SUSA – All’età di 95 anni, giovedì 18 maggio, è morta un’altra partigiana valsusina: Adriana Colla “Vittoria”. Questa mattina si sono tenuti i funerali in Liguria. Nata nel 1922 a Susa, ha vissuto e combattuto in Valsusa durante la Resistenza, nelle file della Brigata Garibaldi.
Poi si è trasferita: Adriana viveva da 40 anni in Liguria con il marito, a Borghetto Santo Spirito. Era presidente onoraria dell’Anpi locale e iscritta a Rifondazione Comunista. A dicembre è stata insignita della medaglia d’oro per la Liberazione.
“Adriana aveva partecipato ad azioni importanti e pericolose – ricorda Samuele Rago dell’Anpi provinciale di Savona, in un’intervista al giornale on line www.ivg.it – per raccogliere informazioni sulla dislocazione dell’artiglieria tedesca, da comunicare agli alleati; si era introdotta nella Fortezza di Moncenisio, sfruttando l’amicizia della figlia del Podestà, e oltre alle notizie aveva trovato anche munizioni, che erano importanti come l’aria per i suoi compagni di lotta, riempendo lo zaino e tornando alla brigata. Quell’azione l’aveva esposta: era stata arrestata e condannata alla fucilazione, ma poco prima dell’esecuzione avvenne uno scambio di prigionieri che la salvò”.
In un’altra missione durante la Resistenza, aggiunge Rato nell’intervista a Ivg “Si trattava di andare a Torino per capire come stava un loro compagno partigiano che, ferito e arrestato dalle Brigate Nere, era ricoverato alle Molinette. Della missione faceva parte il Cappellano della Brigata partigiana che era in contatto con una suora, infermiera nell’ospedale torinese. Durante il percorso incontrarono alcuni partigiani di un’altra Brigata che si aggregarono al gruppo. Giunti a Torino vennero a sapere dalla suora che i partigiani ricoverati erano tre e tre i militi di guardia e, nonostante gli ordini fossero di compiere solo un sopralluogo, decisero al momento di compiere subito l’azione – riuscita – di liberazione dei tre partigiani”.
Il 25 aprile, neanche un mese fa, Adriana Colla aveva inviato una lettera pubblica alle autorità e ai cittadini di Borghetto, in occasione della festa per la Liberazione. Ecco il testo.
“Care amiche e cari amici, mi piacerebbe essere tra voi, perchè il 25 aprile è la festa più importante nella storia d’Italia, per me che nel 1945 scendevo insieme ai garibaldini dalle montagne della Valle di Susa, per occupare Torino, dopo quasi due anni di lotte dure e continui eroismi. nel settembre 1943 avevamo lasciato le nostre case e il nostro lavoro per lottare per la libertà, cancellata da 20 anni di fascismo. Con noi ragazzi c’erano donne e uomini di ogni età e ceto sociale: erano operai, contadini, medici, insegnanti, studenti e casalinghe. Fu una lotta eroica, fatta dalla parte migliore di tutto il popolo perchè si trattava di riportare in Italia la libertà, dopo 20 anni di dittatura, che ci aveva impedito persino di pensare: “ voi non dovete pensare, Mussolini pensa per voi, voi dovete credere e obbedire” . E la cosa più grave fu che ci trascinò in lunghe guerre con migliaia di morti, la distruzione di molte case e tanta, tanta miseria. Noi, nuovi garibaldini, sfidammo ogni minuto la morte, la fame, senza scarpe, senza un letto, con le poche armi che riuscivamo a strappare ai fascisti e ai tedeschi. Eravamo orgogliosi di essere capaci di costruire con la nostra passione, un mondo più bello e l’uguaglianza tra tutti gli uomini. Ma oggi mi chiedo: in quale Italia ci ritroviamo? Perchè non ci indigniamo più contro quelli che trattano solo cifre a 9 zeri dimenticando gli ultimi? Eppure dalla resistenza è nata la Costituzione, la legge che difende la democrazia, il lavoro la pace e la dignità di ogni persona. A Borghetto l’ANPI l’Associazione dei partigiani e degli antifascisti, ha realizzato il monumento dedicato alla Costituzione e l’ha donato alla città e ora invita i cittadini a rafforzare e difendere questa carta costituzionale, murata, come scrisse Piero Calamandrei, con il sangue di tanti ragazzi uccisi durante la Resistenza. E agli insegnanti, bloccati dai programmi scolastici di storia, vorrei dire che insegnare ad amare e difendere la libertà non è un fuori programma, anzi è supplire ad una mancanza dei vari ministri dell’istruzione. Viva la libertà, viva la democrazia, viva la solidarietà umana”.