FABBRICHE, LA GRANDE CRISI DELLA VALSUSA: IN 9 ANNI PERSI 1800 POSTI DI LAVORO

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Uno degli scioperi alla Azimut di Avigliana nel novembre 2015

In meno di dieci anni la Valle di Susa ha perso quasi 1800 posti di lavoro nel settore industriale e metalmeccanico. È questo il dato reso noto dalla Cgil, in vista dell’incontro che si terrà mercoledì 12 aprile a Condove per affrontare il tema della crisi del lavoro. “Nel 2008 gli addetti erano 5343, oggi sono 3549, che significa 1794 posti di lavoro in meno – spiegano dal sindacato – in termini percentuali rappresentano il 33,5 % in meno rispetto al 2008”. Nella fase intermedia, dal 2013 al 2017, i posti di lavoro persi sono 577 (a quel tempo gli occupati nel settore industria erano 4126).
“In questi anni, tra le aziende più importanti che hanno chiuso ci sono la Saturno, la Roatta, la Dormer, la Cabind, lo Stile Bertone, la Bertone Ricerca e Sviluppo – aggiungono dalla Cgil – e tra quelle che hanno fortemente ridimensionato la forza lavoro, riducendola di oltre un terzo, ricordiamo la Beltrame”.

E poi si arriva alle ultime difficoltà emerse all’Alcar di Vaie e alla Savio di Chiusa San Michele, dove l’azienda licenzierà 82 lavoratori. “Questa è la situazione in cui versa la Val di Susa – accusanpo dal sindacato – dove si accendono i riflettori sulle vicende del Tav, ma mai sulla crisi industriale e la ricerca di soluzioni. La domanda che ci siamo posti è se sia possibile individuare una via di uscita, oppure non c’è niente da fare di fronte al declino. Noi pensiamo che le soluzioni ci possano essere, ma bisogna che tutti gli “attori in scena” facciano la loro parte creando sistema nel territorio dando ognuno il proprio contributo”.

Dalla Cgil ricordano anche un esempio positivi, ormai simile ad una mosca bianche: “L’ultimo, in ordine cronologico, è quello della Lucchini ex-Vertek di Condove, storica azienda del territorio che è arrivata ad un passo dal licenziare tutti i 98 addetti. Ciò non si è verificato perché un gruppo importante, la Cln Arcelor Mittal, tramite una sua controllata Magnetto Wells, ha deciso di rischiare e di investire sulla professionalità dei lavoratori acquisendo il sito conservando tutti i posti di lavoro, anche quando avrebbe potuto optare nel tenerne solo una minima parte facendo licenziare tutti gli altri. Ciò è stato possibile perché si è creato sistema: l’azienda ha deciso di rischiare e di assumersi appunto il rischio di impresa (che paradossalmente, ormai poche aziende vogliono fare), il sindacato si è fatto artefice di mediare e di gestire le varie fasi per portare a buon fine l’operazione, le istituzioni si sono mosse per facilitare i contatti con i ministeri del lavoro e dello sviluppo economico. Alla fine i posti di lavoro sono stati salvati e se tutto andrà per il verso giusto nel sito di Condove, oltre a tornare al lavoro gli addetti precedenti ci potrebbe essere addirittura un aumento dell’occupazione andando per la prima volta dopo molti anni in controtendenza rispetto al depauperamento del territorio”.

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