FLOP POSTOLIMPICO: CON QUATTRO CATTEDRALI NEL DESERTO, CHE COSA DOBBIAMO INSEGNARE AI RUSSI?

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Un motto antico diceva: “Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge”.
Mai tale frase fu più appropriata, a commento dell’incontro avvenuto ieri in Provincia di Torino, tra una delegazione russa degli organizzatori dei Giochi Olimpici di Sochi 2014, e alcuni rappresentanti della giunta provinciale. Che hanno dato buonissimi consigli agli ignari russi, ma ancora peggio in tutti questi 7 anni di POSTOLIMPICO, hanno dato – insieme alla Regione – soprattutto un cattivo esempio. Un esempio di come si butta via un patrimonio pubblico di oltre 100 milioni di euro.
Ricordiamo brevemente le cattedrali realizzate per i Giochi, costate oltre 150 milioni di euro:
Pista di bob= CHIUSA E SENZA AMMONIACA
Pista di Freestyle = CHIUSA e SMANTELLATA
Pista di Biathlon = CHIUSA
Trampolini di Pragelato = CHIUSO

Qual é il consiglio dato dai nostri politici? “La gestione degli impianti realizzati per le Olimpiadi Invernali del 2006 deve prevedere un utilizzo multifunzionale, con la possibilità di ospitare sia eventi sportivi che spettacoli ed iniziative di aggregazione. Inoltre, la gestione post-olimpica delle “venue” montane non può prescindere dal coinvogimento dei Comitati Olimpici nazionali, delle Federazioni sportive e del Comitato Olimpico Internazionale. Il CIO dispone infatti di risorse e competenze per supportare i territori nella delicata fase del dopo-Olimpiadi”.

Sono parole di buonsenso, maestrali, ma per essere più chiari, non potevano dire più semplicemente: “Cari russi, non fate come noi?”
A fare gli onori di casa a Palazzo Cisterna sono stati il vice-Presidente della Provincia e assessore allo Sport e al Post-olimpico Gianfranco Porqueddu e l’assessore provinciale alla Cultura, al Patrimonio ed alle Relazioni Internazionali Marco D’Acri.

Ma leggete questa dichiarazione ufficiale. “A conti fatti – hanno spiegato alla delegazione russa il vice-presidente Porqueddu e l’assessore D’Acri – il bilancio delle Olimpiadi per Torino e per l’intero territorio è positivo, grazie alle importanti ricadute economiche immediate, alla grande visibilità ottenuta nel mercato turistico mondiale e alle trasformazioni urbanistiche, infrastrutturali e culturali innescate dai Giochi Invernali”.

A conti fatti???? Che le ricadute d’immagine e pubblicitarie siano state notevoli, non c’è dubbio. Anche i miglioramenti riguardo gli impianti di risalita e di innevamento sono innegabili. Ma la gestione delle opere olimpiche é stata fallimentare. Ancora oggi, i benedetti soldi del Tesoretto olimpico, che dovevano far rinascere gli impianti, sono fermi al loro posto e dai palazzi stentano a volerli utilizzare. Ancora oggi, la pista di Biathlon viene usata solo in primavera per pascolarci le mucche. Ancora oggi, la pista di bob é chiusa (senza più ammoniaca) a parte qualche tentativo eroico di aprirla per cinque giorni grazie allo spintino. Ancora oggi il trampolino é chiuso, a parte anche in questo caso l’insistenza di un comitato locale che eroicamente é riuscito a riattivarlo, ma ovviamente in maniera ridotta. Ancora oggi, nella parete sventrata di Jouvenceaux a Sauze d’Oulx, dove la pista di freestyle é costata da sola la bellezza di 9 milioni di euro, non c’é più nulla. Quella pista é stata usata solo 5 giorni, nel febbraio 2006. Cinque giorni di gare valgono 9 milioni di euro di soldi pubblici?

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