SUSA – Continuano gli approfondimenti a cura dello studio fisioterapico Fisiocare. Questa settimana, grazie ai dottori Alessandro Gelmi e Giovanni Rea, vogliamo parlarvi del linfodrenaggio.
Il drenaggio linfatico manuale è una delle tecniche utilizzate in quella che viene definita terapia decongestiva complessa, ad oggi considerata il trattamento d’eccellenza per i problemi linfovenosi. Della terapia decongestiva complessa fanno parte tecniche quali drenaggio linfatico manuale; bendaggio multicomponente; terapia elettromedicale coadiuvante; cura della cute; utilizzo di calze o bracciali elastici; esercizio fisico e controllo del peso corporeo.
In particolare il drenaggio linfatico manuale è un massaggio dolce e ritmico eseguito da un fisioterapista opportunamente formato. Viene messo in pratica senza utilizzare oli o creme e la seduta ha una durata variabile a seconda delle zone che devono essere trattate.
Al termine del trattamento la cute non deve apparire arrossata e il paziente non deve percepire nessun tipo di dolore. Prima di iniziare il drenaggio, il terapista eseguirà una opportuna valutazione al fine di comprendere come impostare il trattamento stesso ed individuare eventuali controindicazioni assolute.
Il drenaggio linfatico manuale viene utilizzato in tutti i casi in cui vi è un rallentamento della circolazione linfatica e venosa, per cause di varia natura. In pratica, ogni volta in cui vi sia un edema che si manifesta con un gonfiore localizzato e con sensazioni di tensione, pesantezza e fastidio. Lo scopo è quello di incoraggiare il fluido linfatico in eccesso ad allontanarsi dall’area gonfia in modo che possa essere riassorbito efficacemente.
Questo è possibile nel caso in cui i vasi siano integri. Nel caso in cui i vasi siano danneggiati o malfunzionanti, il drenaggio linfatico manuale aiuta a “spostare” i fluidi in altre zone funzionanti per favorirne il riassorbimento.
Nello specifico, ecco alcune cause che rendono utile il linfodrenaggio.
Il linpedema per il quale si possono riconoscere cause primarie o secondarie. Le cause primarie sono rappresentate da anomalie congenite del sistema linfatico siano esse morfologiche o funzionali. Il linpedema è una patologia cronica e progressiva che può essere già presente alla nascita, ma spesso può manifestarsi in età più o meno avanzata. Talvolta si può riconoscere una causa scatenante quale una bruciatura cutanea, una puntura d’insetto o altro. Si suppone che il sistema linfatico già compromesso dall’anomalia genetica, non riesca a compensare l’edema causato dall’evento scatenante, vada in sovraccarico funzionale e manifesti ciò che era comunque già presente seppur non ancora manifesto.
Le cause secondarie, invece, sono gli interventi chirurgici con asportazione linfonodale. Il rischio di sviluppare un linpedema aumenta se viene associata radioterapia. Altre cause sono rappresentate da traumi di qualunque genere, infezioni o farmaci edemigeni. In questi casi l’edema è solitamente transitorio e il linfodrenaggio favorisce una guarigione maggiormente rapida.
Un’altra causa può essere l’insufficienza venosa profonda. Sistema linfatico e venoso non possono anatomicamente essere considerati come completamente separati, essendo per conformazione simili seppure non uguali. Pertanto in caso di insufficienza venosa con edema degli arti e tendenza alle ulcere venose, il linfodrenaggio è un utile supporto terapeutico. È semplice capire che un’ulcera compare con maggiore facilità in un arto in cui la cute è messa in tensione da un gonfiore importante. Altrettanto semplice appare come la cute in tensione rallenti la guarigione di una qualunque ferita in quanto i due lembi cutanei tendono ad essere mantenuti lontani quando invece hanno bisogno di essere vicini per poter cicatrizzare al meglio.
Nell’elenco troviamo anche il lipedema. Spesso confuso con un semplice problema estetico, si tratta in realtà di una vera e propria patologia. Il lipedema è infatti una malattia progressiva che si manifesta quasi esclusivamente nel sesso femminile. È caratterizzato da un accumulo atipico di tessuto adiposo inizialmente sui fianchi e sulle cosce.
La donna con lipedema manifesta la tendenza a procurarsi lividi con facilità e percepisce come dei piccoli noduli sottocute. In fase avanzata tende a sentire dolore, calore e pesantezza agli arti. Il lipedema può arrivare ad interessare anche addome e arti superiori. In fase avanzata si presenta un edema degli arti inferiori che però non arriva ad interessare mai il piede che risulta completamente sgonfio. Quando queste donne tentano di dimagrire, riescono ad avere risultati solo dalla vita in su con notevole disagio personale e senso di frustrazione estrema. Il linfodrenaggio non è ad oggi la terapia per eccellenza, ma risulta un’ottima terapia coadiuvante nelle fasi iniziali e un efficace aiuto per il miglioramento della sintomatologia dolorosa.
Tra le varie cause c’è la chirurgia ortopedica, vascolare ed estetica. Ogni tipo di intervento chirurgico provoca un edema transitorio. Il riassorbimento veloce di tale edema è importante al fine di raggiungere in tempi brevi una guarigione completa e un rapido ripristino delle normali funzioni di quel distretto corporeo. Si pensi ad un ginocchio operato per l’asportazione di un menisco. Un gonfiore rallenta la guarigione delle ferite postoperatorie e rallenta il recupero funzionale dell’arto interessato. Il drenaggio linfatico manuale favorisce il ritorno alla condizione fisiologica nel minor tempo possibile.
Infine, troviamo anche il periodo di gravidanza. Non vi è nessuna controindicazione al drenaggio linfatico nel caso la donna in gravidanza percepisse le gambe pesanti e gonfie. Dopo un opportuno controllo medico che escluda eventuali complicazioni generali, il linfodrenaggio può rappresentare un ottimo strumento per gestire i mesi della gravidanza in modo completamente naturale. Verranno comunque evitate manovre sull’addome e sarà favorito l’utilizzo di tecniche coadiuvanti di respirazione. È comunque opportuno evitare il trattamento nel primo trimestre di gravidanza essendo il periodo maggiormente delicato per l’impianto del feto.
Ma come si svolge una seduta di drenaggio linfatico manuale? Innanzitutto, se il terapista non vi conosce, vi chiederà alcune informazioni di base per valutare se possibile inserirvi da subito in trattamento oppure richiedere prima una consulenza medica.
Solitamente se si soffre di gambe gonfie, il medico avrà già escluso problemi gravi tramite gli opportuni accertamenti (ecocolor doppler, visita cardiologica). Se potrete essere immediatamente sottoposti a drenaggio linfatico manuale, vi verranno fatte delle fotografie e prese delle misure centimetriche e volumetriche. Questo sistema permetterà una valutazione oggettiva dei cambiamenti dell’edema stesso.
In caso di linfedema importante può capitare che il terapista scelga di applicare un bendaggio compressivo già in prima seduta e drenare le zone scoperte dal bendaggio.
Nel caso in cui il bendaggio non fosse necessario, si provvederà a drenare le zone in cui sono presenti la maggior parte dei linfonodi e si utilizzeranno manovre manuali per spostare i liquidi che si sono accumulati verso le maggiori zone di scarico. La direzione sarà sempre da prossimale a distale.
Per ricevere un trattamento di drenaggio linfatico manuale sarà necessario scoprire le zone da trattare. Il massaggio verrà eseguito su di un lettino fisioterapico in posizione supina, prona e sul fianco. La frequenza delle sedute varia da caso a caso e non può essere prevista se non dopo valutazione del singolo caso. Al termine del trattamento, verranno insegnati esercizi di respirazione profonda per sfruttarne i benefici a livello del sistema linfatico e circolatorio.
Come previsto dalla terapia decongestiva complessa, di cui il linfodrenaggio è parte integrante, potrebbe essere necessario l’utilizzo di calze o bracciali contenitivi soprattutto in caso di problematiche croniche quali il linfedema, il lipedema e l’insufficienza venosa.
Le controindicazioni sul linfodrenaggio sono rappresentate da tumori maligni non trattati; infiammazioni acute; stati febbrili; trombosi venose in atto ed edemi da insufficienza cardiaca non compensata farmacologicamente.
Sul drenaggio linfatico manuale esistono diversi falsi miti. Ecco i più famosi.
- Il vero linfodrenaggio lo fanno le estetiste? È vero solo in parte.
Esistono percorsi di formazione solo per estetiste al fine di formarle per ciò che “non è patologia”. I fisioterapisti hanno una formazione maggiormente completa e sono in grado di valutare patologie complesse come il linfedema o il lipedema e collaborano con i medici in modo che il paziente abbia il trattamento maggiormente adeguato alle sue condizioni. - Il linfodrenaggio in pazienti con tumori favorisce le metastasi? Falso.
Ad oggi la ricerca scientifica non ha evidenziato recidive a causa di massaggi drenanti. Il linfodrenaggio viene consigliato nelle varie oncologie al fine di limitare i danni da chirurgia dei linfonodi. Le conseguenze per una persona non trattata possono incidere enormemente sulla qualità della vita della persona stessa. - Il solo linfodrenaggio risolve tutti i problemi di edema? Falso, occorre distinguere la causa dell’edema. Un edema da trauma recente potrebbe avere un beneficio importante anche solo con il linfodrenaggio in quanto il sistema linfatico è solo in sovraccarico funzionale. Un linfedema è invece per definizione cronico e progressivo. Richiede pertanto un approccio multidisciplinare e multiterapico.
- Il linfodrenaggio elimina la cellulite? Difficile. Se si tratta di una forma lieve il risultato può essere buono. Se però la persona presenta un lipedema che è una vera e propria patologia del tessuto adiposo, il linfodrenaggio come già detto per il linfedema, deve essere anche in questo caso, parte integrante di un approccio multidisciplinare e multiterapico.
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(Informazione pubblicitaria a cura della New Press – Testo di Andrea Musacchio)