di THOMAS ZANOTTI e IVO BLANDINO
SUSA – Dopo il tappone alpino vinto da Chris Froome a Bardonecchia, sabato mattina il Giro d’Italia è partito dal paese di Susa per la penultima tappa della corsa rosa la Susa-Cervinia di 214 chilometri. Abbiamo intervistato per ValsusaOggi alcune persone e commercianti che affollavano le vie del paese.
Francesco del negozio Da Castagna: “In questi giorni ci sono state migliaia di persone, ma stamattina quando abbiamo aperto è venuta subito tanta gente nel negozio. Sono davvero soddisfatto e tutti noi che lavoriamo siamo rimasti contenti”.
I proprietari del bar Segusio: “Moltissimi turisti italiani e stranieri sono venuti all’interno del nostro bar, Susa ha organizzato gli eventi in maniera impeccabile, ad ogni bar e ristorante ci stava un punto musicale nel corso della Notte Rosa. Mi auguro che questi eventi si ripetano in futuro, perché attirano sempre molto pubblico”.
Paola di Foresto: “Finalmente il Giro d’Italia ha portato un po’ di turismo in valle. Questa mattina mi sono emozionata nel vedere i ciclisti!”.
Alessandro e Nicoló: “Abbiamo assistito alla Notte Rosa e anche alla partenza della tappa. Per noi è stata la prima volta, ma non ci aspettavamo di vedere un pubblico così caloroso già dalle 7 del mattino”.
Roberta della libreria Panassi: “Qualche libro sul ciclismo l’abbiamo venduto e mi ha stupito che un turista francese ne abbia acquistati 6, a testimonianza della grande passione per questo sport. La Notte Rosa ha animato la città. Sicuramente è stato un bellissimo, un importante biglietto da visita per tutto il paese”.
I segusini Antonello e Federico: “Abbiamo visto le due tappe sia ieri e che oggi. Ora aspettiamo il prossimo appuntamento ciclistico in Piemonte, perché non manchiamo mai”.
Stamattina il gruppo dei ciclisti è partito alle 10,10 in punto. Susa ha accolto con grande soddisfazione la tappa del Giro, la città era tutta colorata di rosa. La Valsusa ha veramente dimostrato il suo calore sia ai ciclisti che a tutta l’organizzazione. Anche a Susa, come a Bussoleno, era presente un gruppo di manifestanti con bandiere No Tav e della Palestina: hanno protestato per la partenza del Giro da Israele.
Sono molto contento che questo evento abbia grandemente giovato alle attività economiche, all’immagine della valle e al morale di tutte le persone che vi hanno fatto festa.
Oltre al grande spettacolo sportivo e all’impresa storica di Froome che sicuramente questa estate e negli anni a venire attirerà tantissimi altri turisti e sportivi, quindi altri ritorni economici.
Alla faccia di tutti i detrattori e di tutti i contestatori che per ignoranza e motivi molto lontani dalla realtà oggettiva avrebbero voluto che non si svolgesse, con conseguente enorme danno a tutta la comunità.
Grande Cicciuga!
I motivi lontani dalla realtà sono spesso i miei motivi.
Il genocidio, di qualunque popolazione, è un mio motivo.
…non sono di certo i ciclisti a commettere i genocidi, sono gli eserciti…
Il solito idiota
Lontani dalla realtà? 1 mese fa un articolo di valsusaoggi parlava di “bussoleno morta”. Se dobbiamo aspettare, pregare, pagare che un evento nazionale venga in valle per far girare l’economia vuol dire che c’è un problema di fondo. Ammetterlo sarebbe già tanto. Ma a quanto pare la soluzione è solo aprire centri commerciali sempre più grandi.
Caro blabla, ci sono anche modi per non rendersi complici, altri per farlo.
…Tutto vero, ma un evento sportivo dovrebbe restare tale e non essere immischiato in questioni politiche… Penso che il giro sia partito di là più per celebrare Gino Bartali che per altre questioni… Come alle olimpiadi partecipano atleti di tutte le nazioni del mondo, così dovrebbe essere il giro d’Italia, una manifestazione sportiva che unisca i popoli di qualsiasi provenienza, non altro… Purtroppo se quei due popoli non riescono a sedersi a un tavolo e spartirsi equamente il territorio in modo che tutti possano vivere in pace, non sarà certo il passaggio del giro o meno a cambiare la situazione… Sarebbe come dire che rifiutando gli atleti della Siria alle olimpiadi, cesserebbe la guerra… sarebbe bello, ma purtroppo non è così, perché l’uomo è l’unico essere sulla terra che non impara nulla dalle sofferenze e dagli errori passati, e quindi continua a perpetrare le guerre, spesso per interessi economici anche di chi le armi le fabbrica e le vende… se non c’è la volontà di non uccidere più il proprio simile, a poco serve fermare il giro d’Italia, che è e dovrebbe essere solo un evento sportivo che porta un po’ di allegria, e in Valle di Susa anche un po’ di lavoro.
Gent.mo blabla,
forse stiamo dicendo cose simili.
Se una gara sportiva che più italiana non potrebbe essere viene decisa, proprio quest’anno, con una partenza e tre tappe alquanto inverosimili ed inusuali viene da chiedersi se esiste un perché.
Forse potrebbero esserci dei risvolti politici, e a pensarci un attimo ne piovono a grappoli:
Settantesimo anniversario della Fondazione dello Stato d’Israele.
Settantesimo anno dalla prima di molte guerre in Medio Oriente.
Annunciato e realizzato spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, premessa dell’annunciato trasferimento della capitale da Tel Aviv.
Rabbioso rimprovero alla stampa italiana di aver scritto che la partenza sarebbe avvenuta da Gerusalemme Ovest, pretendendo di citare esclusivamente Gerusalemme e basta, intendendola solo israeliana e futura unitaria capitale.
Occupazione definitiva con l’intervento di ingenti reparti militari della parte Est e avvio di insediamenti di civili in case palestinesi o in case nuove costruite radendo al suolo quelle preesistenti.
Consolidamento di nuovi insediamenti residenziali per decine di migliaia di coloni in territori palestinesi.
Edificazione di muri e reticolati per chilometri a protezione delle aree di espansione.
Azioni a fuoco sulle linee di demarcazione con morti e feriti nell’ordine delle migliaia di persone, ragazzi, donne e bambini compresi.
Chiusura unilaterale di qualsiasi prospettiva di pace anche se incoraggiata dai più autorevoli organismi internazionali.
Distruzione mediante bombardamenti di buona parte delle già provate strutture sanitarie per limitare le possibilità di cura dei feriti con esiti altamente invalidanti per buona parte di essi.
Esigenza di non compromettere il credito internazionale coltivando rapporti privilegiati con le nazioni disponibili a chiudere gli occhi e restare amiche.
Abbondanza di denaro da investire con testate giornalistiche e gruppi editoriali disposti a sostenere il consenso internazionale.
Fabbisogno di ritorni economici per un gruppo editoriale, RCS Rizzoli Corriere della Sera, che al momento dell’ingresso di Urbano Cairo era pressoché alla canna del gas.
A questo punto vorrei dire che corridori e tifosi, se non hanno volutamente chiuso gli occhi anche loro, sono stati perlomeno presi per il naso.
Di Gino Bartali, deceduto nel maggio del 2000 e diventato a sua incolpevole insaputa Giusto delle nazioni nel novembre 2013, e dello spiacevole sospetto che sia stato strumento postumo di una manipolazione, potremmo parlare o scrivere in una prossima occasione.
A mio avviso il 101° Giro d’Italia è stato molto di tutto questo, i precedenti cento li ho sempre apprezzati anch’io, conto di poter ancor di più apprezzare il 102° e quelli che seguiranno.