SUSA – Proseguono i servizi informativi a cura di Fisiocare, lo studio fisioterapico dei dottori Alessandro Gelmi e Giovanni Rea, con sedi a Susa e Giaveno. Oggi vogliamo parlarvi dell’intervento chirurgico per la protesi d’anca e della sua riabilitazione.
L’intervento consiste nella sostituzione di una delle componenti usurate, o nella sostituzione di entrambe le componenti fosse dell’articolazione dell’anca. Quando i componenti della protesi vengono inseriti e ancorati mediante un collante si parlerà di protesi cementata, mentre quando invece le parti metalliche vengono inserite nell’osso mediante incastro, si parlerà di protesi non cementata. Il primo tipo è maggiormente indicato nei pazienti anziani, mentre il secondo tipo è indicato nei soggetti più giovani, che possono recuperare più lentamente, ma con un’aspettativa di durata maggiore.
L’anca è l’articolazione che ha la funzione di orientare l’arto in tutte le direzioni dello spazio. I movimenti dell’anca si realizzano a livello di una sola articolazione, l’articolazione coxo-femorale. Nel suo complesso questa articolazione (definita tecnicamente enartrosi) permette di effettuare i movimenti di flessione (avvicina la superficie anteriore della coscia al tronco), estensione (porta l’arto inferiore posteriormente al piano frontale), abduzione (porta l’arto inferiore direttamente in fuori), adduzione (porta l’arto inferiore in dentro e lo avvicina al piano di simmetria del corpo) e la rotazione longitudinale dell’anca (il movimento che, in posizione prona, porta la punta del piede in dentro quando il ginocchio è flesso).
Ma qual è il motivo per cui il nostro medico ci raccomanda un intervento chirurgico di protesi di anca? In realtà esistono più motivi. Le più comuni sono rappresentate da:
• Artrosi primitiva dell’anca;
• Artrite Reumatoide o forme autoimmunitarie sieronegative;
• Osteonecrosi asettica dell’epifisi femorale;
• Artrosi postraumatica (esiti di fratture-lussazioni del femore e/o del bacino);
• Artrosi secondaria (ad es. in esiti di displasia congenita dell’anca, in esiti di epifisiolisi, esiti artriti settiche etc.);
• Fratture sottocapitate del collo femorale.
Escludendo le fratture, l’intervento chirurgico è comunque raccomandato solamente in caso una delle suddette patologie si manifesti con grave dolore o rigidità che limita le attività quotidiane, tra cui camminare, alzarsi o sedersi su di una sedia e vestirsi. Non esiste un’età assoluta o limitazioni di peso per la chirurgia di protesi, anche se è bene ricordare che questi impianti non durano in eterno (il 90% degli impianti sopravvive 20 anni) e che il peso eccessivo del vostro corpo può essere la causa di una minore longevità dell’impianto.
La maggior parte delle persone che si sottopongono all’intervento di protesi sono di età compresa tra i 50 e gli 80 anni, ma questo tipo di intervento viene eseguito a tutte le età, dal giovane adolescente con artrite giovanile (o malformazioni congenite) all’anziano con artrosi degenerativa o patologie specifiche che colpiscono questa articolazione.
Ma come si sviluppa l’intervento? Le più recenti metodiche chirurgiche risultano essere mini-invasive, così da ledere il meno possibile i tessuti e la muscolatura, consentendo quindi un recupero più veloce e meno faticoso. L’intervento può essere svolto tramite un accesso mini-invasivo anteriore, mini-invasivo postero-laterale, oppure tramite l’accesso laterale diretto.
Nei primi giorni post operazione, si utilizza una calza elastica per prevenire problemi circolatori. Dal secondo giorno si inizia un percorso di riabilitazione con movimenti passivi e attivi assistiti, per mobilizzare l’arto operato e mettersi in posizione seduta. Dal terzo giorno, invece, è possibile raggiungere la stazione eretta ed iniziare un programma di rieducazione della deambulazione con il fisioterapista, compatibilmente con le condizioni generali del soggetto.
A questo punto il percorso riabilitativo può proseguire a casa, in accordo con il fisioterapista, oppure ci si può rivolgere in un ambulatorio fisioterapico o nei centri riabilitativi specializzati. Ricordiamo che si tratta di una fase molto delicata, in quanto la nuova articolazione, a causa della perdita di una muscolatura tonica e ben strutturata, non ha protezione e può andare incontro a sublussazioni o lussazioni.
La riabilitazione domiciliare ha l’obiettivo di: potenziare la muscolatura di anca e ginocchio attraverso esercizi specifici, più volte al giorno, di mobilità e rinforzo muscolare; ricercare una ripresa o miglioramento della propriocezione (nota anche come cinestesia, ossia la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista, ndR) dell’arto; recuperare il carico e la deambulazione: inizialmente con deambulatore e poi con bastoni canadesi, si eseguono esercizi specifici di rieducazione di tutte le fasi dello schema del passo ed un corretto utilizzo dei canadesi che, con estrema facilità, possono essi stessi essere fonte di compensi e disequilibri posturali.
Il lavoro proposto dal fisioterapista sarà pertanto attivo, con l’obiettivo di stimolare il soggetto ad una maggior percezione corporea e padronanza dei movimenti di tutto il corpo e del carico. Sarà fondamentale quindi eseguire correttamente i passaggi posturali, e quindi imparare a muoversi autonomamente ed in protezione. Uno dei primi obiettivi da raggiungere sarà quello di recuperare le attività di vita quotidiana (lavarsi, vestirsi…).
Nei passaggi posturali supino-seduto, supino-fianco non operato, la “nuova anca” dovrà essere sempre in protezione e pertanto rimanere leggermente divaricata e in posizione di rotazione “neutra”. A tal fine si utilizza generalmente un cuscino tra le gambe. In posizione seduta, invece, la flessione dell’anca non deve superare i 90° e possibilmente i piedi sempre appoggiati a terra.
Salire e scendere le scale di casa, sarà un esercizio fondamentale in fase di riabilitazione. Quando saliremo, bisognerà appoggiarsi sul corrimano dal lato operato di protesi d’anca e con una stampella dall’altro lato. Facendo appoggio sulla stampella e sul corrimano staccheremo il piede sano e lo porteremo sullo scalino superiore. Quindi, facendo carico sull’arto sano, saliremo con tutto il corpo e porteremo il piede dell’arto operato al pari del sano sullo scalino. Ripetere l’operazione sino in cima. Per scenderle invece ci posizioneremo con l’arto sano vicino al corrimano e con una stampella nella mano dell’arto operato. Inizieremo la discesa portando la mano del lato sano un po’ più in basso sul corrimano. Successivamente, porteremo l’arto operato e la stampella verso lo scalino sottostante. Arto operato e stampella, assieme alla mano sul corrimano, mantengono il peso mentre si porta il piede dell’arto sano al pari dell’operato sullo scalino in basso. Ripetere l’operazione sino al fondo della scala.
Infine, ecco altri consigli utili da parte dei dottori Alessandro Gelmi e Giovanni Rea:
• evitare la flessione dell’anca maggiore di 90°
• attenzione alla flessione del tronco che produce la stessa angolazione (es. per alzarsi da una sedia, per rimboccarsi le coperte o raccogliere qualcosa)
• Non usare sedie, divani o poltrone troppo basse
• Non incrociare o accavallare le gambe
• In piedi non ruotare le gambe all’interno, quindi non si devono “guardare tra loro”
• A letto utilizzare un cuscino divaricatore
• A letto evitare di mettersi sul fianco dal lato operato senza il permesso del chirurgo
• A letto posizionarsi sul lato non operato, ma con un cuscino posto tra le due gambe per evitare il rischio di lussazione
• Al bagno usare il rialzo per il water
• Guidare l’automobile in genere dopo 6-8 settimane.
In seguito è bene che il paziente, eviti le posizioni molto prolungate (posizioni seduta o stare molto in piedi) e di camminare a lungo su terreni sconnessi (per non usurare la protesi). I dottori dello studio Fisiocare, sconsigliano tutti gli sport che prevedono traumi diretti o indiretti dell’anca e quelli di squadra. Mentre sono altamente consigliati sport come il nuoto, andare in bicicletta e tutte le attività a basso impatto.