SUSA – Quante cose sapete sulle fratture al polso e della sua riabilitazione? Grazie ai dottori Alessandro Gelmi e Giovanni Rea, dello studio fisioterapico Fisiocare, con sedi a Susa e Giaveno, approfondiremo l’argomento in tutte le sue sfaccettature.
La maggior parte delle condizioni patologiche del polso possono essere ricondotte a eventi traumatici e accidentali. La condizione di “polso rotto” è frequente soprattutto tra gli anziani e in particolar modo tra le donne, a causa delle loro ossa fragili. Tra i giovani in genere queste fratture avvengono principalmente per incidenti stradali, attività sportive o cadute da grandi altezze.
Ma quali sono le fratture più comuni del polso? La più frequente è la frattura di Colles, che interessa la metafisi distale del radio. Si verificano in genere dopo cadute accidentali. La rima di frattura è trasversale e nella maggior parte dei casi il polso appare deformato dorsalmente (deformità a “dorso di forchetta”). Il polso in questo caso si presenta gonfio e dolorabile con eventuale ecchimosi e impotenza funzionale.
Nella lista troviamo le fratture dell’epifisi distale del radio (sono fratture che interessano la parte finale del radio). Queste possono essere composte, scomposte, semplici o complesse. E quindi: senza dislocazione dei frammenti ossei (composte); con dislocazione dei frammenti ossei (scomposte); con distaccamento di un solo frammento distale del radio (semplici); “pluriframmentarie”, dove la rima di frattura può interessare anche la metafisi del radio provocando un vero e proprio “ scoppio” dell’ estremità distale (complesse).
Le fratture dell’epifisi distali del radio, vengono catalogate nella classificazione di Cooney. In questa speciale classifica, le fratture vengono raggruppate in:
- Fratture non articolari, non scomposte
- Fratture non articolari, scomposte
- Fratture intrarticolari, scomposte
- Fratture intrarticolari, non scomposte
Tra le altre, troviamo la frattura di Goyrand (o di Colles Inversa). Si verifica dopo una caduta accidentale con la mano atteggiata in flessione. In questo caso la deformità che acquisisce la mano viene definita a “ventre di forchetta”, in quanto il frammento si colloca in direzione della parte palmare della mano.
Infine, tra le fratture più comuni, compare la frattura dello scafoide. Si tratta di fratture molto frequenti nelle ossa del corpo della mano. Avvengono a causa di eventi che sollecitano l’iperestensione e la flessione radiale del polso. Le fratture dello scafoide sono classificate in base alla sede:
- Terzo prossimale
- Terzo medio
- Terzo distale
Si manifestano con dolore sordo a livello della tabacchiera anatomica ( fossetta sulla mano sul lato radiale del polso, originata dall’estensione delle dita e del polso), ecchimosi e gonfiore del polso.
Ma quali sono i sintomi di un polso rotto? In elenco, trovate quelli principali:
- Dolore
- Tenerezza
- Gonfiore
- Lividi
- Deformità del polso (appare storto e piegato).
Per diagnosticare un polso rotto, saranno necessari degli esami fisici approfonditi e un esame radiologico (Tac, risonanza magnetica o lastra frattura radio).
La riabilitazione del polso, dopo una frattura, sarà fatta in base all’entità della lesione. Alcune fratture saranno trattate chirurgicamente con fili di Kirschner o placche e fissazioni esterne per garantire la stabilità dei capi articolari (fratture scomposte, instabili o irriducibili). Chiaramente, dopo l’operazione chirurgica, sarà opportuno intraprendere dei cicli di fisioterapia.
Se parliamo di fratture composte e stabili, invece, si può ricorrere all’utilizzo dell’immobilizzazione dell’articolazione tramite il gesso. Anche dopo la rimozione del gesso si dovrà iniziare dei cicli di riabilitazione, dove la parte critica è contrastare la tumefazione e la rigidità della mano. Per questo vi consigliamo di intraprendere un percorso riabilitativo presso gli studi Fisiocare.
Come abbiamo visto prima, se le fratture vengono classificate come scomposte, irriducibili e instabili, in genere, si ricorre alla chirurgia. Nell’articolazione viene inserito un filo percutaneo o una placca per garantirne la stabilità ed evitare una viziosa consolidazione. Dopo l’operazione, bisognerà iniziare un percorso riabilitativo.
Nei primi giorni dopo l’intervento chirurgico, la riabilitazione prevede trattamenti che controllino il gonfiore e il dolore. Possono essere effettuate terapie fisiche antalgiche e antiinfiammatorie come il Laser, la Tecar, bendaggi compressivi e crioterapia per l’edema, magnetoterapia (stimola la rigenerazione dell’osso), esercizi di mobilizzazione attiva (e assistita) per evitare l’instaurarsi della rigidità articolare.
Dopo 6-8 settimane dall’intervento chirurgico, la frattura sarà saldata. Nella fase tardiva, dopo 8-12 settimane dall’operazione si possono cominciare esercizi di rinforzo muscolare, mentre si continua con la mobilizzazione attiva dell’articolazione. Il recupero della mobilità e il rinforzo muscolare delle dita è l’obiettivo più importante della riabilitazione e può essere ottenuto con esercizi che utilizzino l’ausilio della plastilina.
Le fratture del polso classificate come composte e stabili in genere vengono trattate con apparecchi gessati. L’immobilizzazione dell’articolazione spesso dura dai 30-40 giorni circa. In questa prima fase, nonostante il polso sia immobilizzato, è opportuno mobilizzare spalla e gomito omolaterale per contrastare il congelamento delle articolazioni e mobilizzare, con movimenti lenti e cauti, le dita della mano per evitare problemi di funzionalità.
Il protocollo riabilitativo, dopo la rimozione del gesso, prevede:
- Trattare il gonfiore del polso con massaggio centripeto
- Magnetoterapia per stimolare la rigenerazione dei tessuti
- Mobilizzazione attiva assistita e attiva contro resistenza di polso e mano
- Movimenti attivi di flesso-estensione del polso e della mano
- Movimenti cauti di prono-supinazione del polso
- Esercizi di rinforzo muscolare di polso e mano con l’aiuto di palline e elastici
- Rinforzo della presa
- Esercizi di motricità fine della mano
- Esercizi di flesso-estensione del gomito
- Riprendere le attività di vita quotidiana come vestirsi, lavarsi , mangiare da soli ecc..
Per la riabilitazione dopo la frattura del polso, sono indicati anche ambienti in acqua. Se mossa sott’acqua, l’articolazione è sottratta al carico, e quindi non comporterà nessun dolore. Se la temperatura dell’acqua è attorno ai 34° gradi, ogni movimento risulta più facile per l’effetto miorilassante del caldo.
Le complicazioni che si verificano dopo la frattura di un polso sono rare, ma potrebbero includere: rigidità, dolore o disabilità temporanea. La rigidità ed il dolore nella zona interessata generalmente scompaiono dopo l’intervento chirurgico. Tuttavia, alcune persone presentano rigidità o dolore permanenti. Come ad esempio l’osteoartrite: le fratture che si estendono in un’articolazione possono causare artrite col passare del tempo. Oppure danni ai nervi o ai vasi sanguigni, che possono essere danneggiati dal trauma al polso.
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(Informazione pubblicitaria a cura della New Press – Testo di Andrea Musacchio)