GIAVENO: FORSE I PROFUGHI ANDRANNO A ROCCETTE, MA UNA LETTERA ALLA PREFETTURA SEGNALA I PROBLEMI ALLE FOGNATURE

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La struttura che accoglie i richiedenti asilo a Brancard Monterossino

di PAOLA TESIO

GIAVENO – Dove saranno trasferiti i 9 richiedenti asilo ospitati fino ad oggi nella borgata Brancard Monterossino? Molto probabilmente a borgata Roccette, ma ci sono già dei problemi. ValsusaOggi ha chiesto chiarimenti alla referente della cooperativa Babel, Laleh Fatemi: “La struttura di accoglienza dovrebbe essere trasferita a Roccette, tuttavia alcuni abitanti della borgata hanno chiesto delle informazioni relative all’abitazione dove saranno ospitati i richiedenti asilo. Ci siamo confrontati con il proprietario dell’immobile e stiamo attendendo la documentazione, in modo che tutte le pratiche siano pronte”. In merito al futuro trasferimento del centro di accoglienza, che sarebbe dovuto già avvenire a gennaio in borgata Roccette, si sono verificati dei rallentamenti dovuti ad alcune criticità, sempre connessi alla mancanza di allaccio alla fognatura nella nuova casa. Problema che sarebbe stato segnalato da alcuni borghigiani, che avrebbero inviato una lettera alla Prefettura di Torino.

“Molto probabilmente i richiedenti asilo saranno spostati a Roccette – aggiunge la referente della cooperativa – ma stiamo considerando anche altri posti alternativi”.

Per quale motivo? “Oltre alla situazione difficile di Brancard, ci sta dispiacendo ancora di più di quanto sta succedendo a Roccette. Non c’è ancora stato alcun trasferimento, ma è già arrivata alla Prefettura una lettera da parte di alcuni abitanti della borgata – afferma la Fatemi – sinceramente sto anche pensando se provvedere al trasferimento a Roccette oppure no. Perché devo spostare i ragazzi in un luogo in cui, ancora prima di arrivare, vi sono dei pregiudizi? In ogni caso proprio per essere totalmente sicuri che sia a norma, stiamo terminando tutte le procedure che servono per poter accedere all’abitazione”.

GLI ABITANTI DI ROCCETTE: “CHI HA MANDATO LA LETTERA ALLA PREFETTURA?”

Sulla lettera inviata alla prefettura, che denuncerebbe il mancato allaccio fognario dell’abitazione che dovrebbe ospitare i richiedenti asilo in borgata Roccette, vari borghigiani si dichiarano all’oscuro: “Sapevamo che avrebbero trasferito qui il centro di prima accoglienza, ma nessuno ci ha detto della lettera inviata alla prefettura, noi personalmente non abbiamo sottoscritto nulla”. Un altro residente dichiara: “Mi sembra strano tutto questo, io non sapevo nulla, sinceramente pare più un atto di strumentalizzazione politica”. Un giovane abitante dichiara: “Neanche io sapevo della lettera, però la situazione nelle borgate non è facile per nessuno, sono aree estremamente emarginate in cui già noi siamo abbandonati da tutti, ci sono molte persone in difficoltà che hanno perso il lavoro a causa della crisi, per il fallimento delle aziende e non riescono a pagarsi le bollette o le spese del mutuo e dell’affitto. La situazione viene sottovaluta e manca una presa in carico da parte dei servizi, le domande di richiesta di assistenza rimangono inascoltate e questo inevitabilmente genera nei dissapori nei confronti di chi, provenendo da fuori, riceve dei benefici che a noi sono negati”.

Qualcuno si interroga sul fatto che Roccette sia ancora più lontana che borgata Monterossino dal centro abitato: “Il servizio di collegamento della navetta verso Giaveno passa solo alcune volte al giorno e ci sono difficoltà per chi deve spostarsi sia per noi sia per chi eventualmente verrà ospitato”.

LA PREFETTURA E I CONTROLLI SULLE STRUTTURE CHE OSPITANO I PROFUGHI

Sulla lettera che, secondo quanto affermato dalla cooperativa Babel, sarebbe stata inviata alla Prefettura per evidenziare la mancata presenza degli allacci fognari in borgata Roccette, la funzionaria Donatella Giunti dichiara: “A me e alla mia dirigenza non è arrivata, magari può essere stata inviata ad un altro ufficio, essendo un problema legato agli allacci”.

Chiediamo alla dottoressa Giunti quale sia l’ente che ha il compito di controllare se le case che ospitano i richiedenti asilo siano in regola con le normative sugli scarichi fognari e l’agibilità: “Le strutture, per quel che ci riguarda, ci risultano tutte agibili. Nel senso che sono alloggi di civile abitazione e che pertanto sono indipendenti dalla destinazione qualunque essa sia. Se prima ci abitava una famiglia e adesso l’alloggio viene utilizzato dai richiedenti asilo, qual è il problema?” .

Domandiamo se nel caso specifico, ovvero l’insediamento di un centro di accoglienza, ci siano delle normative che prevedano un ulteriore controllo anche a garanzia dei ragazzi ospitati: “Le normative ci sono se si tratta di centri grandi, ma se si tratta di un alloggio è diverso. Quello che stiamo cercando di proporre da circa quattro anni è l’accoglienza diffusa, per cui avere il più possibile alloggi o immobili che ospitino non più di dieci persone. Se un alloggio viene affittato nel libero mercato ed è considerato abitabile, deve rispondere alla normative di un alloggio normale, indipendentemente da chi ci va dentro. Se in un alloggio non ci sono le fogne il problema è del Comune, non di chi l’affitta…e non solo di quell’alloggio, ma anche tutti quelli intorno”.

Chiediamo se vi siano particolari attenzioni per un alloggio adibito ad ospitare i richiedenti asilo, in particolar modo nel caso in cui vi siano carenze di adeguamento alla normativa europea e nazionale e se vengono fatte verifiche su tutte le altre certificazioni (come quella relativa all’impianto elettrico): “Sull’impianto elettrico noi chiediamo la certificazione in modo che gli alloggi siano a norma e certificati – risponde la Giunti – sull’allaccio fognario non glielo so dire”.

I PROBLEMI A BRANCARD MONTEROSSINO E LE DOMANDE DELL’OPPOSIZIONE

Nella conferenza stampa del gruppo di minoranza “Per Giaveno” tenutasi il 12 febbraio presso la sala giunta dell’Unione Montana dei Comuni, un capitolo a parte ha riguardato il tema dell’immigrazione, in particolare la situazione di borgata Brancard Monterossino e le sollecitazioni fatte, nel corso del tempo, dalla famiglia Burca che ha ritenuto, per motivi d’incompatibilità inerenti alla coabitazione, di abbandonare la propria casa dove è stato insediato il centro di accoglienza. Una circostanza che sta diventando sempre più critica e in cui le persone coinvolte, da entrambe le parti, continuano ad avere attriti sfociati nel corso del tempo in reciproci esposti ai carabinieri, sia da parte della famiglia, sia da parte dei ragazzi pakistani ospitati.

Per Stefano Tizzani la questione è stata sottovalutata: “Si tratta di un tema che abbiamo già sottolineato in passato proprio in un consiglio comunale. Riteniamo che non ci sia stata una gestione ottimale delle difficoltà e la situazione sia sfuggita di mano. Il Comune di Giaveno ha sempre subito passivamente le scelte sugli arrivi senza coordinare le attività e le cooperative. Diversa è stata la gestione in altre realtà come in Val di Susa. Al contrario il Comune di Giaveno non ha mai aderito allo Sprar”.

Lo Sprar a cui si riferisce il consigliere Tizzani è il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, che sostanzialmente si configura come una rete di centri di “seconda accoglienza” destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale. Un servizio che quindi non si configura come un progetto finalizzato ad un’assistenza immediata (sul modello dei Cda o dei Cara), ma destinato alle persone che giungono nei territori e volto in modo specifico alla loro integrazione sociale ed economica e dedicato ai titolari di protezione internazionale, sussidiaria od umanitaria.

PER RUFFINO E TIZZANI “CI SONO PROBLEMI IGIENICO – SANITARI”

Anche l’intervento di Daniela Ruffino si è focalizzato sulle mancate risposte da parte dell’amministrazione comunale: “Perché non dire dove verrà spostata questa eventuale e futura comunità? È una domanda che noi abbiamo fatto e continuiamo a fare. La famiglia di borgata Brancard che si è trasferita ha passato l’inverno lontano dalla propria casa e molto probabilmente ci passerà anche la primavera. Abbiamo segnalato dei problemi igienico-sanitari che riguardavano proprio le case di Brancard adibite al centro, ma non abbiamo ricevuto risposte”.

Stefano Tizzani ha aggiunto: “Abbiamo fatto alcune domande, su sollecitazione della popolazione, segnalando problematiche effettive della struttura. Sappiamo che il comune in seguito ha mandato il personale degli uffici preposti ad effettuare dei sopralluoghi e abbiamo persino chiesto la verifica dell’agibilità dei luoghi. Volevamo inoltre essere informati sugli sviluppi della vicenda, e sulla procedura attuata ma anche in questo caso non c’è stata nessuna risposta alla mail inoltrata. Il nostro interessamento ha comunque messo in moto la macchina comunale spingendola a fare i controlli, tuttavia ad oggi l’amministrazione, che avrebbe comunque dovuto effettuare l’iter di propria iniziativa e non su nostra segnalazione e dei cittadini, non ha chiarificato alcunché ed è una mancanza assoluta di trasparenza. Inoltre il Comune di Giaveno percepisce dei fondi in qualità di contributo per la politica di integrazione per cui ha la responsabilità di fornire delle risposte!”

“Mi chiedo perché una famiglia debba abbondare la propria abitazione, perché viene fatta una segnalazione che non riceve risposte? – ha concluso la Ruffino – Significa che quando un cittadino giavenese ha un problema rimane inascoltato, in questo come in altri casi che potrebbero verificarsi in futuro. Io credo che tutti gli attori coinvolti debbano stare bene. Deve stare bene la famiglia che oggi non vive più lì e continua a sostenere delle spese per pagarsi un affitto a causa del trasferimento e deve poter stare bene la comunità che la cooperativa ospita. L’altro punto su cui vorrei fare chiarezza riguarda lo spostamento del centro di accoglienza; dove verrà trasferito? Perché la nuova località non è stata comunicata? Noi pensiamo che la popolazione abbia diritto di sapere dove verranno ospitati i ragazzi richiedenti asilo. Oramai è passato un anno e mezzo dalle prime segnalazioni”.

LA REPLICA DELLA COOPERATIVA BABEL SUI PROBLEMI DI BRANCARD MONTEROSSINO

“Abbiamo già effettuato il trasferimento di alcuni ospiti presso delle strutture a Torino e in altre valli – spiega Laleh Fatemi – attualmente a Brancard Monterossino ci sono 9 persone, il numero si è ridotto e sono rimasti i ragazzi che hanno già avviato un percorso d’integrazione sul territorio”.

E sulle difficoltà di “convivenza” con la famiglia che ha lasciato la propria abitazione? “Siamo a conoscenza della situazione e ci dispiace molto quanto sta accadendo. Noi ci stiamo impegnando per trovare delle nuove località proprio per consentire alla famiglia di tornare a casa, ma non è facile reperire posti su questo territorio. Abbiamo numerose accoglienze in altre realtà ed è la prima volta che andiamo incontro a delle difficoltà. Eppure lavoriamo molto su strutture di tipo diffuso come gli appartamenti. Nel caso specifico abbiamo fatto molti incontri con la famiglia tuttavia non è stato possibile trovare una mediazione quindi, per il bene di tutti, abbiamo deciso di andare via”.

Per quanto riguarda le difficoltà che continuano a persistere tra la famiglia e gli ospiti di borgata Brancard, anche in merito ai recenti interventi dei carabinieri e all’esposto fatto da parte dei ragazzi pakistani del 20 febbraio scorso, legato a degli attriti intercorsi nuovamente tra le parti che rischiano di mettere a repentaglio l’incolumità delle persone, dalla Prefettura la Giunti risponde: “Io non ho più ricevuto alcuna lamentale e nessuna comunicazione da nessuno. Né da parte del Comune, né da parte della famiglia che si è spostata, come era successo in passato, e neanche dai carabinieri. Adesso i ragazzi ospitati sono persino di meno rispetto al passato perché alcuni sono stati spostati da Brancard”.

E sul problema igienico-sanitario, sempre legato agli scarichi fognari di borgata Brancard Monterossino? La cooperativa replica: “In quel caso semplicemente le fognature si sono riempite e quindi andavano spurgate, cosa che abbiamo provveduto a fare immediatamente non appena si è verificato il problema segnalatoci anche dai ragazzi. Non si era verificato in precedenza e non appena l’abbiamo saputo abbiamo tempestivamente provveduto a risolverlo”.

L’opposizione ha anche criticato le mancate risposte da parte dell’amministrazione comunale sulla nuova struttura di accoglienza: “Perché pensano che sia celata? Secondo me poi c’è un problema concettuale. L’amministrazione comunale non entra nel merito di queste decisioni, noi facciamo capo alla Prefettura”.

IL PROBLEMA DELLE FOGNATURE NELLE BORGATE DI GIAVENO

Il problema fognature a Giaveno non riguarda soltanto le borgate interessate del centro di accoglienza, ma è una criticità sentita persino dalla popolazione, che negli anni aveva già evidenziato l’eccessivo costo degli allacci e lo sversamento improprio in varie aree del territorio. Nel 2014 in Comune era incorso ufficialmente nell’infrazione, come evidenziato da parte dell’Unione Europea. Per l’esattezza mediante procedura di procedura di infrazione 2014/2059 inerente alla mancata attuazione della direttiva 1991/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane in violazione degli articoli 3 e 4.

ATTENDIAMO UNA REPLICA DAL SINDACO GIACONE

ValsusaOggi ha contattato telefonicamente il sindaco di Giaveno Carlo Giacone, a cui è stata richiesta una replica dell’amministrazione su questi argomenti, ma da ieri (martedì) non è pervenuta alcuna risposta in merito. Una situazione difficile, per certi versi estremamente delicata e fragile, da qualunque punto di osservazione la si guardi. Di sicuro lo stato di emarginazione sociale delle borgate si assomma alle difficoltà del territorio e al processo di integrazione, che in un paese già piegato dalla crisi, amplifica difficoltà e divergenze, non ultimo lo sfruttamento degli immigrati nell’ambito lavorativo e il cosiddetto onnipresente fenomeno del “capolarato”.

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