di FRANCESCO RICHETTO (Consigliere comunale di opposizione)
BUSSOLENO – Sono passate due settimane dalla colata di fango e detriti e ad oggi possiamo dire che la pulizia sommaria è praticamente conclusa. Lunedì 25 giugno in sala consiliare alle 18, la Regione presenterà il progetto di miglioramento della sicurezza del rio. Tutti gli abitanti sono invitati a partecipare.
Il dramma continua, case in pericolo, quasi 100 abitanti evacuati, molti anziani, case distrutte o danneggiate. Il morale che vacilla e che grazie alle centinaia di volontari di protezione civile e non resta alto, tante energie e tanto cuore, insieme, riscoprendo i valori di una comunità vera. Persone che si incontrano nelle difficoltà e si aiutano. Persone che da lontano vengono per spalare e aiutare, appena arriva la notizia di una grave frana in Valsusa, a Bussoleno.
Il grosso del lavoro potremmo dire che è fatto e invece no, perché non viviamo di emergenze e non è il nostro mestiere. Il grosso deve ancora arrivare. Interventi di miglioramento della sicurezza, fondi di emergenza, decisioni da prendere giorno per giorno, risposte da cercare nel mare della burocrazia pubblica italiana per chi ha perso la casa temporaneamente e per un paese intero, Bussoleno, che si riscopre fragile dopo un autunno di incendi e una primavera di piogge. Senza citare dettagli tecnici ancora da confermare, possiamo però dire che la stessa quantità di detriti precipitata in via San Lorenzo in mezz’ora, nello stesso tempo si è abbattuta e fermata sulle briglie del rio Molettta a poche centinaia di metri. Anche qui ci volle un’alluvione per costruire le briglie ed evitare altri disastri.
Interventi che arrivano sempre dopo, soldi pubblici spesi dove servono solo dopo che la natura con la sua forza ce lo impone. Possiamo dirlo, l’Italia è un paese che vive di emergenze, non programma, non investe, ricuce come può gli strappi con la terra e le persone, oggi nel mare, oggi in montagna.
Sulla frana di Bussoleno è arrivato tanto, molto più che in altri territori dove ancora si attende dopo decenni la ricostruzione delle case. È un regalo? Siamo più belli? Assolutamente no. Grazie alla forza di questa comunità, sempre attenta, critica e politicamente viva si sta muovendo quello che è giusto. Il minimo che un paese dovrebbe dare a chi ha perso la casa e scopre di vivere in un territorio da mettere in sicurezza.
Molto dovrà ancora arrivare, indennizzi, risarcimenti dei danni ecc. Molte cose non hanno prezzo, la paura, il trauma degli anziani sfollati di urgenza dalle case, molte cose non si possono ricomprare, vanno fatte prima, non tutto ciò che si rompe si può aggiustare, fiducia, serenità. Con calma il lato “umano” andrà ricostruito.
Tutto questo l’ho vissuto da bussolenese, paese che amo e che ho scelto di amare insieme ad amici e persone che in qui vivono. L’ho vissuto anche da consigliere comunale di opposizione, non una carica di potere, ma una grave responsabilità, “regalo” raccolto alle scorse elezioni. Compito difficile, controllo verifica e denuncia politica in caso di errori o inadempienze dell’operato dell’amministrazione comunale. Ma in un tempo in cui le decisioni vengono prese ora per ora e giorno per giorno, come è possibile svolgere tutto questo? Con il fango nelle case e le lacrime di chi le deve lasciare si può stare alla finestra, sull’aventino dell’opposizione e denunciare eventuali errori o inadempienze?
Vogliamo essere un paese che si lamenta o vogliamo rimboccarci le maniche per una volta insieme di fronte a dei problemi da risolvere oggi e non tra un anno? Le responsabilità e le colpe nella vita non si cancellano, domani servirà cercarle per evitare che eventuali errori si ripetano. Ecco dunque che mi trovo a scrivere per raccontare una storia che forse già conoscete, l’avete vista in questi giorni. Un paese, Bussoleno, una nave che è entrata con questa emergenza in acque agitate, in un mare in tempesta. Molti “abbandonerebbero la nave”, molti forse non ci sono mai saliti, tanti, moltissimi i bussolenesi in testa stanno lottando, ognuno con le proprie capacità e con il proprio tempo. Molti stanno salendo a “bordo” riscoprendo quei valori di impegno e partecipazione tanto belli da scrivere nei programmi elettorali e mai attuati.
Le assemblee come momenti centrali in cui discutere e decidere. Lavoro costruito negli uffici e sul campo da mettere a verifica. Ritornando ai difficili compiti amministrativi, mi sono battuto affinché tutto l’intervento sia veloce oggi per rimuovere, domani per ricostruire. Ho affrontato a testa alta tutti i politicanti di professione che sono passati a fare promesse, le traducano per una volta in realtà. Perchè tutto ciò che ci arriverà dagli enti sovracomunali è un diritto e non un’elemosina.
Affinché le giuste parole della Coldiretti in merito ai detriti posati sui campi siano rimossi e portati nelle vicine cave. Affinché un’emergenza non sia speculazione predatoria fatta da ditte coloniali che corrono in giro a lucrare sulle disgrazie. Una difficile battaglia burocratica per dare agli uffici la possibilità a nome di tutta la cittadinanza di incaricare le maestranze locali dei lavori. Un controllo necessario per tenere lontane speculazioni e sprechi. Ho ancora negli occhi il dramma dei campi e delle tendopoli all’Aquila, corruzione, case ricostruite in malo modo, esigenze delle persone calpestate dalle speculazioni politiche.
Oggi a Bussoleno abbiamo la possibilità insieme di scrivere una bella pagina. Di sperimentare qualcosa di nuovo legato al territorio, in cui almeno i soldi pubblici (che era meglio spendere prima delle emergenze) siano spesi bene. Su questo non possiamo delegare, dobbiamo impegnarci tutti, non sappiamo ancora il risultato ma questa nave, questo paese, Bussoleno deve riapprodare in un porto sicuro e non ci arriverà da sola.
Chiudo prendendomi l’impegno di scrivere ancora, per aggiornare e dare la possibilità a tutti quelli che da lontano sono corsi e con occhi preoccupati seguono l’evolversi di questa emergenza.