere considerata tale, in competizione territoriale con comuni od unioni dei medesimi.
Protagonista di tale mirabile operazione l’ineffabile Alfredo Monaco, medico ospedaliero con la divorante passione per la politica, frequentata negli ultimi lustri con notevole disinvoltura tanto da passare agilmente dal centrodestra, anzi dalla destra, al centrosinistra, essendo ora lui il rappresentate di Scelta Civica all’interno di Palazzo Lascaris.
Per la verità il consigliere Monaco non appena fu eletto in Regione aveva tentato d’accattivarsi il mondo venatorio, ma poi, come per quei fidanzamenti forzati e in realtà mai nati, aveva preso a dimostrarsene molto ostile, con tutta una serie d’iniziative che avevano l’evidente obiettivo di penalizzare la nostra categoria. Era però sin troppo chiaro a tutti noi come la sua designazione a membro di un Comitato di gestione, oltre a non essere affatto sostenuta da motivazioni giuridiche, l’avrebbe messo nella deprecabile ed imbarazzante posizione di controllore e controllato, essendo l’attività degli enti A.T.C. e C.A. sottoposta alle verifiche della Regione, ed arrivando dunque a generare evidentissimi e pesanti conflitti d’interesse. Federcaccia l’aveva subito fatto presente a chi di dovere (Regione e Città Metropolitana), chiedendo non venisse accettata la sua designazione; ma poi, rimasta inascoltata, aveva presentato formale ricorso contro la nomina alla stessa Giunta Regionale, con contestuale “Istanza di Autotutela” alla Città Metropolitana di Torino.
Nulla accadde nell’immediato, e il consigliere Monaco cercò anche i consensi necessari a farsi eleggere presidente degli accorpati Comitati, ma, vivaddìo, il buon senso degli altri componenti evitò quest’altra possibile calamità! All’inizio roboanti proclami sui social e le inevitabile promesse di cambiamenti e migliorie dopo anni di segnalata “mala gestio” altrui, proprio come nelle più classiche campagne elettorali cui lui sembra essere molto ben allenato. Ora, due mesi dopo, i primi riscontri: il consigliere Monaco il 18 aprile ha scritto alla Città Metropolitana manifestando, così almeno si legge testualmente nella comunicazione indirizzataci dall’ex-Provincia di Torino, la sua ”…indisponibilità a ricoprire la carica di componente il Comitato di gestione dei comprensori alpini To2 (Alta Valle Susa) e TO3 (Bassa Valle Susa e Val Sangone)”.
E dunque…tanto tuonò che piovve, e alla fine con questa sua presunta indisponibilità forse s’eviteranno nuovi danni al mondo venatorio, anche perché il dr. Monaco aveva già disertati i primi due Comitati di gestione dei C.A. TO2 e TO3, a testimoniare superficialità e totale disinteresse per le esigenze di agricoltori e cacciatori, che all’interno di ambiti e comprensori sviluppano attività lavorative o esercitano la loro sana e legittima passione. Auguriamoci almeno che tali comportamenti non siano abituali quando in gioco ci sono gli interessi dei cittadini piemontesi.
ABOLIRE LA CACCIA !!!!!!!!