FRANA IN VALLE ARGENTERA: “RISARCITE GLI ALLEVATORI E GLI AGRITURISMI, RIAPRITE LA STRADA”

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VALLE ARGENTERA – Il sindacato Cia Agricoltori italiani delle Alpi e Cia Piemonte hanno chiesto alla Regione Piemonte, oltre al ripristino urgente della viabilità, un intervento economico che compensi i danni subiti dalle attività agricole rimaste isolate dopo la frana che il 24 agosto scorso ha distrutto il ponte del Vallonetto, in valle Argentera. In una lettera indirizzata agli assessori regionali all’Agricoltura Marco Protopapa e ai Trasporti Marco Gabusi, i presidenti provinciale e regionale di Cia Agricoltori italiani, rispettivamente Stefano Rossotto e Gabriele Carenini, evidenziano che “il perdurare del divieto di accesso alla valle si ripercuote anche sulle attività agricole, in particolare per quanto riguarda le attività di vendita dei formaggi, sia ai turisti in transito, sia per il trasporto a valle delle forme prodotte, che rischiano di rimanere invendute”. «In più – osservano Rossotto e Carenini – si avvicina il periodo di demonticazione delle mandrie, che avviene normalmente tra fine settembre e il 15 ottobre, data ultima di pascolo prevista dal regolamento forestale regionale. In questo caso, un eventuale demonticazione dopo tale data può essere oggetto di sanzioni da parte delle autorità competenti ed esporrebbe gli animali a rischi legati al normale peggioramento delle condizioni climatiche, caratteristico della stagione autunnale». Nello specifico, in Valle Argentera sono presenti sei margari con il loro bestiame e due agriturismi: «L’accesso viario va ripristinato al più presto – si rivolgono i due presidenti Cia alla Regione – per non compromettere ulteriormente le loro attività economiche, così come un risarcimento è necessario anche per il ripristino dei pascoli danneggiati dagli eventi alluvionali».

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7 COMMENTI

  1. L’argomento, nelle settimane scorse, era già stato trattato con ragionevole educazione sotto tutti i suoi aspetti.
    Questa arrogante e prepotente iniziativa, oltre a nulla aggiungere, allontana i soggetti interessati dall’evento meteorologico dalla forte e immediata solidarietà che avevano, unitamente ai solleciti ed efficaci soccorsi, ricevuto.

  2. Probabilmente il fatto di essere nato in un’altra regione, e che il modo in cui ho vissuto l’allevamento in montagna e la sua agricoltura è decisamente diverso.
    Ma sinceramente non riesco a capire perché la regione dovrebbero farsi carico di danni da isolamento, che francamente siamo seri per una volta, non esistono. Primo le forme di formaggio possono essere portate a valle, certo in modo un poco più articolato di quando la viabilità ordinaria è libera da frane. Ma si può fare, basta avere voglia.
    La demonticazione?!?!?..
    Ma stiamo scherzando?
    Parliamo di portare a valle delle vacche oppure delle principesse con scarpette di cristallo?
    Perdonatemi la decisa franchezza, però i firmatari di questa lettera di protesta sembrano dilettanti in cerca di notorietà piuttosto che agricoltori/allevatori di montagna. Capisco e condivido che ci sia del disagio ma che le recriminazioni degli allevatori siano almeno sensate, e non puntino ad un rimborso che saprebbe (almeno per me) di non meritato.

  3. È stato chiarito più volte che la strada è agibile e aperta per in ”locali”, quindi loro possono transitare senza problemi per fare tutto ciò che è necessario per svolgere la propria attività. La strada resta chiusa per tutti gli altri perché richiede interventi straordinari per garantire la sicurezza di tutti. Capisco il potenziale danno di una chiusura anticipata della stagione di vendita diretta in loco, ma non si può ogni volta chiedere allo stato di farsi carico dei rischi d’impresa. Sarebbe ora che alle attività venga richiesto di pagare delle assicurazioni “in tempo di pace” per poter accedere a risarcimenti/ristori “in tempo di guerra”. Chi paga ottiene, chi non paga si arrangia. Troppo comodo incassare quanto le cose vanno bene e poi mendicare aiuti quando fanno male.

  4. La strada di Bessè Basso che porta nella valle prima sale e poi scende e per ritornare di nuovo sale per poi scendere.
    Percorribile ma ignorata, forse perché troppo faticosa?

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