GIAVENO – A inizio novembre, quattro membri del Movimento 5 Stelle di Giaveno, Mauro Lilliu, Mauro Moretta, Franco Moschietto e Roberto Varrone si autosospendono con una lettera aperta. Abbiamo voluto sentire uno dei protagonisti, Varrone, che dà la propria opinione personale sulla vicenda.
Qual è lo stato del M5S giavenese, domandiamo a Varrone che risponde indicando una spaccatura: “C’è una maggioranza cui afferiamo noi autosospesi e che è favorevole all’operato del consigliere Giovale Alet. C’è poi una minoranza integralista, composta da non più di 3 o 4 attivisti, escludiamo quelli di Coazze, che ha denunciato ai vertici regionali un presunto inciucio con la Giunta”.
Accuse che non sono nuove nella politica giavenese e che si rincorrono dai social network ai giornali.
Varrone sostiene che i consiglieri regionali in questione 5 stelle, prima di essere eletti “erano amici con la minoranza, parlo soprattutto di Federico Valetti e di Francesca Frediani”. Le lamentele di Varrone vanno soprattutto a Valetti, indicato come il “Torquemada del processo in stile Santa Inquisizione tenutosi lo scorso 15 ottobre nell’incontro a Orbassano”. Cos’è successo? “Una serata in cui Alet, insieme alla ventina di suoi sostenitori 5 stelle di Giaveno scesi con lui, è stato attaccato a partire dalle accuse infondate mosse dalla minoranza”.
L’accusa principale, quella del cosidetto ‘inciucio’, si legge sul documento “inquisitorio assai diffuso”, come spiega Varrone: Analisi e condivisione della situazione a Giaveno, redatto da Valetti, e pubblicato sul ‘Forum Movimento 5Stelle Piemonte area Consiglieri eletti’, che raccoglie circa 110 iscritti. Si legge: “La tesi sostenuta dalla parte di attivisti in aperto contrasto con il consigliere Giovale Alet è di aver impostato di fatto un rapporto di ‘coalizione’ non dichiarata con la maggioranza del sindaco Giacone”.
Varrone si difende prontamente: “Non c’è nessun accordo né con Giacone né con il Pd. Il nostro status è attualmente di non belligeranza. Certo, una condizione poco digeribile da quegli integralisti il cui modo di fare politica è soltanto no, no no e opposizione a qualsiasi proposta non venga dai 5 stelle. Siamo interessati al bene dei cittadini e della Città, perciò operiamo un voto di coscienza, non di parte, secondo quelle proposte che riteniamo vicine ai nostri propositi e ideali”.
Una differenza di vedute che viene fuori soltanto ora? “A dire il vero c’era stato già uno scontro metodologico durante il ballottaggio, ma all’epoca non era ancora iscritto al Movimento”. E quale ruolo aveva? “Ero stato chiamato dalla cofondatrice del M5S a Giaveno, ora capitana dell’attuale minoranza 5 Stelle, Maria Eleonora Forno, come consulente, prima delle elezioni”.
Varrone indica il documento redatto da Valetti, dove si legge in un paragrafo dedicato al giavenese: “in campagna elettorale si avvicina al M5S definendosi ‘indipendente’, ma partecipa a riunioni e banchetti, scelte e ‘votazioni’, redige una parte del programma elettorale crea il gruppo dei ‘sostenitori M5S’ con manifesti e volantini’”.
Questo scontro, che ha tirato in ballo anche personaggi a livello regionale, rischia di avere delle conseguenze, penso alla revoca del simbolo ad Alet. “Se portassero via il simbolo, dandolo alla minoranza – risponde Varrone – il Movimento sparirebbe nel giro di poche settimane”.
Però la minoranza sembra agguerrita. “Certo, per questa battaglia sono arrivati persino ad allearsi con la l’opposizione di centrodestra, Ruffino, Tizzani, Mellano e con il consigliere in rotta con la maggioranza, Cappuccio, dietro cui c’è Cuzzilla”.
Circa quest’ultimo, Varrone spiega che “quando c’è stato il rischio che venisse tagliato fuori dalla vita politica cittadina insieme ai suoi, Cuzzilla mi ha offerto una poltrona da assessore che ho rifiutato, perché lui pensava che la mia persona non sarebbe potuta essere rifiutata dall’Amministrazione. Collaborando già con il Movimento era impossibile dal punto di vista etico accettare una simile proposta”.
Varrone scorre l’analisi di Valetti indicando i punti in cui sono presenti “le falsità e le manipolazioni che gli sono giunte dalla valle tramite M.E. Forno”. Tra i punti il più “grave è quello in cui si afferma falsamente che l’attuale assessore abbia affidato un appalto a Franco Moschietto in modo scorretto. Su questo punto sono partite azioni legali”, commenta Varrone.
Altro punto del documento la critica all’elezione di Alet a rappresentante in Unione dei Comuni, in cui si legge: “l’opposizione denuncia accordi sottobanco. Un consigliere di maggioranza in rottura con la stessa maggioranza denuncerà più tardi in consiglio l’inciucio e accordi Giacone+PD+M5S per la poltrona”.
Un’accusa di cui Varrone dà interpretazione: “Secondo me Giovale Alet è stato eletto per una sorta di vendetta dell’attuale Amministrazione contro verso la vecchia maggioranza: si voleva scegliere qualcuno che non fosse dei loro, perché non c’era altra scelta”. A rappresentare il comune nell’Unione sono chiamati il sindaco, un consigliere di maggioranza e uno di minoranza.
Varrone continua tornando sul paragrafo dedicato a lui. “Qui c’è l’accusa che molti mi lanciano, ovvero l’aver militato in diversi partiti. Certo, viste così sono molte sigle, ma se le si osserva con obiettività si nota come, a partire dal Pci fino a Sel, preciso Sinistra e Libertà non Sinistra Ecologia e Libertà, siano tutti afferenti a un unico indirizzo politico. Stesso discorso per Italia dei Valori e Ingroia. Non ho saltato da destra a sinistra e, aggiungo, anche nella minoranza 5 Stelle c’è chi ha militato in passato tra i Verdi e non solo, come la Forno”.
Un conflitto, quello interno al Movimento, che rischia di danneggiare i 5 Stelle della Valsangone “e provocare qualche problema anche a Torino, proprio ora che è stata scelta Chiara Appendino un’ottima candidata a sindaco”. Un conflitto locale quello giavense, “ma simile ad altri nazionali – spiega Varrone, precisando che – io e gli altri facciamo questa critica per il bene del movimento”.