di LUCA CALCAGNO
GIAVENO – Con la recente firma del protocollo d’intesa alla Prefettura, i profughi delle due cooperative, Babel e Seiunozero, presenti sul territorio finalmente potranno prestarsi in lavori socialmente utili per la comunità. La firma era stata anticipata con una delibera dell’ottobre scorso. Con il protocollo la formazione necessaria affinché i volontari vengano preparati e la copertura assicurativa sono a carico delle due cooperative, mentre il Comune dovrà fornire il materiale. Comune che in questi mesi non ha potuto impiegare i profughi, proprio per l’assenza di un protocollo che stabilisse le linee guida nel rapporto tra Prefettura, Amministrazione e le due cooperative.Come spiega il sindaco Carlo Giacone: “Se si potranno utilizzare le competenze delle singole persone ben venga, altrimenti si tratterà di piccoli interventi sul territorio. Le tempistiche sono indicativamente inizio gennaio. Si tenga conto che c’è bisogno di un tutore che spieghi che li supervisioni e li coordini”. Interpellata su questo punto Donatella Giunti, funzionario assistente sociale della Prefettura, indica come le attività in cui impiegare i richiedenti asilo variano dai territori e dalle necessità di questi. Ha raccontato che in alcuni comuni sono stati impiegati come aiuti nelle biblioteche, in polisportive e in associazioni che assistono bambini disabili.
Arriva dunque al termine una richiesta che era stata fatta nell’incontro di settembre in Comune, quello arrivato dopo un’estate caratterizzata dalle polemiche sui profughi di borgata Buffa. Ad agosto era viva la tensione nella popolazione per una comunicazione che era stata avvertita come presa senza la partecipazione cittadina e senza le dovute informazioni. Molti, tra il pubblico e nell’Amministrazione, avevano concordato sulla necessità del lavoro volontario come mezzo di integrazione, fermandosi però di fronte all’assenza di un protocollo che permettesse di far lavorare i profughi.
In questi mesi, viene spiegato dall’ufficio stampa della coop Babel, i 16 migranti dal Pakistan e del Bangladesh a borgata Brancard non hanno potuto compiere interventi, rimanendo la maggior parte del tempo nel luogo d’accoglienza praticando attività sportive, come la pallavolo, e laboratori. Mentre informazioni sulla coop Seiunozero ci vengono fornite da Giunti: il numero di profughi è attualmente 51, un primo gruppo è arrivato ad agosto e un secondo ad ottobre. I Paesi di provenienza sono i più diversi: Ghana, Nigeria, Gambia, Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Somalia, Pakistan e Bangladesh. Anche per questi profughi la priorità è andata all’identificazione, fondamentale affinché si possa poi procedere con il volontariato, e all’insegnamento della lingua italiana.