di BEATRICE D’ALESSANDRO
AVIGLIANA – Il Treno della Memoria è stato per me un grande insegnamento. In quei luoghi ho capito che le cose importanti della vita sono quelle che noi diamo per scontate e non lo sono per nulla, oggi godiamo di libertà, che molte volte non apprezziamo neppure, senza pensare a chi queste libertà sono state negate. Ho visto con quali atrocità l’uomo riesce ad accanirsi contro un altro essere umano senza provare un minimo di rimorso. É stato un viaggio importante che porterò sempre dentro di me: ogni posto, fotografia, testimonianza o storia hanno contribuito alla mia crescita personale e mi hanno permesso di vedere la realtà diversamente.
Visitare i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau è stato sicuramente impressionante. Ma il luogo che mi ha colpito particolarmente è il villaggio di Lidice: nel periodo della seconda guerra mondiale, in risposta a un attentato messo in atto dalle forze partigiane ceche durante il quale aveva perso la vita Reinhard Heydrich, uno tra i più potenti gerarchi della Germania nazista, quel paesino venne completamente raso al suolo e i suoi abitanti sterminati o deportati. Fra di loro c’erano 99 bambini e soltanto 17 riuscirono a sopravvivere, perché furono “germanizzati”. Di quel luogo non rimase più nulla e attualmente è una grande vastità completamente deserta. Quel giorno anche il meteo sembrava volesse dirci qualcosa: cambiava ogni momento, si passava dal nevicare fortissimo al sole con la pioggia. Il silenzio di quel luogo è assordante e vi sorgono solo alcune sculture, tra cui quella raffigurante i bambini che persero la vita: davanti ad essa, ricordo di essermi sentita davvero tristissima e notai che la pioggia con le sue gocce aveva segnato i volti di quei bambini, creando l’effetto delle lacrime. Fu allora che mi resi conto di quanto sono stata fortunata ad aver potuto trascorrere felicemente la mia infanzia: a quelle persone, oltre a molto altro, è stato tolto anche questo.
Brava Beatrice molto toccante l’articolo e molto espressive le foto