CHIUSA SAN MICHELE – È quasi la mezzanotte tra lunedì e martedì, qui sulla statale di fronte allo stabilimento della Savio. Negli occhi hanno rabbia e timore per il futuro. Forse questa sarà una delle ultime notti passate fuori dai cancelli per gli operai: 82 di loro saranno licenziati.
Un gazebo, un tavolo con bevande, pane e biscotti, delle brandine per riposare qualche ora, prima che venga l’alba. “Siamo qui da giovedì notte, senza mai fermarci” spiega uno degli operai.
Sciopero ad oltranza con presidio anche di notte. Ci sono uomini e donne, accompagnate da mariti, parenti e amici “solidali” nella lotta. Perdere il lavoro, così da un momento all’altro, ha effetti devastanti per l’equilibrio familiare: bimbi da mantenere, mutui e affitti da pagare, la dignità di poter sopravvivere senza arrancare, con un minimo di certezze.
E lo sciopero continua: martedì mattina sono previste nuove agitazioni. L’obiettivo dei lavoratori sarà quello di bloccare l’ingresso del primo turno – intorno alle 5 del mattino – e degli impiegati, tra le 7.30 e le 8.
La protesta andrà avanti ancora, in attesa di mercoledì: “Il giorno decisivo” come spiegano i lavoratori, mentre si scaldano al fuoco acceso dal bidone. La riunione si terrà al ministero del Lavoro a Roma, dove verrà chiesto conto alla dirigenza Savio di questa scelta ingiusta e assurda: “Abbiamo proposto di ottenere almeno gli ammortizzatori sociali, e ce li hanno negati. Abbiamo proposto il taglio degli stipendi e ci hanno detto no…tutto questo non è giusto” aggiunge un’operaia “la Savio è una società che ha degli utili, non in crisi…eppure vuole licenziare”.
Mercoledì ci sarà la decisione definitiva, intanto i lavoratori si preparano al peggio: “La Fiom-Cgil ha detto che farà ricorso contro i licenziamenti ed è una grande cosa – dice uno degli operai – ma anche se vincessimo, chi avrebbe voglia di tornare nel posto da dove ci hanno cacciato via?”.
Tra dubbi e angoscia, gli operai della Savio passeranno un’altra notte sotto il gazebo di fronte alla statale: per difendere il diritto al lavoro, che al di là del denaro rappresenta il primo presupposto della dignità.
Sono persone della Valle, con bimbi da far crescere, spese da sostenere e famiglie da mandare avanti. Ma i “padroni” della Savio, e non solo (sì, perché i padroni esistono ancora oggi, anche dopo secoli, e in alcuni casi sono peggio di prima) che coscienza hanno?
Con che spirito e con quale faccia stanno scegliendo di negare ai lavoratori almeno il diritto agli ammortizzatori sociali? Con quale coraggio tracceranno una riga su un elenco di 82 persone, senza dargli un minimo di garanzie?
Con quale spirito andranno sereni a dormire in queste notti? E magari nelle prossime settimane qualcuno di questi manager illuminati sarà già in vacanza a prendere il sole su uno yacht, mentre qui gli operai vegliano la notte e non dormono, anche perché l’angoscia di perdere il lavoro è una tortura.
Qui si soffre e si lotta, con la consapevolezza di essere stati beffati e privati del diritto essenziale su cui si fonda la nostra Repubblica.
Qualcuno mi sa dire ; che cos’è un sindacato giallo?