di ALBERTO COSTANZO (avvocato e portavoce del comitato Noi Popolo Unito)
Come già annunciato con precedenti comunicati, il “Comitato Noi Popolo Unito” nasce da un’aggregazione di tutti i movimenti, i partiti, i gruppi organizzati, le sigle, i cittadini e le cittadine che, in qualche modo e da qualche anno, si stanno opponendo ad una politica schizofrenica che prende ordini da strutture sovranazionali (Unione Europea, Nato, OMS, ecc.) e bada esclusivamente a difendere gli interessi della grande finanza. Il Comitato propone la formazione di una lista civica di scopo con la quale presentarsi alle elezioni regionali piemontesi previste per l’8-9 giugno 2024, intendendo raccogliere intorno ad un unico simbolo elettorale tutte le persone che in questo momento vogliono rifondare lo spirito di comunità, creando una maggior coesione fra cittadini. Non potendo usufruire di alcuna delle ipotesi di esonero dalla presentazione delle sottoscrizioni previste dall’art. 19 c. 3 LR 12/2023 (nuova legge elettorale per il Piemonte), nell’accingerci all’incombente della raccolta delle firme, abbiamo constatato:
– che fino alle scorse elezioni regionali (anno 2019) il periodo utile entro il quale raccogliere le firme era di 180 gg. (anteriori alla data di presentazione della lista);
– che infatti tale è la regola generale fissata dalla legislazione statale, v. L. 53/1990, art. 14 c. 3;
– che l’attuale art. 19 c. 6 LR 12/2023 stabilisce invece: “Sono valide le firme che risultano
autenticate a partire dalla data del decreto di indizione delle elezioni.”;
– che è prassi usuale che tale decreto sia emesso in prossimità del suo termine di scadenza (cioè 60 gg. prima del giorno del voto);
– che di conseguenza – qualora il decreto di indizione delle elezioni sia effettivamente emesso in prossimità o in coincidenza di tale data – il periodo utile per la raccolta firme risulta ridursi dai precedente 180 gg. a 30 gg. (tali i giorni decorrenti tra la data del decreto di indizione e la data della presentazione delle liste).
La disparità di trattamento tra la precedente tornata elettorale e l’attuale appare clamorosa, e – comunque, anche indipendentemente da tale disparità – il termine di soli 30 gg. per la raccolta delle numerose sottoscrizioni richieste risulta così ridotto da costruire un ostacolo pressoché insuperabile per l’assolvimento di tale onere. Dubitando di avere interpretato erroneamente la norma, il Comitato ha inviato una richiesta di chiarimento all’Ufficio elettorale regionale, il quale ha però risposto che tale è l’effettivo termine fissato dalla nuova legge regionale per la raccolta delle firme. Appare dunque che l’attuale LR 12/2023 del Piemonte pone un impedimento quasi assoluto per l’esercizio del diritto costituzionale fondamentale (anzi essenziale) della partecipazione dei cittadini alla vita politica, così garantendo ai partiti politici tradizionali (che ovviamente sono esonerati dalla raccolta firme) il monopolio della politica regionale. La gravità di quanto precede si commenta da sola. Non dobbiamo certamente essere noi a ricordare che il vincolo esistente tra l’individuo e lo Stato, espresso dal concetto di cittadinanza, comporta il diritto ed il dovere di ogni cittadino di partecipare alla vita del Paese, e questa partecipazione si concretezza attraverso il diritto di voto e di candidarsi alle elezioni, sia politiche che amministrative, per rivestire cariche pubbliche. “Il diritto di voto — lo ricorda espressamente la Corte costituzionale nella sentenza numero 1/2014 — costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare secondo l’articolo 1 della Costituzione.”. E infatti non a caso in materia elettorale la giurisprudenza applica il principio del favor partecipationis. Una norma che invece, strumentalizzando una regola burocratica (cioè la fissazione del termine iniziale per la raccolta delle firme), di fatto ostacoli tale partecipazione popolare fino a renderla impossibile, non appare soltanto illegittima e contraria al dettato costituzionale, ma anche eversiva degli stessi principi fondamentali della convivenza democratica. Abbiamo chiesto, con spirito collaborativo, al Presidente Cirio di incontrarci per discuterne insieme e, se possibile, cercare una soluzione, ma non abbiamo ricevuto risposta. Ci vediamo dunque costretti a denunciare ai media questo attentato alla democrazia e alla Costituzione, che naturalmente non esiteremo a portare anche all’attenzione della Magistratura.