SUSA – Proseguono i servizi informativi da parte dello studio Fisiocare. Lo studio, aperto dal 4 maggio, ha ripreso la propria attività, rispettando le norme igienico sanitarie e di sicurezza imposte dal decreto legge. Oggi vogliamo parlarvi della riabilitazione post chirurgica, ossia delle tecniche che i fisioterapisti utilizzano per raggiungere il recupero dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico. In questo tipo di riabilitazione ci si avvale di tecniche manuali, come la massoterapia, le mobilizzazioni articolari e miofasciali oppure di mezzi fisici, come laser, Tecar, Interix, Tens, elettrostimolazioni ecc.
Per determinare la durata del ciclo fisioterapico ci sono diversi fattori. Sicuramente la motivazione del paziente, per accelerare i tempi di recupero, è uno dei più importanti. Un ragazzo/a giovane e motivato ha maggiori possibilità di effettuare un recupero rapido rispetto ad una persona anziana. Un altro fattore, che incide sui tempi di recupero, è il tipo di articolazione e il genere di intervento a cui è sottoposto il paziente. Chiaramente una persona, che subisce una semplice asportazione di un frammento di menisco al ginocchio, ha dei tempi di recupero differenti da una persona al quale viene impiantata una protesi.
Anche la qualità del percorso fisioterapico è un fattore. Essere seguiti in un centro di eccellenza, con dispositivi ad alta tecnologia e personale specializzato, come lo studio Fisiocare, può garantire non solo una riduzione dei tempi di recupero, ma anche una maggiore possibilità di raggiungere l’obiettivo previsto.
Il ciclo terapeutico si può distinguere in 4 fasi. Proviamo ad elencare delle linee guida generali.
• Il primo step del ciclo terapeutico ha come obiettivi la diminuzione del dolore e il controllo dell’infiammazione. Lo scopo è portare sollievo, nel minor tempo possibile, al paziente. Per raggiungere questo fine si utilizzano dispositivi fisici, cromoterapia e particolari tecniche manuali come il linfodrenaggio o il massaggio drenante. In alcuni casi anche l’esercizio terapeutico, se ben dosato può rivelarsi un valido aiuto.
• Nella seconda fase, invece, il fisioterapista può aumentare l’intensità delle mobilizzazioni e la frequenza degli esercizi in modo da poter ampliare l’arco del movimento.
• Mentre il terzo step del ciclo di terapie è costituito dal recupero della forza e della resistenza. Bisogna garantire stabilità all’articolazione, la quale ha recuperato del tutto (o quasi) il movimento. Verranno rinforzati i muscoli stabilizzatori e si lavorerà sulla resistenza. L’esercizio terapeutico attivo, coadiuvato dall’utilizzo di resistenze più o meno importanti come pesi, elastici, o la semplice gravità sono i protagonisti di questa fase.
• La quarta ed ultima fase, ha l’obiettivo di garantire il recupero della massima funzionalità dell’arto. In questo step si lavorerà molto con superfici instabili, con palline, e anche con device specifici, al fine di migliorare la propriocettività e l’equilibrio articolare.
Infine, vogliamo riportarvi le quattro riabilitazioni più conosciute: quella per l’anca, la spalla, il gomito ed il polso.
L’intervento all’anca è molto comune, specie in soggetti anziani con età superiore ai 65 anni e di sesso femminile. Si tratta di interventi relativi a fratture del femore e/o del bacino. La prima causa è l’intervento di protesi dell’articolazione coxo-femorale, tra testa del femore e bacino. La spalla è una delle articolazioni più complesse da operare. La fisioterapia post operatoria si basa su interventi di riparazione della lesione della cuffia dei rotatori, del capo lungo del bicipite e di stabilizzazione a seguito di lussazione importanti e/o frequenti.
Il gomito, invece, è ritenuto dai fisioterapisti tra i più difficili da riabilitare. Le operazioni più frequenti del gomito che richiedono la fisioterapia riguardano le fratture dell’olecrano dell’ulna, del capitello radiale, dell’estremità distale dell’omero o strappi muscolari importanti di tricipite o bicipite. Il polso, infine, è caratterizzato da un’alta incidenza di due tipologie di fratture, le quali richiedono la sintetizzazione chirurgica con annessa fisioterapia post operatoria: la frattura di Colles e la frattura di Colles inversa. Entrambe riguardano la frattura della parte più lontana del radio, ma nel primo caso la frattura ha un decorso che fa assumere una deformità “a baionetta” del profilo frontale della mano rispetto all’avambraccio, e una deformità a “dorso di forchetta” guardando il polso nel suo profilo laterale.
Affidatevi a mani esperte, affidatevi a Fisiocare. Gli studi dei dottori Alessandro Gelmi e Giovanni Rea vi aspettano a Giaveno e Susa. Per maggiori informazioni è possibile chiamare 340-6071847.
FISIOCARE
Tel. 340 607 1847
Piazza Savoia, 11 – Susa
Via XX Settembre, 42 – Giaveno
Facebook Fisiocare
Sito Internet www.fisioterapiagiaveno.it
(Informazione pubblicitaria a cura della New Press – Testo di Andrea Musacchio)